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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Le Parole di Ieri
Da Becio a Bettibello

27/7/2014 - 20:12


BECIO
Lett: LOMBRICO. [Verme di terra, cilindrico, privo di piedi e di occhi].
Vive sotto terra nei luoghi umidi e viene utilizzato per realizzare la mazzacchera (vedi), detta anche imbeciata, sistema usato per la pesca delle anguille.
I vermi vengono infilati tramite uno stecchino (di solito uno stelo di granata di saggina in cui viene praticata una fessura come una cruna), su un filo di refe [filo torto di lino o di canape], molto resistente (filo da imbeciata) e poi raccolti a matassa e calati nell’acqua. L’anguilla morde i vermi e rimane tenacemente attaccata ad essi fino a quando viene estratta dall’acqua e fatta cadere su un recipiente (il fondo della barca o un ombrello aperto e rovesciato, appositamente preparato).
Il periodo migliore di pesca con la mazzacchera è il momento della torba, cioè quando il fiume, dopo le piogge, porta acqua torbida perché mescolata con sabbia e terra.
 
BELLIO
Lett: OMBELICO.
Anche bellioro, nome dato all’ombelico, cicatrice rotondeggiante posta nel mezzo dell’addome di tutti i mammiferi.
 
BELLORA
Lett: DONNOLA. [Piccolo mammifero carnivoro, agilissimo con mantello superiormente rossiccio e inferiormente bianco]. [Se pur presente etimologicamente il termine bele col significato di martora, la derivazione non può prescindere da bello che anche in altri popoli è stato utilizzato per indicare la donnola come il danese kjonne (bella) e il bavarese schoenthierlein, (animaletto o cosetta bella)].
E’ presente in tutta Europa e cibandosi, oltre che di topi, di conigli e galline è nemico implacabile di tutti i contadini.
 
BERBERARE
Lett: VERBERARE. [Percuotere, battere (arcaico)]. 
Verbo di probabile origine latina con cambiamento della sillaba iniziale.
Il cambio solo di alcune lettere della parola originale è un usanza che si riscontra di frequente in molti dialetti (es. bacio che diventa vaso in napoletano), e serve a rendere la parola più facile da pronunciare, più conforme alla fonetica del luogo.
 
BERETTA
Lett: BERRETTA o BERETTA. [Copertura del capo, in varie fogge].
In dialetto non era semplicemente il nome di un copricapo.
Fare la beretta” significava anche, di solito alla fine di una lunga giornata di vendemmia, quando il lavoro era finito ed i giovani avevano voglia di scherzare, mescolare un po’ di mosto con la terra e
con questa mistura imbrattare il capo di qualche malcapitato. Molto spesso erano donne o ragazze ed era un modo per terminare, sorridendo, un’intensa giornata di lavoro.
Stasera ti tocca la beretta”, “ a chi si fa la beretta stasera?” erano frasi che cominciavano a circolare dalla mattina ed era un modo per rendere meno gravoso il lavoro della giornata.
 
BER MI’
Lett: [Bel mio].
In italiano si può assimilare a “mio bel” possedendo però un maggior valore espressivo.
Indica fondamentalmente un rimpianto, l’amarezza di una perdita, una speranza non realizzata, un’illusione caduta.
Unita ad un nome proprio: “Ber mi’Otello….” è in grado di esprimere tutto questo senza bisogno di altre aggiunte, magari associandolo ad un piccolo scuotimento della testa, come di diniego.
Più volgare è l’espressione “ber mi brodo” con un significato però meno offensivo di quanto la frase faccia intendere, mantenendo una sorta di comprensione e partecipazione alla vicenda.
 
BETTIBELLO
Lett: BERTUELLO. BERTOVELLO. BERTABELLO. [Rete da pesca con cerchi concentrici].
I cerchi sono di grandezza decrescente, dal primo, il più grande dove è l’entrata, all’ultimo dove si raccoglie il pesce. Vengono posti lungo la sponda dei corsi d’acqua vicino alla foce, dove l’acqua è salmastra, e fermati con due canne infisse nella melma. Di solito sono utilizzati per la pesca delle anguille che strisciando entrano nella bocca larga del bettibello, scorrono fino in fondo e si raccolgono nell’ultima parte che è conformata in modo da intrappolare il pesce e non farlo più uscire. I pescatori li posano o mettono alla sera e vanno a levarli la mattina molto presto, raccogliendo il pesce nella barca.
Un altro sistema, molto più  antico, per la pesca delle anguille, è quello che utilizza le fascine.
Le fascine sono fascetti di legno di piccola taglia, spesso formati dai residui della potatura delle viti, uniti saldamente e gettati nell’acqua legati con un robusto filo di ferro. Le anguille si vanno a nascondere fra questi rametti e vengono tratte lentamente in superficie insieme alla fascina. Questa viene scossa sul fondo della barca e lascia cadere sui paglioli le preziose  prede.
Paglioli si chiamano quelle tavole che vengono appoggiate sui matili della barca (i legni portanti della struttura) per renderne piatto il fondo.

 

FOTO

Rino e la Giosi, qualche anno fa.

 

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