Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
a B come BOTTIGLIA
“Scrivete tre parole con la doppia T”.
“Bottiglia, bottiglia del latte, bottiglia del vino”
(Gemello-Elementari Migliarino)
BABBO
Lett: BABBO. [Specie in Toscana, altrove papà: padre]
[Voce fanciullesca o affettuosa per chiamare il padre; raddoppiamento della sillaba ba che è uno dei primi suoni che con facilità articoli il fanciullo ed ha analogia in tutte le lingue. E di vero corrisponde al greco pappas, al latino pappus, e al bab dei persiani, al baba dei Turchi, Tartari, Molucchesi, Malesi e dell’India, al bo degli Ottentotti ecc]
Il modo toscano, tipico, di chiamare il padre, il papà.
Un tempo termine esclusivo per riferirsi al padre, oggi qualche famiglia lo considera poco raffinato preferendo un parlare più forbito, apparentemente più corretto, sebbene più lontano dalle tradizioni.
Lo stesso vale per alcuni nomi di strade legate alle vicende del luogo che alcuni considerano sorpassate, volgari, negando o disinteressandosi in tal modo delle tradizioni e della storia che queste possono rappresentare per la comunità.
E’ un rifiuto del passato, della propria storia e delle proprie usanze, costanti sempre più evidenti in questa nostra civiltà un po’ decadente.
“A babbo morto” è un modo di dire per [debiti fatti dai figli dissipati con gli usurai, da pagare dopo la morte del padre].
BACCALA’
Lett: BACCALA’. [Merluzzo (gadus morrhua) conservato sotto sale].
In dialetto con questo appellativo si voleva indicare una persona non troppo sveglia, non troppo pronta di mente.
Era un epiteto usato anche per indicare il rimanere stupiti e inerti, impalati di fronte ad una situazione che avrebbe invece richiesto una maggiore prontezza e rapidità d’azione.
Usato anche in senso soggettivo: “ sono rimasto lì, come un baccala’ (o come uno stoccafisso)”.
Forse con riferimento al pesce secco e duro da cui prende il nome.
Si usa anche per indicare una persona alta e magra, e in questo caso il riferimento migliore è lo stoccafisso: lo stesso merluzzo non salato ma fatto seccare all’aria acquistando una durezza e consistenza notevole.
La salatura e l’essiccazione all’aria servono a conservare il pesce nel tempo per poterlo trasportare anche a grande distanza dal luogo di pesca. Pare che i primi a sperimentare questo metodo di conservazione furono i pescatori Baschi che inseguendo le balene arrivarono fino al Mare del Nord dove si imbatterono in enormi branchi di merluzzi ed usarono per questo pesce lo stesso metodo di conservazione che usavano per la carne di balena.
BACCHIOLA
Lett: BACCHIO. [Bastone lungo e grosso con cui si percuotono (bacchiano) noci, castagni, olivi].
Bacchiola è la forma diminutiva che sta ad indicare gli alberelli più giovani, ancora diritti e senza foglie, che sono utilizzati per farne manici, sostegni, paletti, pertiche.
Da questo deriva il verbo BACCHIOLARE o BARCHIOLARE che significa picchiare, percuotere.
Altro termine usato per indicare lo stesso tipo di bastone è calocchia, meno comune.
[Calocchia deriva dal latino cala, bastone, nella sua forma diminutiva calucola: palo piccolo da sostenere viti. Vetta del correggiato attaccata al manfanile].
Aneddoto.
Un famoso bracconiere migliarinese, Silvano B., che non ha mai fatto molto caso alle bandite, ai divieti, alle riserve e che ha sempre ritenuto la caccia un fatto naturale e quindi, “per natura”, senza regole, fu scoperto da una guardia un 25 dicembre, proprio il giorno di Natale, nella proprietà Dal Borgo, dove aveva attraccato la barca dopo aver traversato il Serchio. La guardia era il famoso Tripoli, personaggio temuto e nello stesso tempo stimato da tutti i cacciatori di frodo, per quello strano senso di rispetto reciproco che nasce talvolta fra le persone per bene, che vale anche per cacciati e cacciatori.
Alla domanda su cosa facesse in bandita proprio il giorno di Natale, con fare innocente rispose:
“ma niente! Son venuto a fa’ du bacchiolette per immanià un gitto!”
BAFFONA
Lett: n.c.
Uno dei tanti nomi dati all’organo genitale femminile.
In disuso e poco conosciuto, l’origine del nome è facilmente intuibile.
Nel gergo dei cacciatori con questo nome si indica anche una preda per eccellenza: la lepre.
Rolando del Masoni era in grado di catturare una lepre a mani nude.
Così almeno egli raccontava spiegando anche la tecnica usata: passando lungo la stradina della Chiusa guardava nei filari fra le porche [porca: dal latino porrigere o porgere, stendere avanti, sporgere: la striscia di terra che sporge fra due solchi] perpendicolari alla strada che permettevano di scorgere l’animale a grande distanza. Stabilito il solco in cui si trovava la lepre Rolando si immetteva in quello accanto e lentamente gli andava incontro. L’animale sentendolo arrivare spesso fuggiva ma alle volte invece semplicemente si acquattava nel solco ritenendosi al sicuro protetto dalla verdura, certo di non essere stato visto. Appena sorpassato l’animale Rolando rapidamente si voltava e gli si gettava addosso, catturandolo.
Quanto ci sia di vero in questo racconto non lo sappiamo ma così lui raccontava a mio nonno Oreste e agli altri amici al bar sul Ponte, da Beppino, seduto sotto la bella e profumata pergola di glicine, proprio accanto ai binari della ferrovia.
FOTO: La catena, detta così la casetta (ancora presente all'ingresso dei Magazzisi Salviati-Circolo Acli) all'origine della proprietà Salviati con le guardie che rilasciavano i permessi di accesso per andare al mare.