Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Molto interessante la serata al Teatro del Popolo che ha visto la partecipazione della vicepresidente del Senato onorevole Valeria Fedeli. Perché l’argomento, cercare di regolamentare la prostituzione, è tanto importante quanto scottante. Intanto per i numeri: da 50 a 100mila prostitute in attività Italia, circa 9 milioni di clienti, un giro d’affari stratosferico, la difficoltà di legiferare su un argomento scabroso e su cui insistono motivi anche etici e religiosi.
La necessità di intervenire sulla prostituzione è apparsa scontata, se non altro per spezzare questa catena di ipocrisia che si trascina da molti anni che fa finta di non vedere. Mentre diversi sono sembrati gli approcci.
Anche le esperienze di altri paesi europei che hanno legiferato su questo argomento, fino agli estremi della prostituzione come reato da perseguire o da professare liberamente, non sono sembrati risolutivi e non esiste quindi un modello certo e assoluto da prendere come riferimento.
L’obbiettivo comunque del progetto di legge presentato, ma non ancora “incanalato”, e di cui la senatrice è seconda firmataria, è quello di un approccio morbido al problema, per evitare che ogni intervento più profondo o incisivo possa determinare uno spostamento del fenomeno nel sottobosco della illegalità.
Le soluzioni illustrate e contenute nel disegno di legge non sono sembrate né semplici, né totalmente condivise dai presenti.
In sala erano presenti infatti rappresentanti delle organizzazioni dette “di strada” che si occupano appunto dell’assistenza delle prostitute che hanno portato le loro esperienze e che hanno fatto le loro osservazioni, rendendo ancora più evidente la difficoltà di una regolamentazione di un fenomeno che appare molto complesso.
Sono sorte ad esempio alcune domande riguardo alla punibilità dei clienti (perché punire il cliente se la prostituzione non è considerata reato?), sulla diversità di intervento in base al tipo di prostituta (prostituta libera e volontaria, prigioniera del racket (nigeriane), prigioniera inconsapevole per etnia e familiarità (est europee) , nuova figura della prostituta occasionale per necessità o per noia; sulla possibilità o meno di trovare luoghi franchi e luoghi dedicati ma con il rischio di creare ghettizzazioni e variazioni di valore commerciale dei territori.
Difficoltà poi di una regola comune fra prostituzione in strada e quella a domicilio, con problemi legati anche al proprietario dell’immobile, attualmente perseguibile per legge. Si è discusso anche sulla eventualità del rilascio di una specie di patentino in modo da trasformare la prostituta in una particolare specie di lavoratrice autonoma, da inquadrare anche economicamente. Questa specie di licenza dovrebbe avvenire tuttavia su base volontaria e quindi col rischio di un’ ulteriore distinzione fra le diverse operatrici ed infine sulla necessità per le prostitute prigioniere del racket, specialmente nigeriane, di un accordo con il paese di origine per la difesa della famiglia residente, spesso ostaggio e costantemente sotto minaccia da parte dell’organizzazione criminale.
Molti problemi quindi, molte sfaccettature che rendono non solo la soluzione ma anche un minimo di regolamentazione quanto mai difficile e complessa. Si è visto anche nella non completa condivisione delle ipotesi da parte delle associazioni presenti in sala, specie in quelle coinvolte direttamente nell’assistenza in strada.
Ma la cosa più interessante della serata ritengo sia stato l’argomento della educazione sentimentale. Non solo educazione sessuale, come si proponeva un tempo, una cosa molto tecnica e asettica, ma quella molto più importante dei rapporti personali fra i sessi, l’educazione sentimentale. Educare le ragazzine e i ragazzini delle medie (la senatrice ha precisato, delle medie, dodici tredici anni) all’importanza del proprio corpo che non è un oggetto da usare, una cosa che acquista valore solo per avere qualcosa in cambio (spesso semplicemente un cellulare, una ricarica, una borse firmata) ma è qualcosa di prezioso da rispettare e salvaguardare.
E’ una battaglia molto ardua perché la società moderna e le sue appendici mediatiche sono le massime responsabili del fenomeno della perdita di responsabilità dei nostri giovani e giovanissimi. Oramai il sesso è diventato una costante in ogni ambito, in televisione, in internet, perfino in teatro dove i meno quotati ne attingono a piene mani per tenere su una rappresentazione senza idee.
-Scopare è come fumare una sigaretta” dice la ragazza intervistata “È una piccola trasgressione, nulla di più. Si fa per diventare grandi. Non che gli altri ti vedano poi diversamente, ma tu stessa proietti un’immagine più matura e di conseguenza entri nel gruppo più figo”-
-“Una volta che l’hai data, la tua vita sessuale diventa super attiva. Se sei a casa di un’amica e c’è un tipo carino, non è che te la meni. Gliela dai senza fare troppe storie. Il ragazzo neanche se l’aspetta, così lo stupisci”.-
-“I ragazzi non ci pressano mai per andare a letto. Anzi, sono terrorizzati dal fare figuracce, perché non sanno bene cosa devono fare. Anche perché noi siamo cattive, se uno se la cava male poi rischia che lo roviniamo. Sono le femmine – spiega un’altra– a sentirsi in dovere di sverginarsi in fretta. E poi gli uomini non hanno bisogno di insistere, perché le ragazze sono indemoniate”.-
-“Le mie amiche (il pompino, ndr)lo fanno spesso nei bagni delle discoteche, il sabato sera. Poi ci ridono su: ‘Tanto ero ubriaca’, dicono. Anche perché, quando si esce, si parte subito con i vodka-pesca o gli shot di rum e pera, quindi non ci vuole molto per perdere il controllo.-
Da queste interviste la verginità è vista come un peso, una cosa di cui liberarsi al più presto per entrare nel gruppo e non essere emarginata. Entro il primo anno di liceo tutte le ragazze milanesi devono avere risolto il problema.
Sono le ragazze le più aggressive, i maschi hanno paura, sono giudicati, esaminati, se durano poco, se le dimensioni non sono adeguate, se sono impacciati. Rischiano di diventare oggetto di scherno, di vedere sorrisini, di essere emarginati dal gruppo. Dopo il rapporto partono subito i primi sms alle amiche per il giudizio finale. Seghe e pompini sono oramai regolari nei bagni delle discoteche. Coma le verginità spesso al primo che capita, senza nemmeno ricordarsi il nome, talvolta il lunedì senza nemmeno ricordarsi se si è fatto oppure no e se si è fatto con o senza preservativo.
Una situazione allarmante in cui non c’è posto per i sentimenti, per l’amore, ma forse nemmeno per il rispetto di se stessi e del proprio corpo.
Ci si domanda dove sono i genitori, cosa possono fare le scuole in questo panorama sconsolante, per riportare i rapporti fra i sessi in quell’ambito di normalità, l’unico in cui si possono sviluppare relazioni di affetto importanti su cui basare un futuro di coppia.