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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Di Mario Lavia
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Di Umberto Mosso
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Di Roberto Zangheri
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Intervista a Maria Elena Boschi
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di Mario Lavia
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Parco Regionale, San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli
Ruspe a San Rossore: insegnamenti e “soggetti smarriti” di una storia sbagliata

8/7/2014 - 20:26


Degli amici comuni mi pregano di mettervi a conoscenza di un primo, provvisorio bilancio sulla vicenda di San Rossore uscito ieri al seguente indirizzo:http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/ruspe-san-rossore-insegnamenti-soggetti-smarriti-storia-sbagliata/ Quello che segue è il testo, coi link ben in evidenza.Se l'argomento interessasse, ci sarebbero alcune ulteriori osservazioni di un certo rilievo, che da questa analisi sono rimaste fuori.Cordialità,Luigi PiccioniPisawww.ecostat.unical.itunical.academia.edu/LuigiPiccioni****
Luigi Piccioni
Mentre le ruspe già svellono il suolo della Riserva di San Rossore e la biodiversità ricca e preziosa che esso racchiude, continua a consumarsi attorno alla vicenda della route nazionale Agesci del 6-10 agosto un dramma pubblico che qualcuno, a torto, insiste a considerare superfluo o caricaturale. Il duello attualmente in scena - ben simboleggiato dalla “disfida” tra Andrea Gennai e Franco Pedrotti del 18 giugno - è al contrario non solo estremamente serio ma è anche una spia eloquente di quanto sta avvenendo alle aree protette e, più in generale, alla protezione della natura in Italia.
Renzo Moschini, assiduo notista di “Greenreport” e figura storica delle aree protette italiane, sembra non cogliere questa serietà e questo carattere emblematico e tanto nel suo articolo del 19 giugno quanto in quello del 2 luglio sembra voler ridurre la vicenda a un piccolo malinteso o a fastidioso folklore, al pari dell’altrettanto emblematica vicenda della legittimazione delle cave all’interno del Parco regionale delle Alpi Apuane.
Moschini sembra attribuire rilevanza decisiva e forse persino esclusiva a un universo costituito principalmente da politici con incarichi di governo, amministratori e legislatori, armati di competenze e senso di responsabilità. Un mondo purtroppo che, da sempre piuttosto poco rarefatto nel nostro Paese, oggi sta diventando sostanzialmente immaginario. Ma questo richiamo di Moschini non fa appello soltanto a un universo pressoché fantasmatico. Esso mostra di non vedere bene i veri attori della vicenda di San Rossore, i soggetti in carne e ossa di questo conflitto, coi loro volti reali. Soggetti che in qualche caso sono “smarriti”, cioè ormai lontani dall’ispirazione che li dovrebbe guidare o che li ha guidati in altri fasi storiche.
Dal dramma in scena in queste settimane, tre di questi soggetti “smarriti” si sono tenuti in realtà accuratamente a distanza, come se la cosa non li riguardasse. Regione Toscana, Agesci e presidenza dell’Ente Parco si sono infatti limitati a presentare trionfalmente la calata dei 32.000 come se non esistesse alcun problema, come se non fosse stato sollevato alcun problema.
La Regione Toscana e il suo presidente che hanno voluto offrire un ecosistema raro e prezioso, oggetto di una storica battaglia di salvaguardia, come “location” spettacolare hanno ignorato totalmente avvertimenti scientifici, dissensi e pressanti domande di confronto. Come se la natura difesa in un parco regionale fosse non un bene collettivo ma una libera disponibilità dell’eletto di turno (un’interpretazione non molto lontana da questa è in effetti scappata di bocca al direttore del Parco nel confronto pubblico con il professor Pedrotti). Così facendo, Rossi e la Regione sono venuti meno, oserei dire per futili motivi, al loro ruolo di garanti della missione istituzionale delle aree protette regionali e del confronto collettivo sul loro uso e la loro gestione. Una deriva, questa, condivisa del resto da altre regioni italiane come ad esempio il Piemonte, che pure è stato sempre il laboratorio-guida delle aree protette regionali. Ecco, dunque, un primo “soggetto smarrito”.
Il secondo “soggetto smarrito” è l’Agesci, la storica associazione degli scout e delle guide cattoliche italiane. Trentanove anni fa, a Torino, durante la prima route nazionale, migliaia di scout imbelviti cacciarono dal palco un esterrefatto Angelo Branduardi solo perché il suo spettacolo, “comperato” dai vertici associativi, costituiva una negazione del vero spirito scout, fatto di gratuità e di animazione autorganizzata. Altri tempi, certo: oggi i 32.000 scout coinvolti non stanno avendo neanche un minimo sentore della preoccupata e indignata opposizione che l’iniziativa, tenacemente voluta dai loro vertici con modalità così dannose, sta suscitando. E questo perché quegli stessi vertici sono ben guardati dall’informare e dall’avviare un confronto interno al riguardo. I 32.000 passeranno così quattro giorni in un ghetto chiuso al pubblico, nutriti di pasti in vassoi di alluminio portati in TIR da Bologna, sicuramente convinti in perfetta buona fede di essere a contatto con una natura sulla quale stanno avendo un impatto zero, il tutto con buona pace proprio del buon vecchio spirito scout. Durante lo svolgimento del dramma qualcuno ha pensato che i vertici dell’Agesci non fossero responsabili né complici consapevoli della scelta di tenere un evento così impattante nel cuore più prezioso del parco regionale. Così si è cercato attraverso diversi canali di spiegare loro, di indurre una riflessione e un ripensamento almeno in loro, in nome di quel rispetto della natura che è parte fondante dello spirito scout. Esito di questi tentativi di interlocuzione? Un silenzio tombale, a indicare come la logica della “location spettacolare a prescindere” non sia stata solo frutto di un’offerta particolarmente zelante, ma anche di una richiesta consapevole e convinta. Ecco dunque un secondo “soggetto smarrito”.
