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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
RICORRENZA
Pietro Germi

14/9/2014 - 9:33


Il regista italiano Pietro Germi nasce a Genova il 14 settembre 1914.

Inizia la sua carriera di attore a 25 anni comparendo nel film "Retroscena" (1939), in cui lavora anche come co-sceneggiatore.

Due anni dopo recita nel film "Gli ultimi filibustieri" (1941), poi in "Montecassino nel cerchio di fuoco" (1946). Intanto approfondisce le sue competenze studiando a Roma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove segue i corsi di regia di Alessandro Blasetti.

Il suo esordio alla regia avviene nel 1945 con "Il testimone". Poi arrivano "Gioventù perduta" (1947) e "In nome della legge" (1949, con Massimo Girotti); questo'ultimo è uno dei primi film italiani sulla mafia e consacra Germi come autore e regista.

Dopo il "Il cammino della speranza" (1950), film che gli vale anche riconoscimenti internazionali, e dopo "La città si difende" (1951), la carriera di Pietro Germi subisce un arresto. Almeno dal punto di vista della critica specializzata. Il pubblico continua a simpatizzare con il regista che manterrà sempre con chi lo segue un rapporto privilegiato.

Gira "La presidentessa" (1952) e nello stesso anno "Il brigante di Tacca del lupo" (interpretato da Amedeo Nazzari). Seguono "Gelosia" (tratto dal romanzo di Luigi Capuana), "Il marchese di Roccaverdina", che dieci anni prima era stato portato sul grande schermo da Ferdinando Maria Poggioli; nel (1953) Germi lavora ad uno degli episodi del film "Amori di mezzo secolo".

Dipo quasi due anni di inattività torna nel 1955 con "Il ferroviere", una delle sue opere più intense nonchè riuscite, tanto che verrà considerato uno dei suoi capolavori.

Suoi lavori successivi sono "L'uomo di paglia" (1958) e "Un maledetto imbroglio" (1959), altro capolavoro di Germi tratto dal romanzo "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda: di fatto si tratta di uno dei primi esempi di poliziesco italiano, apprezzato - tra gli altri - da Pier Paolo Pasolini.

Nel 1961 Germi spiazza pubblico e critica dando alla sua carriera una svolta imprevedibile: comincia a girare commedie pungenti, satiriche e grottesche.

In questo ambito il suo più importante e ricordato lavoro è "Divorzio all'italiana" (1961, con un indimenticabile Marcello Mastroianni insieme all'adolescente Stefania Sandrelli); il film è incentrato sul delitto d'onore ed è scritto con Ennio De Concini e Alfredo Giannetti. Riceve due nomination all'Oscar: una per la miglior regia, un'altra a Mastroianni come miglior attore, e riceve una statuetta per il miglior soggetto e sceneggiatura originale, oltre ad altri prestigiosi riconoscimenti. Il titolo del film ha ispirato poi il nome proprio di quel tipo di commedia che è stata prodotta in Italia nel periodo appena successivo, nota appunto come "commedia all'italiana".

Con "Sedotta e abbandonata" (1964) Germi torna per l'ultima volta a girare in Sicilia, regione a cui il regista ligure si è legato in modo particolare.

Il 1965 è l'anno di "Signore e signori" (con Virna Lisi e Gastone Moschin), satira sull'ipocrisia borghese di una cittadina del Veneto, girato a Treviso. "Signore e signori" vince la Palma d'Oro al Festival di Cannes (ex aequo con "Un uomo e una donna", di Claude Lelouch).

Germi Dirige poi la coppia Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli in "L'immorale" (1967), discreta pellicola ispirata - almeno così sembra - alla vicende personali di Vittorio De Sica.

Nel 1968 ottiene uno strepitoso successo di pubblico con "Serafino", interpretato dallo straordinario Adriano Celentano. Nel 1970 è la volta di "Le castagne sono buone", con Gianni Morandi: per molti questo sarebbe il punto più basso della carriera del regista.

Il suo ultimo film è "Alfredo Alfredo" (1972, con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli). Inizia a lavorare allo straordinario progetto "Amici miei", che deve però abbandonare perché sofferente di cirrosi epatica. Cederà la regia di "Amici miei" all'amico Mario Monicelli.

Pietro Germi muore a Roma il 5 dicembre 1974. Il film "Amici miei" uscirà nelle sale l'anno seguente 1975 e sarà a lui dedicato.

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