Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
«Uscite da' vostri alberi, o pietose Amadriadi, sollicite conservatrici di quelli, e parate un poco mente al fiero supplicio che le mie mani testé mi apparecchiano. E voi, o Driadi, formosissime donzelle de le alte selve, le quali non una volta ma mille hanno i nostri pastori a prima sera vedute in cerchio danzare all'ombra de le fredde noci, con li capelli biondissimi e lunghi pendenti dietro le bianche spalle, fate, vi prego, se non sète insieme con la mia poco stabile fortuna mutate, che la mia morte fra queste ombre non si taccia, ma sempre si estenda più di giorno in giorno ne li futuri secoli, acciò che quel tempo il quale da la vita si manca, a la fama si supplisca.»
Esattamente 510 anni fa a Napoli Iacopo Sannazzaro faceva nascere la sua opera “Arcadia” dove scriveva queste parole e pochi anni dopo nasceva a Migliarino la nostra “Casa “ di Driadi festose e Amadriadi lamentose.
Le amadriadi erano le ninfe delle querce (dryas in greco) e morivano con esse mentre le driadi vagavano libere nei boschi.
Vagando dopo il temporale per il nostro bosco l’odore forte nobile della resina dei pini si mescola nelle narici con quello dolce effimero della mentuccia calpestata e un lamento entra nelle orecchie con il noto sibilo del vento, mentre nel cuore si trasforma in un pianto: saranno le Amadriadi delle querce uccise dal ciclone?
Corri allora là dove vi è la madre di tutte le piante, quella che non ha età e quindi dici che non può morire, e mentre ti avvicini i lamenti aumentano, gli odori si rafforzano e arrivi a vedere quello che pensavi di non arrivare mai a vedere.
Squarciata dilaniata violata in ogni ramo la Grande Quercia è morta e ti dice, lo senti chiarissimo, che non è stato il vento a ucciderla, ma neanche solamente la troppa età, semmai l’abbandono, o meglio la mancanza, di ogni possibile cura, lo scempio del suo territorio e si duole di non potere più offrire i suoi prodotti, come ha sempre fatto per centinaia di anni: ghiande a daini e cinghiali, ospitalità a ghiri scoiattoli e uccelli, legna a contadini e braccianti.
Mentre una corona di felci saprofite che le hanno da sempre fatta compagnia senza mai sfruttarla sembra la onorino, la Quercia , con il cuore rotto, rende tutta sé stessa al Bosco disgregandosi in materia fragile e fibrosa, cibo per formiche e funghi e lascia a ricordo di sé la base del suo maestoso tronco alla quale è sicura che altri bambini si uniranno tentando di abbracciarla come hanno fatto i loro padri e i loro nonni e bisnonni.
Addio Grande Amica, basteranno foto e filmini a ricordarti?