Dal canto suo la presidenza dell’Ente Parco, l’organo politico, l’organo legalmente responsabile, l’organo cui alcune riforme della legge quadro del 1991 sulle aree protette vorrebbero attribuire poteri sempre maggiori, è del tutto scomparsa dall’orizzonte, come se fosse attualmente vacante. Un soggetto “chi l’ha visto?”, insomma, più che semplicemente “smarrito”.
Col cerino in mano, a fronteggiare obiezioni e proteste amplissime che hanno presto raggiunto un’audience nazionale, è così rimasto il direttore del Parco, Andrea Gennai, appena arrivato e noto - quantomeno nella cerchia dei colleghi - per un profilo non solo di buon tecnico ma anche di appassionato protezionista. E l’emergenza tecnica, democratica e comunicativa l’ha fronteggiata con un piglio decisionista e con uno zelo degni di miglior causa, che non hanno fatto altro che alimentare sconcerto e indignazione. Con il risultato paradossale che i veri attori di una scelta ambientalmente scellerata e politicamente inqualificabile celebravano a Firenze i piccoli fasti mediatici dell’annuncio del migliore degli eventi possibili nella migliore “location spettacolare” possibile, mentre l’unico vero ambientalista dello schieramento si ritrovava, solo, a difendere contro una valanga di altri ambientalisti, con argomentazioni indifendibili e toni assai poco urbani, delle scelte non fatte da lui e che magari, in un altro contesto, lui stesso avrebbe accuratamente evitato di fare o persino cercato di contrastare. Un ulteriore “soggetto smarrito”, insomma, per quanto suo malgrado.
Ritornando agli articoli di Renzo Moschini, colpisce come all’enfasi sull’importanza e la serietà proclamata delle sedi istituzionali (eletti, tecnici, legislatori) anche quando queste sono carenti oppure anche quando fanno (raramente, certo!) scelte sbagliate, faccia da contraltare una sottovalutazione dei soggetti collettivi che esprimono disagio, indignazione, critiche motivate e una pressante domanda di interlocuzione democratica. In modo lieve, quasi en passant, Moschini li indica come soggetti che si scaldano per questioni marginali (come appunto la route di San Rossore o l’avallo regionale all’industria del marmo dentro il parco delle Apuane) mentre “ben altre” sarebbero le sedi e le questioni realmente rilevanti. Un po’ come avviene ai classici beoti ai quali, indicata a dito la luna, insistono ingenuamente a concentrarsi sul dito.
Qui, invece, c’è un punto veramente importante. Perché se parliamo di protezione della natura, anche e soprattutto nel senso complesso e straordinariamente moderno indicato nella legge quadro del 1991 sulle aree protette, è proprio tra queste persone che Moschini indica come ininfluenti e, certo, incolpevoli vittime di malintesi che noi ritroviamo gli unici soggetti che in queste vicende non si sono mai “smarriti”, che hanno cioè tenuto fede e continuano a tener fede alla vocazione che è loro propria. Quella di esprimere una domanda forte e alta di democrazia, di ambiente, di qualità della vita, di bellezza, di beni collettivi. In una parola, di civiltà.
Questa cruciale domanda - ripeto: di democrazia, di ambiente, di qualità della vita, di bellezza, di beni collettivi - si nutre, come si è sempre nutrita, prima di ogni altra cosa di immagini forti, emblematiche, fosse solo il nido del gruccione lambito dalla ruspa dietro la chiesa della riserva di San Rossore. Solo in forma adeguatamente mediata questa domanda può nutrirsi a un livello più alto di leggi, proposte tecniche e alchimie di corridoio. Non cogliere il significato generale e il peso politico della rabbia e della commozione davanti alla ruspa che fa abbandonare i nidi vuol dire non capire da dove è nata - e da dove continuamente rinasce - la battaglia ambientalista e da dove vengono - e sono sempre venute, storicamente - tutte le realizzazioni concrete che oggi stiamo con tanta fatica difendendo. Senza capire questo non resta che l’ossequio quotidiano, triste e rassegnato, ai diktat dei cavatori di marmo, ai richiedenti e agli zelanti offerenti di “location spettacolari” e ai vari “riformatori” che vogliono “adeguare” le leggi ambientali allo spirito mercantile dei tempi.
Di tutto questo, e di non meno di questo, parla la battaglia che infuria attorno alla route di San Rossore, col suo piccolo e “insignificante” gruccione costretto a sloggiare dalle ruspe. Far finta di nulla, cambiare discorso o riportare giudiziosamente ai vari “ben altro” comporta il rischio, per chi ha il desiderio o il compito istituzionale di tutelare il nostro ambiente, di diventare anch’esso un “soggetto smarrito”.

