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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
SEGNI E SOGNI
di Daniela Sandoni
PARLIAMO DI: "COS’È LA PITTURA" (seconda parte)

27/6/2014 - 22:41


 
 

 

 
Giorgione: La Tempesta , olio su tela (82x73 cm), databile al 1505-1508
 
         Il Quattrocento si aprì in tutta Europa all'insegna del gusto raffinato e cortese del tardo gotico. Le prime innovazioni verso una rappresentazione meno idealizzata e più permeata della realtà si registrarono nel Ducato di Borgogna e nella Scuola di Miniatura parigina, da cui presero spunto i nuovi indagatori del reale della scuola fiamminga: Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Robert Campin.
        La prima rivoluzione rinascimentale in pittura si deve a Masaccio nella città di Firenze; amico di Filippo Brunelleschi e di Donatello, egli mostrò di conoscere la prospettiva lineare centrica, messa a punto da Brunelleschi pochi anni prima. L’artista diede vita ad opere che furono veri punti di rottura con la tradizione precedente. Masaccio morì molto giovane, ma la sua lezione non andò perduta, fu ripresa dai suoi primi allievi, tra i quali Filippo Lippi ed in seguito da nuovi maestri (Paolo Uccello, Beato Angelico, Andrea del Castagno), che stemperarono le reazioni a queste novità abbinando elementi della tradizione precedente con le prime influenze dell'arte fiamminga, con  risultati  che riscossero un ampio consenso di pubblico.
  Nel frattempo si sviluppò a Firenze una nuova corrente detta della "pittura di luce", che ebbe come principale esponente Domenico Veneziano. Dell'artista si conservano oggi relativamente poche opere, ma il suo esempio ebbe un ruolo fondamentale nella formazione di Piero della Francesca, il primo artista ad unire una salda costruzione prospettica ad una semplificazione geometrica delle figure ed una luce chiarissima che impregnò le opere di colori e schiarì la cupezza delle ombre. I suoi capolavori, caratterizzati da un misuratissimo equilibrio sospeso tra la matematica ed il sentimento, diffusero le novità fiorentine oltre i confini, soprattutto nel nuovo centro di irradiazione culturale di Urbino.


         L'altro grande esportatore del Rinascimento fiorentino fu Donatello uno dei più celebrati scultori di tutti i tempi, la cui  particolare capacità fu quella di infondere umanità e introspezione psicologica alle sue opere. Nel suo fondamentale soggiorno a Padova egli  influenzò così profondamente la scuola pittorica locale da generare una nuova rivoluzione. Nella stessa città, nella bottega padovana di Francesco Squarcione, amante del revival classico, si formarono i futuri maestri di tutta l'Italia settentrionale da Andrea Mantegna per Mantova, a Cosmè Tura per Ferrara, da Vincenzo Foppa per la Lombardia a Carlo Crivelli per le Marche ed a Michael Pacher per l'arco alpino. Ciascuno di questi artisti fu all'origine di scuole pittoriche che elaborando realizzazioni originali , donarono al Quattrocento italiano quella straordinaria ricchezza di sfaccettature che lo caratterizza. Contemporaneamente a Venezia Giovanni Bellini, sull'esempio di Antonello da Messina (a sua volta influenzato da Piero della Francesca), rinnovò la scuola locale ancora legata all'esempio bizantino e gotico, sviluppando una maggiore sensibilità al colore e al paesaggio, con accenti intensi sull'umanità dei personaggi e sull’ambientazione atmosferica che lega tutti gli elementi della rappresentazione. Tutto questo fu alla base dei successivi sviluppi della pittura "tonale" di Giorgione, Cima da Conegliano e Tiziano.
A Firenze invece la nuova generazione di artisti seguì l'esempio della produzione matura di Filippo Lippi, ponendo l'accento soprattutto sull'armonia del disegno e sui giochi lineari nei contorni. A questa corrente si riferirono Antonio del Pollaiolo, maestro nella rappresentazione drammatica del movimento,  Sandro Botticelli, interprete della bellezza assoluta, al di là del tempo e dello spazio, che lo portò ad elaborare uno stile sostanzialmente diverso da quello dei suoi contemporanei rendendolo un caso praticamente unico nel panorama artistico fiorentino, ed infine Filippino Lippi, il cui stile si sviluppò  creando  figure snelle, in pose ricercate e dinamiche, su sfondi scorciati arditamente in profondità, generando in questo modo quelle bizzarrie che preluderanno alle inquietudini del Manierismo.


         Gli ultimi decenni del secolo vedono la formazione di nuovi linguaggi che, grazie all'attività di autentici geni, aprono la strada alle novità del secolo successivo: il dolcissimo sfumato di Leonardo da Vinci, il colorismo e la monumentalità isolata delle figure di Pietro Perugino (che fu maestro di Raffaello), il titanismo del giovane Michelangelo.
         Col nuovo secolo, siamo ormai all’inizio del cinquecento, la scena fiorentina passa in mano a nuovi maestri "eccentrici", che partendo dall'esempio dei geni della stagione precedente, arrivano a una nuova sintesi formale. Andrea del Sarto prima,  Pontormo e Rosso Fiorentino poi, generano uno stile cerebrale e tormentato, da cui si sviluppò, una generazione dopo, il Manierismo vero e proprio, quello di Vasari, Francesco Salviati e Jacopino del Conte, che si diffuse in tutta Europa. La presa di coscienza del valore creativo dell'artista portò alla nascita delle prime accademie e della storiografia artistica.
         A partire dalla fine del Cinquecento inizia da Bologna, grazie all’attività dei fratelli Annibale e Agostino Carracci e del loro cugino Ludovico, il decadimento del Manierismo. La loro attività artistica e teorica basata sul recupero della tradizione classica e rinascimentale,  ma rinnovata attraverso la pratica e i precetti dello studio del vero e del disegno, ha contribuito in maniera determinante alla formazione della cultura figurativa Barocca. Il termine barocco, originariamente dispregiativo, indicava la mancanza di regolarità e di ordine che i fautori del neoclassicismo, influenzati dal razionalismo illuminista, consideravano indice di cattivo gusto. Caratteristiche fondamentali del periodo barocco sono le linee curve, dagli andamenti sinuosi, come ellissi, spirali o curve a costruzione policentrica, talvolta con motivi che si intrecciano tra di loro, tanto da risultare quasi indecifrabili; tutto doveva destare meraviglia. Dell'epoca barocca è doveroso  ricordare l’artista spagnolo Diego Velázquez
Parallelamente Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, recupera una visione della realtà molto personale, estremamente legata al dato ottico che sarà il filo conduttore della sua parabola umana ed artistica.


         Nel Settecento l'attenzione per il paesaggio si accentua con  uno snellimento notevole delle rappresentazioni. Si assiste ad una ripresa di istanze classicistiche (Neoclassicismo): si riprendono storie tratte dalla mitologia a cui la pittura dell'epoca è strettamente legata. A Venezia nasce una scuola di vedutisti italiani: il Canaletto, Bellotto e Guardi; a Roma Giovanni Paolo Pannini. La pittura di veduta è caratterizzata da un forte grado di aderenza al vero, una grande vastità degli orizzonti e un ampio uso della prospettiva.

 

 
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