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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
STORIA-ANNIVERSARIO
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale

28/6/2014 - 8:47

Il contesto storico
La nuova Europa disegnata dalla Rivoluzione Francese vive, dopo il 1789, alcuni decenni di pace. Si tratta però di una pace labile perché non si sono mai sopiti nelle varie potenze, reconditi propositi di conquista, di rivincita o di supremazia.

Nel vecchio continente regna, dunque, una pace armata e agli inizi del Novecento la tensione va paurosamente crescendo toccando livelli di sempre più difficile gestione: l’assassinio, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914, dell’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando, innesca la miccia che porterà, di lì a poco, all’esplosione della Grande Guerra.


Il quadro politico
La nascita dell’impero tedesco, il primo Reich, nel 1871, porta la Germania ad un boom economico e tecnologico. La grande ricchezza che ne scaturisce induce Guglielmo II, salito al trono imperiale nel 1888, a maturare rinnovate ambizioni coloniali. Anche per scoraggiare iniziative espansionistiche delle altre potenze – in particolare di quella britannica – dà avvio all’armamento di una gigantesca flotta da guerra; la Germania, fra l’altro, ha anche bisogno di tutelare il suo intenso traffico commerciale marittimo. Con tale iniziativa, però, ottiene l’effetto contrario perché la Gran Bretagna, da sempre detentrice della supremazia sui mari, allarmata da quanto avviene nell’impero tedesco incrementa a sua volta il potenziamento della flotta e stringe alleanze precauzionali con Francia e Russia (Intesa). Guglielmo II, per non rimanere isolato, si allea a sua volta con l’Austria-Ungheria.
All’alleanza tra gli Imperi Centrali (tedesco ed austro-ungarico), nel 1914 si unisce quello Ottomano, in conflitto con la Russia.

La Guerra Mondiale
L’assassinio di Sarajevo determina la “crisi di luglio”, l’inasprimento, cioè, dei rapporti fra Austria e Serbia che indurrà Francesco Giuseppe I alla dichiarazione di guerra alla Stato balcanico dando così avvio ad un devastante effetto domino. Nell’agosto 1914 la Russia e la Francia con le sue colonie si mobilitano in favore della Serbia ricevendo, di conseguenza, la dichiarazione di guerra da parte della Germania, alleata dell’Austria.

La prima azione di guerra si ha con l’invasione tedesca del Lussemburgo e del Belgio, nell’agosto 1914, Stati neutrali ma passaggi obbligati per arrivare in Francia, che viene invasa riuscendo però ad evitare, con la battaglia della Marna, che il nemico giunga ad occupare Parigi; al che la Gran Bretagna ed i suoi dominion (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica) si vedono costretti ad entrare in guerra contro la Germania. Nello stesso mese di agosto anche il Giappone, alleato dell’Inghilterra ed interessato alle colonie tedesche in Cina, entra nel conflitto. Nel settembre è la volta della Turchia, alleata degli imperi centrali.

A questo punto gli schieramenti sono definiti: mancano soltanto l’Italia e gli USA, che si schiereranno a fianco dell’Intesa rispettivamente nel 1915 e nel 1917, e la Bulgaria che nel settembre 1915 affiancherà gli Imperi Centrali.


Il ruolo dell’Italia
Allo scoppio del conflitto l’Italia si trova alleata ad Austria e Germania in virtù del trattato risalente al 1882 che aveva dato vita alla Triplice Alleanza. Nel dichiarare guerra alla Serbia, però, l’Austria viola l’impegno di consultare preventivamente l’Italia, che si ritiene a quel punto svincolata dal patto e dichiara, il 3 agosto 1914, la propria neutralità. Il passo successivo è la sottoscrizione, il 26 aprile 1915, del Patto di Londra, un accordo segreto con l’Intesa la quale, in cambio dell’entrata in guerra dell’Italia le assicura, in caso di vittoria, le città di Trento e Trieste, ora in mano austriaca, insieme ad una serie di territori sull’Adriatico ed in Asia Minore. Il 24 maggio 1915, dunque, l’Italia entra in guerra affiancando le potenze dell’Intesa.

