Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La Voce del Serchio arricchisce il proprio vocabolario ospitando il Gruppo di San Rossore e avviando una collaborazione con questa Onlus impegnata da alcuni anni sui temi ambientali.
http://www.grupposanrossore.it/
L'anima di questo gruppo è Renzo Moschini che ha un'autentica "passionaccia per i parchi".
Il DNA del Parco
L’avvio, già prima della istituzione delle regioni, ma soprattutto dopo le politiche ambientali incentrate su nuove leggi e normative, ha inciso in misura determinante nel governo del territorio anche nelle aree urbane. Ciò è avvenuto però con notevoli differenze tra regione e regione e anche nell’ambito delle stesse regioni.
Enrico Rossi nel suo ‘Viaggio in Toscana’ riferendosi alla stagione della giunta Bartolini ricorda, ad esempio, con la figura di Adrio Puccini sindaco di Santa Croce sull’Arno, la più significativa esperienza -sicuramente tra le prime in Italia- per rimediare agli effetti rovinosi dell’inquinamento della zona dell’industria del cuoio che ormai aveva raggiunto anche il nostro litorale.
Ricordo bene come l’impegno della provincia permise di raccordare l’iniziativa dell’area del cuoio con il litorale marinese dove era stata promossa una forte protesta contro l’inquinamento dell’Arno e quindi del nostro litorale.
Vuol dire pure qualcosa se, ad esempio, tra le realizzazioni della giunta comunale di Fausta Cecchini nel 1969, la istituzione a Marina di una spiaggia libera fu considerata tra le più importanti insieme al piano con cui fu predisposto a Ospedaletto uno spazio attrezzato per insediamenti economici e commerciali vari ‘sottratti’ alla speculazione edilizia. D’altronde è da quegli anni che il comune comincia a diventare protagonista di scelte e politiche non più lasciate unicamente al privato; ricordo ad esempio l’incontro con Ponti su Tirrenia.
Ma non meno significative in rapporto alla città, furono le iniziative per i Monti Pisani che registrarono una importante collaborazione –vedi il Museo della Certosa di Calci- con l’Università e ovviamente con i rispettivi comuni.
Con le politiche ambientali che entrano per la prima volta nel circuito istituzionale fino ad allora riservato esclusivamente a strutture tecnico –burocratiche ministeriali, anche le politiche locali, specie in Toscana dove il ‘campanilismo’ imperava, devono allargare i loro orizzonti.
Ne derivò una accresciuta e nuova collaborazione intercomunale a cui concorsero significativamente e in misura determinante le province.Sono gli anni in cui, prima, per iniziativa di Italia Nostra, e poi anche e soprattutto per una certa politica, prende corpo la ‘battaglia’- è il termine giusto e per niente retorico- per la istituzione del parco di San Rossore.
Sono anni che precedono la istituzione delle regioni per cui il PCI presenta una proposta di legge per la istituzione del Parco nazionale di San Rossore che poi lascerà il posto a quello regionale che seguirà di poco quello della Maremma.
Detonatore della vicenda che assumerà fin dalle prime battute un rilievo e una portata nazionali, è il progetto Salviati che avrebbe di fatto cancellato un ambiente straordinario e unico a cerniera tra Pisa e la Versilia. Antonio Cederna ne sarà il vessillifero nazionale a cui si uniranno via via altre autorevoli voci politiche, culturali e giornalistiche.
Vecchiano sarà il motore politico e istituzionale di una mobilitazione che segnerà anche sul piano nazionale in maniera indelebile la nascita del parco. Qui infatti, come forse in nessun altro territorio pure impegnato nella istituzione di aree protette, risalterà rispetto anche ad una consolidata tradizione storica l’impronta –diciamo pure il DNA- antispeculativa che specie sulle coste faticava ancora a contrastare fenomeni rovinosi, a cui solo la legge sul mare dell’82 avrebbe cercato di porre argine.
La sezione del PCI raccolse ben 13.000 firme di cittadini a sostegno della istituzione del parco che se non ricordo male riuscì prima solo agli amici del Parco del Ticino Lombardo primo parco regionale istituito in Italia; insomma buon sangue non mente.
E vale la pena di ricordarlo non solo come dovuto riconoscimento a chi allora seppe andare controcorrente ma perché non lo dimentichino coloro che oggi quando sentono parlare di parco storgono la bocca e cianciano sui radical chic.