Fonte: Luigi Piccioni
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15/7/2014 - 0:01

AUTORE:
alessandro

Non a caso nel mio primo commento all'articolo di Luigi Piccioni citavo Ilio Boschi primo Direttore del Parco Naturale della Maremma e del come,conoscendolo,avrebbe reagito ad una proposta come quella che Agesci ha presentato prima alla Regione Toscana e poi alla dirigenza del nostro parco.In quel modo avrebbero dovuto agire il Presidente e il direttore del parco di Migliarino,San Rossore,Massaciuccoli.Di fronte a decisioni prese sulla loro testa(almeno così sembra)avrebbero dovuto puntare i piedi e facendosi forti delle loro prerogative avrebbero dovuto dire di no e se la Regione avesse insistito presentare le loro dimissioni in quel momento.Sono convinto che se ciò fosse successo non saremmo a questo punto.Questi signori si sono trincerati dietro la fantomatica "mitigazione del danno"(se un danno si mitiga vuol dire comunque che il danno c'è)e hanno scelto di appaggiare le scelte del nostro Governatore ed ora il parco ne paga il prezzo:i gabinetti e le docce spuntano come funghi,decine di km di tubi sono stati deposti sul terreno,nidi di animali protetti distrutti o abbandonati,una specie,all'interno del parco,sotto minaccia di scomparsa,per non parlare di sterri,di falciature fuori periodo e tutto questo solamente durante i lavori di preparazione e il peggio deve ancora arrivare.Ancora non sappiamo come reagiranno le fognature ad una massa d'acqua per la quale non sono,molto probabilmente,abilitate ma sappiamo benissimo come i catini di diecimila tende impermeabilizzerano il suolo e quale sarà l'azione deleteria che ciò,con l'aggiunta del calpestio di trentacinquemila persone e il transito dei mezzi sui prati produrrà alla fauna minore.
Chi poteva tentare di fermare tutto questo non ha fatto niente per impedirlo anzi...lo ha avallato.
Non c'è bisogno di aspettare la conta dei danni finale,basta quello che sono già stati fatti:questi signori devono andare a casa subito.
Alessandro Spinelli