Le tappe del conflitto
Dopo alcuni successi iniziali degli imperi Centrali, con l’occupazione del Lussemburgo e del Belgio e, il 6 novembre 1915, di Belgrado, e con l’avvio della micidiale guerra sottomarina tedesca contro le navi mercantili, inizia una fase di stallo: l’offensiva tedesca di Verdun, dal febbraio al luglio 1916 e la risposta dell’Intesa della Somme, da luglio a novembre 1916, si sono trasformate in guerre di trincea senza un sostanziale esito, a parte l’occupazione di Bucarest da parte degli austro-tedeschi nell’autunno dello stesso anno.

Nel novembre 1917, però, sul fronte italiano le forze austro-tedesche sfondano le linee a Caporetto, e su quello orientale la resistenza russa si va affievolendo in vista di una pace separata che i bolscevichi – che in seguito alla Rivoluzione di Ottobre hanno preso il potere demolendo il regime zarista – stanno concludendo con gli Imperi Centrali. Le guerre di posizione che si svolgono su tutti i fronti, intanto, mietono centinaia di migliaia di vittime.

Dopo Caporetto l’avanzata austro-tedesca viene però bloccata dalla durissima resistenza dell’esercito italiano sul Piave, mentre Francia e Gran Bretagna riscuotono successi sul fronte occidentale contro quelli che sono ormai colpi di coda delle forze nemiche, grazie anche all’intervento americano che, con il fenomenale potenziale bellico dei suoi centomila uomini, costituisce una forza d’urto irresistibile che accelera inesorabilmente la fine del conflitto.

Il 24 ottobre 1918 l’esercito italiano sfonda le linee austriache a Vittorio Veneto costringendo l’Austria alla capitolazione, seguita a breve dalla Germania. La Conferenza di Parigi del 1919 e la neonata Società delle Nazioni mostrano tutta la cecità dei Paesi vincitori che impongono agli sconfitti umilianti condizioni smembrandone i rispettivi imperi e creando così i presupposti per nuovi risentimenti ed odi che sfoceranno, circa 25 anni dopo, nella Seconda Guerra Mondiale.

Austria e Germania precipitano nei disordini provocati dalle emergenti forze comuniste che tentano di impadronirsi del potere, ostacolate in ciò dai nascenti movimenti di estrema destra, preludio all’avvento del nazionalsocialismo di Hitler.

 

Gli effetti
L’assurda e devastante guerra, che per la prima volta nella storia coinvolge circa 40 Paesi – oltre alle colonie tedesche, inglesi, francesi, italiane, portoghesi e belghe – assumendo connotati mondiali, anche in virtù dell’utilizzo di nuovi micidiali strumenti come mitragliatrici, mine a percussione, gas asfissianti, sommergibili e, soprattutto, aerei, nei 4 anni e tre mesi della sua durata provoca la spaventosa cifra, tra caduti e dispersi, di oltre16 milioni di vittime tra i militari e 10 milioni tra i civili.

La partecipazione dell’Italia, che a Vittorio Veneto si è resa determinante per la conclusione vittoriosa del conflitto e che ha contribuito con 650.000 morti e 600.000 dispersi, assume peraltro – anche aldilà della molta retorica che è stata fatta in proposito – caratteri epici.

Così il generale Diaz annuncia la fine della guerra, nel Bollettino emesso dopo Vittorio Veneto:

La guerra contro l’Austria-Ungheria, che sotto l’alta guida di S.M. il Re, Duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore di numero e di mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevan parte: 51 Divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca e 1 Reggimento americano, contro 73 Divisioni austro-ungariche, è finita. La fulminea avanzata su Trento del 29° Corpo d’Armata, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad Occidente dalle truppe della 7^ Armata e ad Oriente da quelle della 1^, 6^ e 4^, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della 12^, dell’8^, della 10^ Armata e delle Divisioni di Cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta 3^ Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già gloriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito austro-ungarico è annientato. Esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni di lotta e nell’inseguimento; ha perduto quantità ingentissime di materiali d’ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi; ha lasciato finora nelle nostre mani circa 300.000 prigionieri con interi Stati Maggiori e non meno di 5.000 cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del Mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.”

L’esultanza e la soddisfazione di Diaz e degli italiani, purtroppo, verranno presto mortificate da una profonda crisi economica conseguente ai costi della guerra e dal venir meno degli alleati agli impegni assunti nel Patto di Londra. Per l’Italia si parlerà di “vittoria mutilata” e presto maturerà la coscienza della “follia” di quel conflitto. Una consapevolezza che, purtroppo, non si tradurrà in saggezza: l’Italia, l’Europa e il mondo intero, dopo appena due decenni, si ritroveranno a rivivere quella follia.

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