Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Era un giorno di gennaio del 1963, lui era lì, a L’Avana. René Burri è in una stanza insieme a Letizia Berguist, una giornalista americana che lavora per la rivista Look, per osservare sul posto la revolución cubana. Stanza in penombra, finestra chiusa. Luci che fanno sentire il tiepido inverno vicino all’oceano. Eccolo lì, l’altro, legge dei fogli. Sa che le sue parole e le sue immagini faranno il giro del mondo. Che Guevara indossa la solita camicia militare e gli anfibi, ha trentacinque anni. Fuma il sigaro. La giornalista comincia l’intervista. René Burri comincia a scattare. Fissa le immagini del Comandante della revolución mentre accende il sigaro, mentre fuma, quando parla, prende le sue mani, ritrae i suoi gesti. Ma quando consegna il rullino alla Magnum cerchia di rosso l’immagine che gli interessa. Burri non lo sa, ma rimarrà per tutta la vita identificato in quello scatto.
La foto di Che Guevara con il sigaro in bocca sarà pubblicata sulla rivista nell’aprile 1963. Nel giro di pochi anni diventerà un manifesto. Sarà stampata sulle magliette. Diventerà l’emblema della rivolta studentesca del Sessantotto. Grazie a Burri quella foto diventerà un’icona del Novecento. Un messaggio che va oltre il Novecento. Eppure è una fotografia normale. Me lo immagino Burri. Sembra essere lì per caso. Prende la sua inseparabile compagna, la sua Leika, e clic: ecco che fissa in un attimo lo sguardo fiero di un giovane uomo che fuma il sigaro lasciando l’etichetta della marca. Una foto semplice di un momento in cui non succede niente, solo lo sguardo di un giovane rivoluzionario colto nell’attimo in cui lo sguardo un po’ si perde nel vuoto, un po’ si concentra e lancia una sfida. È una foto senza fronzoli, che coglie non l’attimo cruciale, ma un attimo minimo. Eppure è densa, sospesa tra il momento in cui il Che guarda il vuoto e immagina con gli occhi socchiusi l’avanti, il futuro.
È una foto appesa ai muri delle mille e una stanza in cui sono stato per le mille e una riunione a cui ho partecipato. Come nella stanzina in via XX settembre a San Giuliano, dove mio cugino Raffaele ha appeso un manifesto del Che con una sua celebre frase: “Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”. Stessa immagine e stessa scritta alla Libreria Feltrinelli di Pisa. Papa Francesco quelle parole le pronunciò a Buenos Aires in Plaza De Mayo all’inizio del suo pontificato.
Saluto con gratitudine il fotografo svizzero René Burri, scomparso qualche giorno fa a ottantadue anni. Ha lavorato a lungo per l’agenzia Magnum Photos. Nonostante il suo obiettivo avesse inquadrato il mondo, come testimonia il suo archivio donato al Museo dell’Eliseo di Losanna. Nonostante abbia fotografato Winston Churchill, Picasso, Le Corbusier, Giacometti, Fidel Castro, la guerra in Vietnam, i funerali di Kennedy e Nasser, Ingrid Bergmann e Ursula Andress, la realtà curda e mille e mille altre cose e persone, René Burri sarà ricordato per la foto del Che col sigaro in bocca e gli occhi di traverso.