Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questa settimana sembra non finire mai, c’è dentro dolore e disperazione, rabbia e senso di impotenza. Una settimana segnata da eventi diversi tra loro, ma forse uniti da un filo che disegna un punto interrogativo gigantesco, perché non si capisce più niente, tra le mani ci rimane solo il nostro quotidiano e forse è da lì che dobbiamo ripartire? Forse il vero cambiamento che tutti proclamano a gran voce parte proprio da ognuno di noi? Non lo sappiamo ce lo domandiamo, guardandoci intorno smarrite e spiazzate.
La prima notizia è quella del fallimento del tentativo, tra governo, azienda e parti sociali, di risollevare il destino dell’acciaieria di Terni e così altri 550 operai saranno messi in mobilità, che se non cambia niente, diverrà licenziamento. Non è certo la prima ed unica triste vicenda del siderurgico italiano: la Ilva di Taranto, la Lucchini a Piombino e purtroppo il fenomeno non riguarda solo questo settore, ma tanti altri…ci vengono in mente Termini Imerese, con il suo tavolo di trattative lungo 5 anni e per ora senza soluzione, se non lo spettro del licenziamento per 1100 lavoratori, compreso l’indotto; leggiamo e rileggiamo i dati di un importante quotidiano… Nel 2013 in Italia hanno chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo scorso anno su tutto il territorio nazionale si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita del 54% rispetto al 2009; di fatto in cinque anni sono sparite dalla mappa nazionale 59.570 imprese………(cit.)
Rimbalza alla mente la parola “jobs act”, sarà che l’abbiamo sentita tanto in questi giorni, un vero tormentone che tradotto alla lettera, dovrebbe significare: piano per il lavoro, in pratica una presunta riforma sul mondo dei lavoratori e sulla loro pelle, tanto che la votazione al senato è stata fatta sulla “fiducia” e pare che ciò avverrà pure alla Camera.
Così è ridotta oggi la nostra democrazia, così è il livello di coinvolgimento e partecipazione di tutte le parti interessate.
Poco importa se l’articolo 1 della Costituzione italiana recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro …”. Il lavoro vi è assunto, cioè, come valore costituzionale essenziale. La Costituzione ne riconosce, ne tutela e ne indirizza: il valore economico (il lavoro inteso come mezzo di soddisfazione dei bisogni umani) negli articoli. da 35 a 40; il valore sociale (il lavoro inteso come ambito nel quale contribuire al bene comune e ottenere un riconoscimento sociale) nell’articolo 4, che sancisce il diritto/dovere al lavoro; il valore personale (inteso come spazio per la valorizzazione del talento individuale e per la realizzazione personale) ancora nell’articolo 4 che tutela le scelte del lavoratore e la sua elevazione formativa e professionale.
Il lavoro è dunque il fondamento del nostro vivere civile, il fondamento della realizzazione personale di ciascuno di noi, il fondamento e la fonte principale per la soddisfazione dei nostri bisogni.
Ma è ancora così? Si dice che siamo ancorati ad un vecchio mondo, dobbiamo lasciare gli ormeggi e andare …ma dove? Alla cieca? E intanto giocando con le parole ricordiamo che precario deriva etimologicamente da prece (preghiera) e significa ottenuto per preghiera, per grazia dunque e non per diritto.
La seconda notizia è quella del ragazzo di Napoli…non riusciamo neanche a scrivere cosa è accaduto, tanto è lo sgomento per lui in ospedale, la vittima, ma di più per i suoi carnefici. E da genitori, da educatori a diversi titoli ci domandiamo come sia possibile dire che era un gioco? E di nuovo tornano le parole e il loro significato, un gioco è qualcosa di divertente, questo non è un gioco, è una crudeltà, è anaffettività. Fa paura e vergogna questo episodio, fa paura pensando ai nostri figli, pensando a noi come genitori, ci richiama alle nostre responsabilità.
Ti spacco in due perché sei grasso.
Faccio la sentinella perché sei gay.
Ti apro la pancia perché sei donna.
Ti taglio la testa perché sei il nemico.
Ti cavo gli occhi perché sei matto.
Ti strappo le braccia perché sei disabile.
Ti strappo il cuore perché sei umano.
Ti strappo il cuore perché sono morto dentro e devi morire anche tu.
(Barbara Garlaschelli)
non ci siamo fatti mancare neanche le sentinelle in piedi... ma non dovevamo lasciare gli ormeggi e navigare verso il nuovo mondo? Sarà mica finita l'acqua?
E la battuta sull'acqua ci richiama Genova e quello che sta passando in questi giorni, si è già scritto qui poche settimane fa delle bombe d'acqua e del rischio idrogeologico, della mancanza di tutela dei nostri territori, e siamo ancora qui, coi piedi nel fango.
Genova 2011/2014: in mezzo, il blocco, da parte della burocrazia, dei soldi già stanziati per i lavori di prevenzione.
L’unica buona notizia è quella del Premio Nobel a Malala Yousafzai, e all'attivista indiano Kailash Satyarth. "Il premio Nobel per la Pace - dice Malala - non credo che sia stato dato solo a me, ma a tutti i bambini che non hanno voce, ecco perché parlo a nome loro"… “Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite.”… Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo.
Ecco il vero filo rosso da annodare, tessere e usare per tramare e disegnare mondi nuovi, scenari futuri…il filo dell’educazione e della formazione personale.
“I cittadini di un Paese democratico non sono l’effetto del caso ma sono il risultato di un processo educativo”.
Non serve a nulla dunque affermare che questi episodi sono una vergogna perché questa vergogna l’abbiamo provocata noi, dice Lorella Zanardo…e le vergogne sono tante, ma le soluzioni hanno un solo comun denominatore la formazione, l’educazione e l’istruzione, la ricerca…per attrezzarci, per essere consapevoli, per difendere e difenderci, per chiedere ed esigere, per lottare, per vivere...
le vergogne ci sono, le soluzioni vanno cercate e costruite e servono pensieri e idee per farlo, persone e idee che viaggiano su persone, su esseri umani…l’umanità, appunto, declinata in tutti i suoi versi. Questa è la meta del viaggio.