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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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SAPERE
L'impressionismo

22/10/2014 - 11:41


L’Impressionismo nacque a Parigi negli anni ’60 dell’Ottocento. Il 1862 fu l’anno in cui, nella capitale francese, iniziarono ad incontrarsi gli esponenti più importanti di questo nuovo stile pittorico. Il luogo di ritrovo era il Café Guerbois e i partecipanti Claude Monet, Auguste Renoir, Berthe Morisot, Alfred Sisley, Paul Cézanne, Frédéric Bazille ed Edouard Manet. Quest’ultimo era ascoltato con ammirazione dagli altri

Manet era un adepto della scuola di Bizot, studiava il Realismo ed era un appassionato delle nuove tecnologie. L’invenzione della fotografia, in particolare, aveva suscitato un grande interesse in lui e negli impressionisti, che vedevano un vantaggio pratico nel suo utilizzo ma anche un modo per approfondire la conoscenza della luce. Nello stesso periodo, la velocità con cui si sviluppa l’industria, permette di sperimentare, anche in campo artistico, nuove tecniche pittoriche. Anche le stampe giapponesi suscitano il loro interesse. Nel 1854, infatti, dopo circa 250 anni, l’isolamento che il Giappone si era autoimposto viene abolito e ricominciano fra il Sol Levante e l’Occidente dei proficui rapporti commerciali.

Sulla scia dei rinnovati rapporti, dilaga un interesse particolare per tutto ciò che proviene dal Giappone. E gli Impressionisti sono fra coloro che si appassionano alla cultura pittorica giapponese, traendo particolare ispirazione dalle stampe ukiyo-e.

Gli avvenimenti principali
Nel 1863, i quadri di Manet e Coubert vennero rifiutati dagli organizzatori del Salon, la mostra che si svolgeva ogni due anni al Louvre. Erano gli accademici dell’Académie des Beaux-Arts che definivano i canoni estetici della pittura, bollando come eretico tutto ciò che si distaccava da quei canoni. Ma Napoleone III si oppose a questa decisione: dovevano essere i visitatori a decidere che cosa rifiutare e che cosa celebrare. Venne allora organizzato il Salon des Refusés, il Salone dei rifiutati, in cui gli Impressionisti poterono esporre le loro opere. All’inizio, chi andava a vederli li giudicava degli strampalati ma in realtà erano riusciti a farsi notare e suscitare accese discussioni intorno alle loro opere.

Il loro gruppo presentava differenti stili e identità artistiche, ciò che accomunava gli esponenti era il rifiuto di soggetti e stili decisi dagli accademici e la necessità di dipingere la realtà per come era, prediligendo la pittura en plein air. L’esperienza del Salone dei rifiutati li spinse a costituire una loro associazione: la Société anonyme coopérative des artistes peintres, sculpteurs et graveurs (l’associazione anonima cooperativa di pittori, scultori e incisori) che realizzò la prima mostra nel 1874. Gli ispiratori e primi aderenti di questa associazione furono Monet, Renoir, Pissarro e Sisley. La mostra suscitò giudizi sia negativi che positivi; fra i primi spiccava quello del critico Louis Leroy che definì l’evento “la mostra degli impressionisti”. Il giudizio non era di ammirazione ma di dileggio e si riferiva al quadro di Monet “Impressione. Levar del sole”, esposto proprio in quella mostra. In seguito le mostre furono otto e i pittori che si poterono definire Impressionisti furono: Degas, Morisot, Cézanne, Monet, Renoir, Pissarro e Sisley.

Colore e stile
Gli scopi principali del gruppo erano: modernizzare l’arte, dipingere en plein air, rifiutare gli stili comuni, cambiare i soggetti e le tecniche pittoriche ufficiali, utilizzare colori puri. Gli impressionisti dipingevano paesaggi, nature morte e scene di vita quotidiana. La loro ricerca principale, oltre che rappresentare la realtà, era quella di imprigionare il cambiamento del colore. Per questo studiavano il mutare della luce durante il giorno, il modo in cui illuminava cose e persone e le teorie sull’utilizzo dei colori primari.

Ad esempio, sovrapponevano i colori complementari per aumentarne la luminosità e ogni oggetto veniva dipinto utilizzando il colore proprio dell’oggetto e il colore riflesso dall’ambiente circostante. Gli stili e i soggetti non seguivano un unico denominatore comune, ma ogni pittore seguiva un suo particolare percorso. Gli Impressionisti ottennero il meritato successo e il giusto riconoscimento agli inizi degli anni ’80, quando la loro pittura venne consacrata come una delle più originali e importanti del secolo.

 

 (Claude Monet, Impression, soleil levant, 1872)

 
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