Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
A seguito di una lenta agonia, è mancato all’affetto dei cari il giornale della Sinistra italiana: giovedì 31 luglio 2014 “L’Unità”
Potrebbe essere questo un ideale necrologio per il giornale fondato da Antonio Gramsci nel febbraio del 1924. A novant’anni quindi “l’Unità” si spegne, dopo una storia che è anche un pezzo di storia d’Italia.
Nacque come giornale clandestino e per tutto il ventennio fascista, a differenza di altre testate che servilmente annuivano per poi nel dopoguerra ammantarsi di anti-fascismo, fu il giornale di quei pochi che ancora “resistevano” contro il Regime mussoliniano. Con il dopoguerra si è stretto a doppio nodo con la classe dirigente del PCI, Palmiro Togliatti in testa, il quale “voleva che diventasse il Corriere della Sera del proletariato”.
Bisogna ricordare, però, come non poche furono le ombre che si addensarono sulle modalità con le quali il PCI acquisì il giornale: Nel libro "Ombre sul lago" di Giorgio Cavalieri (Piemme 1995, fuori commercio), si legge che l’ex tesoriere del PCI, Alfredo Bonelli, rivela che il tesoro che Mussolini assieme al suo corteo di gerarchi si stava trascinando in Germania (103 chili d’oro) non cadde nel lago di Como presso Dongo, ma che fu incamerato dal PCI come una sorta di indennizzo per le sofferenze patite da migliaia di militanti imprigionati, torturati o uccisi dal regime. Il denaro fu investito per l’acquisto della sede del partito in via delle Botteghe Oscure, per la tipografia de l’Unità e per l’acquisto di altri edifici” (vedi: “Le origini delle costituzioni. Appunti di storia costituzionale italiana” di Gian Battista Cassulo, con prefazione di Franco Astengo, 2006, Mauro Traverso Editore).
Secondo l’attenta analisi di Jacobo Jacoboni, apparsa su “La Stampa” di mercoledì 30 luglio, dal punto di vista della diffusione, “l’Unità vive nel dopoguerra, dopo la Liberazione, una stagione d’oro, è l’unico organo di partito con un’alta tiratura (anche 400.000 copie)”. La vicinanza con gli alti dirigenti del Partito Comunista portò spesso i giornalisti de l’Unità a tragici travisamenti della realtà dei fatti, come avvenne nel 1956, con il celebre editoriale “a favor dei cingolati sovietici”, firmato da Pietro Ingrao (che poi negli anni si pentì più volte di questa scelta) a proposito dell’invasione dell’Urss all’Ungheria.
Non sempre però le direttive che venivano da Via delle Botteghe Oscure erano seguite in modo pedissequo. Infatti “storica” fu la contestazione nel 1968 che Luigi Longo, l’allora Segretario del PCI, fece nei confronti del direttore de l’Unità Maurizio Ferrara, “reo” di aver realizzato un reportage sui primi “sessantottini” che occupavano in quei giorni i locali dell’Università la Sapienza di Roma e per un’eccessiva critica alla politica estera dell’Unione Sovietica (soprattutto all’indomani dei fatti di Praga).
Il “picco” delle vendite, ma non solo, venne raggiunto negli anni’70 nei quali l’Unità raggiunse oltre 94 milioni di copie vendute annualmente. Il giorno della morte di Enrico Berlinguer tutti lessero il commovente “È morto” uscito, a caratteri cubitali, sulla prima pagina del giornale diretto da Emanuele Macaluso.
La prima crisi delle vendite arrivò negli anni’80 ma fu sul finire del secolo scorso che l’Unità corse il primo serio rischio di scomparire quasi, ironia della sorte, in coincidenza con il dissolvimento dell’Unione Sovietica (26 dicembre 1991) per la quale molti dei suoi titoli (Ungheria, Praga, Cuba) erano compiacenti. Il 28 luglio 2000 infatti chiuse i battenti per la prima volta, per poi rinascere, nel marzo 2001, sotto la direzione di Furio Colombo e per la Dalai editore.
Una storia, che attraverso questo imperfetto e purtroppo sintetico ragguaglio, mette in evidenza il peso del ruolo svolto dal quotidiano l’Unità. Giornale che ebbe anche forti critiche, oltre che da Destra, anche da Sinistra. Infatti fu spesso accusata di essere un “mero foglio di partito”.
Con il senno del poi, possiamo dire che quest’accusa può essere rispedita al mittente ma non nel senso di non riconoscere il ruolo di foglio di partito, bensì riconoscendo al giornale il rango di “migliore foglio di partito” che l’Italia abbia conosciuto. Soprattutto sotto la direzione nei difficili anni’90, quando l’Italia sembrava “dovesse vivere la sua primavera”, di Walter Veltroni.
Per citare un dato secondo noi significativo, nel periodo in cui nel nostro Paese stava infuriando la polemica sul finanziamento pubblico ai partiti – abolito con il referendum del 1993 e “furbescamente” sostituito, quasi come presa in giro per il corpo elettorale, con un ben più remunerativo sistema di sostentamento alle formazioni politiche, denominato “rimborso elettorale” – il Sole 24 Ore dell’8 febbraio 1999 riportava che, accanto al vecchio finanziamento ora rimborso, permanevano i finanziamenti alle testate di partito e di movimenti e che l’Unità, nel 1996, aveva beneficiato di un finanziamento pari a 16 milioni di vecchie lire, ponendosi in testa alla classifica delle testate più “rimborsate” in quell’anno (vedi “la politica è una cosa da signori?” a cura di Gain Battista Cassulo, 2002, Mauro Traverso Editore, Gavi).
Le risorse quindi, anche in omaggio all’articolo 21 della Costituzione, non mancavano a questa, come ad altre, testate di natura politica.
In chiusura vorrei ricordare uno stralcio del discorso che Antonio Gramsci pronunciò il 12 settembre 1923 riguardo la fondazione del giornale: “Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale”.
In questa chiave le idee del fondatore furono spesso sconfessate dal “suo” stesso giornale che fu invece, spesso e volentieri, alle prese con un’eccessiva vicinanza con il Partito dei Comunisti italiani (mi si scusi l’evidente eufemismo) e una cronica mancanza di unità (mi si scusi il gioco di parole).
Come ancora oggi, 31 luglio 2014, su quello che dovrebbe essere l’ultima edizione de l’Unità in edicola, Laura Boldrini, Massimo D’Alema, Emanuele Macaluso rimarcano, sottolineando quanto il giornale debba continuare ad essere il punto di riferimento del Partito Democratico, erede più o meno diretto del vecchio PCI.
Ma in fondo, riecheggiando un antico motto latino, è un po’ la storia della Sinistra, italiana:
Dividi et (non) impera.
Mattia Nesto (L'Inchiostro Fresco)