Naturalmente risultarono preziosi dibattiti e riflessioni che via via erano andati maturando anche nelle istituzioni locali.
Del comune ho già detto, ma ricordo anche alcune discussioni in Consiglio Provinciale del presidente Maccarrone e il prof Favilli, che dopo avere diretto il Centro Avanzi di San Piero sarebbe divenuto Rettore della nostra Università, sul ruolo della tenuta di San Rossore che solo con la sua presenza contribuiva a garantire alla città aria salubre.
Discussione niente affatto ‘accademica’ perché, anche personalità pisane come l’ex sindaco di Pisa Italo Bargagna, propendevano per insediamenti sia pure non speculativi in tenuta. C’era quindi un retroterra culturale non trascurabile ma si trattò comunque di una svolta con effetti politici dirompenti.
Il comune di Vecchiano boccia il PRG voluto dal sindaco socialista, mette in crisi la giunta, il PCI pisano assicura il suo sostegno agli amministratori locali e alla locale sezione di partito il che non avvenne certo senza polemiche e contrasti che non impediranno tuttavia di portare a casa un risultato importantissimo che sarà sanzionato nel 1979 con la istituzione del Parco regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli.
Già la definizione dei confini del parco farà emergere aspetti e problemi che con il piano Cervellati assumeranno una più precisa e chiara fisonomia.I centri abitati e specialmente urbani dovranno essere inclusi o esclusi?
Ricordo le discussioni anche a cose concluse che seguiranno anche in anni successivi, ad esempio con l’editore Lischi che fin da i tempi di ‘Italia Nostra’ riteneva più che sufficiente oltre alla pineta dei Salviati la Tenuta di San Rossore.
I 24.000 ettari a cui si pervenne comprendevano una ampio territorio della città di Pisa che da allora risultò tra le più ampie incluse in un’area protetta.
Ma questa estensione di cui un terzo era territorio agricolo era connotata anche da una presenza delle acque notevole e diversificata.
Il Lago di Massaciuccoli che ben pochi conoscevano assunse un rilievo assolutamente inedito con il Serchio che sarebbe poi diventato Bacino Idrografico sperimentale nazionale con l’Arno con sue golene, con lo sbocco al mare e con il Canale dei Navicelli e i suoi raccordi con Livorno. Non è infatti un caso che già nella legge sul mare, la n° 979 del 1982, ossia 9 anni prima della legge quadro sui parchi del 1991, figurasse la riserva marina della Meloria che sarebbe poi approdata al nostro parco qualche decennio dopo.
Mai più appropriata fu la definizione del nostro parco come ‘parco delle acque’.Un parco che a tanti anni dalla sua istituzione possiamo tranquillamente e correttamente definire come innovativo rispetto ad una tradizione che lo voleva incentrato prevalentemente su territori naturali. Concezione che in ‘Uomini e Parchi’ di Valerio Giacomini e Valerio Romani sarebbe stata revisionata, tanto è vero che alcune critiche al piano Cervellati arrivarono da una parte di ambientalisti, che gli rimproverarono proprio la ‘troppa’ attenzione al paesaggio e alla storia rispetto alla natura.
E non è certo un caso, che parte di questo ambientalismo avrebbe preso le distanze dal libro di Giacomi che polemicamente fu ribattezzato ‘Uomini O parchi’ perché concedeva troppo spazio e ruolo alle comunità locali a partire da quelle agricole.
Non mancò, quindi fin dall’avvio della gestione del parco, un confronto serrato e impegnativo che tuttavia non impedì una collaborazione stretta tra le istituzioni comunali e provinciali delle due province, le rappresentanze ambientaliste e con gli ambienti universitari, tanto più che i parchi toscani furono affiancati da un comitato scientifico rappresentantivo delle 3 Università Toscane e della Scuola Sant’Anna.
Un libro della Collana dell’ETS sulle aree naturali protette ‘Un quarto di secolo speso bene per l’ambiente’ pubblicato in occasione del venticinquennale del parco ripercorre con ampia documentazione e testimonianze dei molti e diversi protagonisti questo percorso che conserva una attualità su cui varrebbe la pena di riflettere anche oggi che sui parchi e il loro destino, circolano fin troppe banalità e posizioni politiche e istituzionali gravi e pericolose.
Renzo Moschini