Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Me li ricordo bene negli anni sessanta, stavano seduti sugli scalini del magazzino di Brandino, al mio paese. Aspettavano l'autobus.
La domenica pomeriggio, un gruppo di ragazzetti zaino sulle spalle fragili, borracce, cappellini e fazzoletto colorato al collo. Uno di loro con la bandiera. E poi due o tre adulti. Tutti rigorosamente con i pantaloni al ginocchio di “vellutino”. Bimbi e bimbe mescolati. Inverno o estate. Sempre allo stesso modo. Se freddo con la giacca a vento, col sole in maniche di camicia arrotolate.
Sudati e macchiati di erba e fango; scomposti e appagati della scampagnata fatta sul monte pisano.
Erano gli scout.
Li guardavamo incuriositi di là dai vetri della Botteghina, il bar del paese. Noi che avevamo addosso “i vestiti della domenica” che la nostra mamma a sera riponeva fino alla settimana dopo. Il nostro cappottino tenuto “come le cose sante”.Noi che ci vestivamo bene per andare in città, credendo che i ragazzi là a Pisa, stessero sempre vestiti bene, anche durante la settimana.
Un gruppo di ragazzotti ogni domenica esplorava i sentieri montani dei paesi del lungomonte gentilizio.
Bandiera e divisa, quasi fossero un drappello di assedianti in ricognizione sul territorio.
-"Ma la domenica non vanno al cinema, o a vedere il Pisa all’Arena Garibaldi?".- chiedeva qualche adulto.
Qualcun altro aggiungeva - "Son bambini vestiti da cretini, e gli accompagnatori, cretini vestiti da bambini”
Ignoranza della provincia, dura a morire. Battutacce grevi, che a me non facevano ridere.
“W gli scout che salvan la formica-ica” diceva la strofa di una canzone di un po' di tempo fa… .
E noi che invece catturavamo lucertole e riempivamo secchi di girini. Maledetti.
E loro già a difendere l’ambiente, in tempi non sospetti; per statuto.
E quei bimbotti là di domenica, sugli scalini ad aspettare il pullman, incuranti se la Juve aveva vinto o no. E noi che non andavamo da nessuna parte se non era terminato “Novantesimo minuto”. E poi cinema e dopo ancora, primo tempo della partita di serie A sempre al bar, prima della cena.
Altri tempi. I dieci chilometri che separavano Molina di Quosa dalla città erano una distanza siderale.
Provincia profonda e semplice allora; e anche i ragazzi benestanti se volevano campare nel gruppo dovevano adeguarsi alle regole del bar, del flipper e del “biliardino; e guai chiamarlo calciobalilla, perché potevi toccare un “nocchino” d’ordinanza.
Poi magari i pochi nostri amici locali più ricchi, d’estate sparivano un mese. I genitori li portavano controvoglia al mare a Viareggio. Ma al ritorno le regole erano quelle dei figli del popolo. E loro lo sapevano e ci invidiavano. Noi che facevamo le vacanze al mare “su e giù” a Torre del lago, col pranzo al sacco in pineta.
E poi via, a scorrazzare con le bici o i motorini. E a montare in cima agli alberi più alti, violando le ville dei nobili, saltando muri alti tre metri, a cercar galletti per una salsa buona o a razziare cocomeri, regolarmente tassellati. E il bagno in Serchio o le partite di pallone ai giardinetti, con la guardia del comune che ci requisiva il pallone e avvisava i nostri genitori.
Crescevamo allo “sciaverno” come amava dire mio padre qualche anno dopo, rievocando. Senza regole,né capi.
Qualcuno era anche bravo a studiare e poi si è visto, ma farlo non era un assillo. Tutti ce la siamo cavata comunque. Qualcuno si è laureato, altri che non l'hanno fatto, oggi sono bravi lavoratori. Una laurea della vita comunque l'hanno conseguita. Paese allo stato puro, che non abbandona nessuno.
