Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ho risistemato la mia vespa PX 150 a miscela.
Mi porto sempre dietro l'olio in una tanichetta. Miscelare artigianalmente benzina e olio lo vivo come un atto d'eroismo. Vedessi come i benzinai mi aiutano nel "fabbricare" il carburante. Sono solidali, romantici, tornano anche loro più giovani. Il mezzo è del 1982.
Un ex meccanico che sapeva dove mettere le mani l'ha rimessa al pezzo e poi è stata tirata al lucido. Ritinta rosso fuoco. È bellissima.
Sono affezionato alla mia Vespa, anche perché prima di me, i proprietari sono stati due fra i miei amici più cari di Molina di Quosa.
Il primo allora lavorava alla Piaggio; la prese e se ne liberò dopo poco tempo passandola al secondo, che dopo un anno l’abbandonò, perché, come accade nella vita, si invaghì di un “mostro” che allora andava di moda. Mi pare fosse un KTM o quella roba lì. Una moto senza cuore. Si lasciarono presto. La vespa così passò a me, che l’avevo amata fin da quando l’avevo vista la prima volta. La comprai di terza mano, ma praticamente nuova. Aveva fatto duemila chilometri. Fu amore a prima vista. Ormai sono 32 anni che stiamo insieme.
Ha cambiato tre colori, carta da zucchero all'uscita dalla fabbrica, bianca intorno agli anni novanta, e ora rossa, per la precisione "rosso Ferrari". Ma il fisico è quello di sempre. La vespa pare non invecchiare mai, né ti abbandona. Tutti sanno cambiare una candela o mettere le marce anche se la frizione è rotta. Solo tu puoi lasciarla e chi lo fa, la rimpiange tutta la vita.
Con la vespa ho scorrazzato per tutte le isole più belle, fin da quando l'ho conosciuta.
E raggiunto luoghi impensabili che mai avrei pensato. L’ho caricata di zaini e sacchi a pelo decine e decine di volte.
Erano glia anni ottanta. Poi per un periodo è rimasta ferma in garage, ma non ho mai pensato di lasciarla nelle mani di altri, anche se tutti l’hanno guidata.
Averla messa a nuovo è una cosa che andava fatta. Un atto dovuto di responsabilità verso un mezzo che ha fatto la storia delle due ruote.
Ora pare davvero ringiovanita e porta in giro l'aria della ragazza spensierata.
Ultimamente, su suggerimento di un giovane vespista amico mio, ho sostituito il grande parabrezza invernale, con un "parabrezzetto" estivo che la rende davvero più sbarazzina.
Nei mesi estivi ho ritrovato grandi passioni dimenticate, macinando centinaia di chilometri.
Mai tanti però come quelli percorsi dal grande Giorgio Bettinelli.
Ho finito da poco di leggere il suo libro: In vespa da Roma a Saigon, Feltrinelli editore.
Avvincente. Un omaggio a tutti i vespisti del mondo. Il racconto di un viaggio fatto nel 1993.
Bettinelli, classe 1955, giornalista, musicista e avventuriero, ma soprattutto curioso della vita, in sella alla vespa ci fa conoscere attraverso i suoi libri "mondi lontanissimi"elencati da una prospettiva inusuale e col vento in faccia.
Cliccate il suo nome su Google e vi apparirà di tutto.
È mancato presto. Era in Cina e un malore, nel 2008, l'ha sottratto alla sua bellissima vita. Aveva sposato una cinese incontrata durante uno dei suoi viaggi on the road.
A questo uomo delle meraviglie è dedicata “la rimessa in pista” della mia vespa.
Intanto vi propongo un'anticipazione del suo primo libro.
Scrive questo pezzo, appena arrivato in Vietnam e dopo un viaggio di sette mesi attraverso Grecia,Turchia, Iran, Pakistan,India, Bangladesh e una serie di peripezie fra Birmania,Thailandia, Cambogia, Laos e Vietnam. 24.000 chilometri!!!
Parla di un giovane vietnamita addetto all'ambasciata italiana, con cui ha fatto amicizia e che lo accompagna per Ho Chi Minh City.
"Pochi giorni prima (che Saigon si arrendesse), Tanh aveva compiuto ventisette anni e la resa fu il suo regalo. Per tre settimane aveva vissuto come una talpa nei cunicoli e nelle gallerie sotterranee di CuChi, vicino a Saigon; per mesi era stato nella jungla, senza cibo,sotto una pioggia incessante,incespicando nelle risaie sui corpi maciullati dei suoi compagni, strappando con un grido di rabbia, le piastrine dal collo dei militari americani che aveva ucciso.
Tanh era uno di quei vietcong che in molti film americani sono rappresentati come bertucce isteriche e crudeli, stupide fino all'inverosimile. Guardandolo mentre guida, col suo bel profilo color cuoio e una lunga cicatrice sullo zigomo, ascoltando il suo modo pacato di parlare e ricordando tutto quello che aveva fatto per me in quei giorni disinteressatamente, ripenso alla scena in cui De Niro, col trucco delle pallottole messe nel caricatore durante la roulette russa, fa secchi i suoi aguzzini ingenui e urlanti... E mi dico una volta di più che i vietcong non avrebbero mai potuto vincere una guerra che sulla carta era persa in partenza, se fossero stati come li descrive Il Cacciatore".
Leggete il libro. Libera la mente e fa venire voglia di fare un giro subito, anche se c’è maltempo. Perché un vespista non teme la pioggia e nemmeno il freddo. Il vespista va…