13/7/2014 - 16:37

AUTORE:
leonardo bertelli Migliarino

Leggo dal sito del parco quanto segue:"Progetti:un parco naturale di importanza regionale deve garantire la conservazione di natura e paesaggio e l'incremento di una economia sostenibile. Il tutto in un'ottica di sensibilizzazione ed educazione ambientale."
Spero che qualche " so tutto io", mi possa spiegare come il disastro ambientale che si va strutturando,il solo vedere tutti quei tubi e gli scassi che stanno facendo fa pena, sia in armonia con quello che il Parco si propone ( o si proponeva ) di attuare.
Ormai non resta che aspettare la fine di questo casino, poi si potranno tirare le somme e contare i danni, che ci saranno di sicuro, e chiedere di conto ai due massimi responsabili, il presidente e direttore del Parco, nella speranza che, senza che gli sia chiesto, rassegnino le dimissioni......

11/7/2014 - 21:59

AUTORE:
Pandora

Signor Oracolo, il gruccione depone le sue covate a giugno, infatti chi è stato spesso in S.Rossore per monitorare la situazione ha rilevato l'inizio dei lavori di preparazione dell'evento già in quel mese. Perché il problema, ovviamente, non sono solo i 4 giorni ad agosto, ma anche tutto ciò che viene prima. Faccio inoltre notare l'assurdità di una situazione in cui sono i volontari a monitorare l'impatto dei lavori sulle tane di lycosa (l'animale più a rischio in questo caso), anziché chi ha proposto o autorizzato l'evento.

Ai "benaltristi" che buttano sempre il discorso sul "perché non vi occupate di altro?" dico solo che ci sono molti problemi su cui è giusto mantenerci vigili, questo è uno dei tanti. Se avete battaglie che vi stanno a cuore e che volete portare all'attenzione di tutti noi (il famoso "ben altro"), saremo lieti di prenderle in considerazione. Ciò, ovviamente, non sminuisce l'importanza di occuparci ANCHE della faciloneria e della mancanza di garanzie con cui questo evento è stato autorizzato.