Quei gruppi di ragazzi però,che passavano da Molina la domenica, così diversi da noi e dalle nostre bimbe, a me piacevano.
Un giorno mi capitò di parlare con una bimba dai capelli rossi, che riempiva la borraccia alla fonte sotto i platani in piazza. _Ciao come ti chiami?-mi chiese. Io mi sentii avvampare, risposi il mio nome e gli chiesi se erano arrivati fino a Quattroventi. Lei mi disse di no, -Solo sopra Ciapino- aggiunse, poi mi disse il suo nome e mi salutò. Poche parole. Tenni quella bimba nel cuore qualche settimana e stetti alcune domeniche ad aspettarla, facendo la posta alla fermata del pullman delle “cinque e venti” per Pisa. Non capitò più. Mi dispiacque molto. Mi era piaciuto come mi aveva salutato. E il suo sorriso…
Avevo sì e no dodici anni. Era facile allora farmi battere il cuore più velocemente.
Diciamo la verità,erano carini gli scout che passavano da Molina ogni domenica e sotto sotto li invidiavo. Mi piaceva la loro eleganza, quell’essere sudati non sgarbato, il gesto gentile, la bandiera. Ma anche la divisa ci intrigava, bella azzurra o color cachi; e i canti che facevano tutti insieme, nell’attesa dell’autobus. Mi ricordavano I ragazzi di via Pal, che avevo letto qualche anno prima.
In questi giorni 30.000 scout arriveranno a San Rossore. Spero siano carini come quelli che mi ricordo da bimbetto.
Contro questo raduno si sono levate critiche forti. Alcuni intellettuali hanno firmato un appello a tutela del parco. Altre soggetti autorevoli hanno preso le difese con forza evidenziando l'importanza dell'iniziativa. Non mi pare che porre qualche problema di tutela ambientale sia un'eresia.
Io non dubito sul fatto che i ragazzi saranno educati, né metto in dubbio il valore dello scoutismo, che in questi tempi bui è merce rara. Certo mi sembrano un po’ troppi. C’è da sperare che la natura resista, "che tenga botta".
E' certo che così in tanti non entrerebbero a sedere sulle scale del magazzino di Brandino ad aspettere il pullman a Molina di Quosa..
Ma non sarebbero nemmeno entrati tutti nel bar, come invece facevano quelli di allora, per comprare un gelato o una cioccolatina, o semplicemente a scaldarsi.
Questi giovani che arriveranno a San Rossore, "io non li aspetterò di là dai vetri del bar". Non riuscirei nemmeno a contarli, tanti sono.Auguro però a loro di stare bene
Nel parco tornerò, quando saranno partiti, passando dal cancello del Marmo, che è un varco per gli indigeni che hanno a cuore la bici o le camminate.In silenzio e in pochi.Per "fare a capirsi", oggi così difficile.
Ah, al raduno si dice che venga anche Renzi … ma non il Papa. Mica si può avere tutto.
Qualcuno dice che l’iniziativa potrebbe essere "giocata" politicamente dal presidente del consiglio. Vedremo!Oggi è così di moda apparire che non mi meraviglierei. E poi Renzi era scout, No?
A me invece piace sognare e lo faccio sperando che fra quei 30.000 ci sia quella ragazzetta di oltre quarant’anni fa ho incontrato alla fonte del mio paese, rossa e con le lentiggini, che mi salutò con un sorriso.
E sogno che al parco e alla natura sia regalato un sorriso come quello che mi fece allora.
Di di una cosa però sono certo. Se quella bimba c’è, oggi avrà oltre cinquant’anni come me, e indosserà sicuramente i calzoni corti blu di vellutino, come tanti anni fa, che mi facevano tanto ridere e non mi sarei mai messo.
Io che la domenica a quei tempi, indossavo pantaloni a quadrettini, imitazione "Clan di Celentano". Altro che pantaloncini di velluto a righine......
Maledetta e meravigliosa provincia, che non mi sono mai tolto di dosso.