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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Bilie a Bodda

19/8/2014 - 16:13


BILIE

Lett: BILE. [Liquido secreto dal fegato, utile per la digestione, che si raccoglie nella vescichetta biliare (cistifellea o colecisti)].

Il fegato è stato sempre considerato dal popolo l’organo che in maggior misura risente delle disgrazie e degli affanni personali.

Rovinarsi il fegato” o “rodersi il fegato” sono modi di dire ancora oggi molto in uso per indicare il trovarsi in una cattiva situazione, in un periodo conflittuale, in qualche difficoltà.

Da questo sicuramente deriva “prendersi le bilie” “crepare dalle bilie”.

In senso lato indicava anche occuparsi o preoccuparsi per qualcosa: “’un ti prende tante bilie!” era un esortazione a lasciar perdere, a non occuparsi di quella faccenda, non tanto come segno di rispetto per non avere preoccupazioni inutili, quanto una vera e propria esortazione ad occuparsi dei fatti propri. 

 

BISCHERO

Lett: BISCHERO. [Sciocco, semplicione, babbeo, ingenuo].

O bischero” “non fare il bischero” “sei proprio un bischero” sono frasi ancora in uso con questo termine non dispregiativo, usato al posto di scemo, vocabolo sicuramente più offensivo.

L’aggettivo ha una sua origine, deriva infatti dalla famiglia fiorentina dei Bischeri, che abitava in prossimità della zona dove sorge attualmente il Duomo di Firenze. La famiglia, facoltosa, possedeva vasti terreni e numerosi fabbricati che il Comune chiese di acquistare proprio per la costruzione del Duomo. La famiglia Bischeri però si rifiutò di vendere al prezzo offerto dal Comune. Una notte un grande incendio distrusse tutti gli immobili della famiglia che fu costretta a cedere così gli immobili al Comune per un prezzo molto inferiore a quello offerto in precedenza.

Da questo episodio storico prende origine il termine bischerata, con cui si intende il compiere una cosa sbagliata, una cazzata o una cavolata per usare altri termini dialettali, od anche di poco valore: “ho fatto una bischerata” per dire di avere sbagliato o esagerato, di avere fatto una sciocchezza ; “costa una bischerata" per affermare che non costa molto, o ancora “è una bischerata” per affermare che è una cosa facile, di poco conto, di poco valore.

Questa parola, bischerata, è oramai entrata nel parlare comune di molti italiani, o per lo meno tutti ne conoscono appieno il significato, e si può considerare un esempio tipico di diffusione nazionale di un termine prettamente regionale. Ciò è dovuto essenzialmente alla grandezza di un personaggio scomodo ma straordinario come Indro Montanelli (1904-2001), toscanaccio di Fucecchio che spesso ne faceva uso, se non nei suoi articoli, molto spesso nelle sue acute e corrosive esternazioni che lo fece diventare a ragione la coscienza civica degli italiani.

Bischero è anche uno dei tanti nomi dell’organo genitale maschile, in questo caso tuttavia con un significato piuttosto innocente e gentile, quasi privo di sfumatura sessuale, ben lontano da termini più maschi, rozzi e significativi. 

 

BOBBE

Lett: nc.Capelli alla bobbe. Era un tipo di acconciatura in cui i capelli venivano lisciati e pettinati tutti all’indietro. Per farli stare in ordine veniva molto spesso usata la brillantina : olio mescolato a sostanze aromatiche per ungere e far brillare i capelli. Ne esisteva anche una formulazione in pasta, solida e appiccicosa, che riusciva a rendere docili anche le ritrose più ribelli, come quella eccezionalmente resistente del Ghiaccio (Sergio dell’Antonelli, felice nonno a Massa).

Probabilmente era una moda legata all’acconciatura di un qualche famoso Bob (forse Robert Taylor), divo americano che aveva ispirato, come sempre, anche la nostra gioventù di quegli anni, sempre ansiosa di novità.

BOCCALONE

Lett: BOCCALONE. [Chi ha la bocca troppo larga, maldicente, ma anche bambino che piange molto e spesso].
In dialetto è utilizzato specie con quest’ultimo significato, per indicare cioè un bambino che piange in continuazione, in circostanze normali, per motivi banali. Attualmente un po’ in disuso.
In maremma significa invece credulone e, riferito ad una femmina, indica una donna che affronta volentieri argomenti piccanti.
 
BOCCONE DEL PRETE

Lett: BOCCONE DEI PRETI. [La parte posteriore del pollo].
Riguardante tutti i volatili, è la parte posteriore dell’animale dove si trovano le ghiandole responsabili del sapore di selvatico (servatio), che sono accuratamente eliminate durante la pulitura. Sconosciuta è l’origine di questo modo di dire ed in lingua italiana ne esiste anche una versione gerarchicamente superiore, tale BOCCONE DI CARDINALE (letterale) per indicare un cibo squisito.
 
BODDA
Lett: ROSPO. [Anfibio senza coda, notturno, col corpo coperto di sporgenze, la più grande dietro gli orecchi, secerne un umore d’odore sgradevole e vive in luoghi umidi].
Ne esiste una varietà detta BOTTA (bufo vulgaris) da cui probabilmente deriva il termine dialettale, usato al femminile. Si vedono ogni tanto sulle strade, specie nelle giornate piovose, ed i ragazzini un tempo ci giocavano stuzzicandole e cercando di fargli fare lo sprillo, o la pisciata, come si chiamava l’emissione forzata del loro umore puzzolente.
La bodda è protagonista di uno dei più famosi proverbi toscani che recita:
La bodda per ‘un chiede ‘un ebbe ‘oda”.

 

FOTO

Un giovane Petri Maurizio, migliarinese all'estero che vive a Salonicco, chiamato affettuosamente (dagli amici, di nascosto) Petropulos Cinziakis

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