Saluti

11/7/2014 - 21:14

AUTORE:
Oracolo agnostico

La sig. Linda si fa trascinare subito come quella guardietta che mi fece la contravvenzione perchè lasciai la bicicletta per 59 secondi appuntellata li in piazza al palo che sostiene il divieto di sosta per prendere il giornale e non volendola chiudere a chiave la misi li bene in vista e..la motivazione fu: se nel frattempo altri 5.233 (cinquemiladuecentotrentatre) ciclisti appoggiavano la lori bici li 'ndove l'hai messa te...mi bloccavano l'Aurelia e la Provinciale; bermigesù!
..dice che gli Agescini si riuninno nel'/86 nel Parco Nazionale dell'Abruzzo alla presenza di Woitila e se tanto mi da tanto, forse rivedrò passare la cometa Halley ma non lorolì 'n Sarossore.
nb, i gruccioni quì nel Troncolo e sul Prato del Cinto di Milliarino "figliano" di giugno e quelli 'nSarossore son più serotini?
...e, se quei "pratoni" che ospiteranno per 4 giorni gli agescini, erano negli anni lasciati al loro destino, ora erano o macchia o prunaio e quindi: sottellere e gruccioni si adattavano come quei poveri gatti che piscian lo stesso anche se vedono sfilonate di bottiglie di plastica a protezione (stupida) di angoli di case.
C'è posto per tutti in questo mondo (purtroppo) anche per quei "bischerotti" che hanno scritto che li, visto che si può "attendare" tanta gente, poi si farà un campo profughi per chi fugge da guerre e carestie micidiali; ma quello è un'altro par di manice ed il discorso pare non riguardarci.
Per noi prima vengono i cinghiali che possono "ruspare" ogniosa a piacimento, poi i daini che divorano tutto il sottobosco, poi...i carassi ed i cavedani che possono mangiare piattini di cee e "ir Gallaccio di Riglione" mai più perchè dalla "legge" è considerato peggio di un carassio.

bona.

11/7/2014 - 21:08

AUTORE:
Ludmilla

Un Parco à un Parco sempre, hai ragione tu, ma anche Cittadino del Parco e Gianni hanno ragione, perchè si alza la voce adesso e si sta invece ziti negli altri casi?

11/7/2014 - 18:43

AUTORE:
Linda

un parco naturale è un parco naturale.
Non mi sta bene che venga utilizzato come una qualsiasi area cantieristica.
già domenica scorsa tra tubi e bagni chimici: alienante.
aree del genere vengono definite "parchi naturali protetti" per buoni motivi. Tutto ciò che non è attinente: fuori.
Qui non solo non è attinente ma è pure di un certo impatto negativo.
Un parco naturale è un parco naturale.
sennò agesci oggi, cngei domani, pinco pallino domani l'altro...

11/7/2014 - 16:59

AUTORE:
Gianni

Perchè ti sei fermato lì? Potevi aggiungere il Fiume Morto, fogna a cielo aperto che scorre in un patrimonio dell'Unesco e la spiaggia che, nonostante i divieti, continua ad "ospitare" barche e bagnanti che vengono dal mare e dal Serchio.
Le tarantole, i conigli ed il gruccione verranno disturbati, non sterminati, non si può essere tolleranti e catastrofisti contemporaneamente, state sereni, tutto tornerà come prima.

11/7/2014 - 16:29

AUTORE:
Sonia

Come cittadina mi prendo, un po’ di responsabilità per non aver seguito più assiduamente l’evolversi di questa vicenda sin dagli inizi, sicura com’ero che la Commissione Scientifica del Parco non avrebbe mai dato seguito ad un evento di così grandi proporzioni in un’area così delicata come è quella del Parco di San Rossore. Ma a quanto pare si è ritenuto che una commissione scientifica non abbia voce in capitolo per dare consigli e direttive su come trattare un Parco Naturale.
Guardando più da vicino la vicenda mi sono imbattuta in affermazioni con le quali non sono assolutamente d’accordo. Qualcuno ha paragonato il route dell’AGESCI alle giornate del 1° aprile, 1°° maggio e Pasquetta, io sono nata vicino al Parco e mi sento di affermare che in queste giornate non si sono mai raggiunti i numeri di cui si parla per il Raduno e inoltre c’è da sottolineare che sono giornate singole, con una permanenza delle persone di qualche ora.
Niente a che vedere con la presenza degli Scout che si protrarrà per tutto l’arco di 4 giornate, con la presenza di 10. 000 tende!!! Un numero tale da coprire tutta l’area loro assegnata, “soffocando” e distruggendo tutto quello che c’è sotto. Senza parlare di servizi igienici e scarichi…e di lavori di preparazione della zona che sono iniziati già dai primi di luglio con utilizzo anche delle ruspe. (come si vede massima attenzione e rispetto della flora e della fauna del Parco)
Il piccolo Gruccione e la Licosa tarantola sono stati presi come simbolo del Parco proprio perché saranno quelli che ne subiranno maggiormente le conseguenze negative, in quanto sono animali che costruiscono la loro tana nel terreno, come del resto i conigli selvatici, e che proprio nella zona dell’insediamento degli scout contano un numero considerevole di tane, anzi per quanto riguarda la Licosa si tratta dell’insediamento più numeroso della Toscana.
I numeri che ruotano intorno a questo evento avrebbero dovuto dettare maggiore cautela e, per quel che conta, devo dire la mia sulle affermazioni dei capi scout riguardo alla pretesa di fare educazione ambientale durante le giornate del raduno: se volevano veramente dare un esempio di attenzione alla natura, non avrebbero dovuto accettare e tantomeno chiedere di occupare una zona come quella del Parco di San Rossore.

