Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Un viaggetto sulle rive del Serchio per verificare le "tonalità" del verde.
Verde lucente come le foglie del festoso pioppo campestre, verde biancastro come le foglie del bifacciale pioppo bianco, verde pallido come le foglie del generoso rovo, verde acciaiato come le foglie della svettante canna, verde guerriero come le foglie dello sventurato olmo che sembra piangere carezzando il verde perso del fratello.
L’olmo, pianta sacra agli antichi druidi, simbolo dei Cavalieri Templari, ora sta scomparendo dalla flora italiana.
Negli anni venti un fungo asiatico, Ophiostoma, si insinuò nella pianta provocando una strage in tutto il vecchio continente e America. Furono selezionati nuovi cloni più resistenti, ma una seconda epidemia si fece presente negli anni ’70 con la comparsa di una variante più aggressiva del fungo che sta decimando la popolazione mondiale di alberi di olmi americani ed europei.
Ora sembra essere giunti alla terza piaga (cinquantennale?) con una nuova inaspettata virulenza che macchia di rosso mattone i boschi, i cigli delle strade, i giardini.
Ironia della sorte: sapete da dove deriva il nome “olmo”?
Da “ulmus” latino è facile, ma studiosi propongono dalla radice indoeuropea AL che significa crescere o da EL che significa rosso!
Ma il fungo chi lo porta in giro per il mondo?
Venti, navi, aerei e un insetto che sverna dietro la corteccia degli alberi morti di olmo (avete mai visto i disegni tipo maya che sono incisi sul legno dei tronchi morti?) e che a primavera migra sui giovani getti di olmo e, all'ascella delle gemme e dei giovani rametti, scava gallerie nutrizionali e contemporaneamente inocula le spore e i conidi del fungo di cui si era imbrattato nelle gallerie di riproduzione.
Scriveva Giovanni Pascoli nelle sue “Canzoni di Re Enzo”:
La sfogliatrice non dirà sfogliando:
“Di qui né io né l’olmo può partire,
olmo, bell’olmo, noi ci somigliamo.
Io canto, anche tu canti al vento”
Era il 1890, la grafiosi non c’era ancora!