11/7/2014 - 14:14

AUTORE:
Cittadino del Parco SRMM

Quando il PCI, PDS, DS, PD con i suoi parlamentari (vedi Carlo Carli ed altri)lotta/lottavano contro il poligono di tiro situato sulla Marina di Vecchiano da Settembre a Maggio(con chiusura della pista ciclabile e l'arenile adiacente nei giorni lavorativi)
...lotta/lottavano contro quell'obbrobrio in un Parco Naturale ed appoggiata naturalmente dai sindaci di Vecchiano e da gran parte della popolazione e...noi Cittadini del Parco non si vedeva e non vediamo quella mobilitazione attuale contro gli agescini dei 4 giorni in San Rossore; eppoi, l'occupazione fissa dal 1.988 al 2.008 da parte della prostituzione della Via dei Pini con relativa dicarica di avanzi abbandonati in pineta di quel casino a cielo aperto che era il più grande della Toscana; il Gianluca & non lo ha/hanno mai notato.
Strano, dimolto strano!

11/7/2014 - 8:35

AUTORE:
Gianluca che si unifirenze

Solo per la precisione:
Il 25/27 aprile 2013 Convegno Nazionale AGESCI
VISTO CHE LE DOMANDE DI ISCRIZIONE HANNO RAGGIUNTO LE 35.000 unità e' stato deciso di non farla a Torino ma in Toscana a San Rossore.
Il punto e' come facevano i capi a decidere di farlo in Toscana e dentro il parco?
Ma il PD come mai non ha preso una posizione?

9/7/2014 - 15:11

AUTORE:
EN ex iscritto al PD

Prima o poi ARRIVA ANCHE A PISA...
BASTA AVERE PAZIENZA

9/7/2014 - 14:31

AUTORE:
Giuliano

Sembra accertato che questo raduno fosse stato deciso, già nel 2013 di farlo a Lavarone in una zona libera da vincoli e con una estensione almeno quadrupla .Non ostante la disponibilità della provincia di Trento a mantenere l'evento, stranamente i responsabili agesci adducendo motivi di sovraffollamento(???)optarono per S.Rossore scegliendo di stiparsi in una striscia lungo la strada. Io non credo a quelle linguacce che vorrebbero che abbia pesato il rapporto di amicizia ed affari tra alcuni organizzatori agesci ed il nostro presidente del consiglio. No, questo no. Comunque sia, la protervia a perseguire questo obiettivo senza interpellare il comitato scientifico, infischiandosene successivamente del parere contrario di eminenti scienziati ambientalisti ed accettando genuflessi in toto il piano redatto da agesci dove tra l'altro era previsto che i lavandini e docce scaricassero direttamente nei fossi del parco, è quantomeno stupefacente. Da una stima prudente, basata sul campionamento di meno di 1/5 del territorio adibito agli accampamenti, risulterebbe che circa 1 centinaio di nidi di gruccione, circa 200 tane di Lycosa Tarantola, ragno raro che proprio in San Rossore ed in quell'area ha la popolazione più numerosa d'Italia, probabilmente almeno una quindicina di colonie di conigli, verranno disturbati prima dai lavori di sterro e sfalcio delle erbe e poi successivamente in massima parte ricoperti dalle 10000 ,(diecimila) tende, 1400 wc, 750 docce e palchi vari." volte al giorno le autobotti verranno a svuotare i 1400 wc chimici. Dopo le proteste degli ambientalisti hanno deciso di intubare i reflui dei lavandini e docce con km di tubi ed allacciarli alla rete fognaria. Domanda:- siamo sicuri che la fognatura calcolata per le poche case di San Rossore possa sopportare lo scarico pari alla popolazione di Pontedera? Andrà mica a finire tutto in Arno? Se poi mettiamo che i pasti verranno portati con TIR da Bologna, alla faccia dell'ecologia a km. zero, gli altoparlanti, le luci, i palchi per manifestazioni e poi se aggiungiamo che l'agesci donerà al parco 3 dromedari sembra tra l'entusiasmo degli amministratori, viene da chiedersi cosa si pensa di fare di questo parco? Uno zoo safari? Oppure finito il raduno si pensa di spostare qui i profughi di Lampedusa che troveranno già tutto attrezzato e magari i dromedari tipici delle loro zone serviranno a non far sentire meno la nostalgia di casa? Se è un parco naturale deve essere trattato da parco naturale, punto! Se deve essere usato in modo improprio allora che lo si affitti a Camp Darby e forse allora sarà più tutelato. Questa era una battuta!!

8/7/2014 - 22:25

AUTORE:
alessandro spinelli

Sono oramai quattro mesi che con Garbari e Nozzolini, e centinaia di persone che hanno firmato il nostro appello,che sto dietro alla questione Agesci San Rossore e ringrazio sentitamente Luigi Piccioni per questo articolo che così mirabilmente centra i problemi veri della questione.
Ovviamente non sono assolutamente d'accordo con quanto scrive Moschini anzi, ritengo che certe sue affermazioni siano denigratorie nei confronti di tutti coloro che ogni domenica fanno i conti con lo scempio che sta avvenendo nei cotoni di San Rossore.Ogni fine settimana vediamo non solo i prati ruspati e falciati in piena nidificazione e i nidi abbandonati dopo gli interventi.Noi,ogni domenica, vediamo cadere,pezzo per pezzo, quello che è lo spirito dei parchi naturali italiani.
Intervengo poco nei dibattiti perchè,lo ammetto, non sono molto diplomatico ma in questa occasione ho voluto fare un 'eccezione anche perchè di questa situazione ne ho le tasche piene.Dico a Moschini e,già che ci sono, anche a Sammuri (che tanto loda il pragmatismo del direttore del nostro parco) che prima di fare certe dichiarazioni vengano a San Rossore a vedere cosa sta succedendo.Forse,girando tra centinaia di gabinetti chimici di vario colore,tra docce e lavabi,tra km di tubi stesi per terra,tra nidi falciati,scassi del terreno e via discorrendo potrebbero cambiare idea.
Sapete che vi dico ,mi manca tanto Ilio Boschi.Certo Ilio non era un direttore rifinito,anzi era brusco,molto spesso faceva scelte un "po'fuori dal solco"ma non guardava in faccia nessuno.Si, molto spesso sbagliava ma quello che lo contraddistingueva era l'attaccamento alla sua terra,ai suoi animali.Era "un geometra del Comune prestato al parco" ma era un direttore vero.
Se qualcuno gli avesse presentato uno studio di incidenza ambientale come quello che Agesci ha presentato per il suo raduno a San Rossore prima lo avrebbe letto e poi si sarebbe messo a ridere invitando i presentatori ad uscire e non farsi più rivedere.
Perchi non lo sapesse o non se lo volesse ricordare Ilio era il primo direttore del Parco della Maremma.
Scusate lo sfogo
Alessandro Spinelli