Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose.
RIFLESSIONI NATE DALLA BRUTTA VICENDA DEL CORTEO ROMANO DELLE ACCIAIERIE DI TERNI
Ieri è stata scritta un’altra brutta pagina della storia italiana. Lo scenario è quello della Città Eterna: 600 persone sfilavano contro il licenziamento di 537 lavoratori delle storiche acciaierie di Terni.
Le acciaierie ternane nacquero ufficialmente il 10 marzo 1884 per dare seguito all’intenzione del governo italiano di disporre di una propria industria siderurgica, finalizzata soprattutto alla fornitura dell’acciaio necessario per le corazze delle navi da guerra. Una lunga e spesso travagliata storia quella delle acciaierie ternane, storia che le porterà a metà degli anni ’80 dello scorso secolo ad essere fra i primi cinque produttori mondiali di acciaio inossidabile. Dopo varie vicende societarie, con inevitabili passaggi di proprietà e cambiamenti nella denominazione della struttura, nel 1999 le acciaierie passano per il 90% alla TheyssenKrupp AG: il gruppo tedesco che nasce proprio quell’anno con la fusione dei colossi siderurgici tedeschi Theyssen Stahl AG e Friedrich Krupp AG (produttori dei migliori Panzer tedeschi durante la Seconda guerra mondiale).
Il completo controllo delle acciaierie ternane da parte dei tedeschi si realizza nel dicembre 2001. Nell’ambito di un processo di ristrutturazione aziendale, nel 2007 la TheyssenKrupp AG introduce una nuova struttura organizzativa, denominata Stainless Global, in cui fa confluire tutte le attività di produzione di acciaio inossidabile. La Stainless Global diventa nel 2011 un soggetto operativo indipendente che l’anno seguente si fonde con la finlandese Outokumpu: il progetto di fusione sembra favorire lo stabilimento di Terni, riservandoli un ruolo strategico grazie al suo ciclo produttivo altamente integrato. La fusione tra StainlessGlobal, che intanto aveva mutato il nome in Inoxum, viene approvata dalla Commissione Europea che però la subordina alla cessione proprio dello stabilimento di Terni per evitare la costituzione di una impresa dominante sul mercato. Nel febbraio 2014 le acciaierie ternane tornano alla TheyssenKrupp AG che, nel mese di luglio, annuncia per lo stabilimento un piano di risparmio pari a 100 milioni di euro/anno, la chiusura del secondo forno entro il 2015-2016 e il licenziamento di più di 500 lavoratori.
Le trattative tra la multinazionale tedesca, ferma nel suo proposito di ridurre i costi del lavoro (era disposta a limitare a 290 gli esuberi per una decurtazione salariale del 20%), e i sindacati, fermi nel contrastare i licenziamenti, falliscono miseramente l’8 ottobre scorso, nonostante l’impegno del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio.
Arriviamo così al corteo di ieri: un corteo iniziato con un sit-in pacifico ed autorizzato davanti all’ambasciata tedesca e finito con le manganellate da parte della polizia. In Piazza Indipendenza, gli agenti in tenuta antisommosa avrebbero risposto, con un’azione da loro definita di contenimento e dai sindacati come carica violenta e immotivata, al lancio di palline di gomma e all’invito ad andare a lavorare: sembra inoltre che alcuni manifestanti volessero occupare la stazione ferroviaria di Roma Termini. Una brutta replica di quanto visto a Torino due settimane fa, quando la manifestazione organizzata dalla Fiom contro il Jobs act e il vertice UE era finita con scontri e lancio di petardi.
In quest’ultimo caso però il lancio di oggetti da parte de manifestanti, ed in particolare degli studenti, era stato più ‘consistente’: pomodori, bottiglie, uova, fumogeni, palline di vernice e bombe carta. Bombe che causarono il ferimento, per fortuna non grave, di tre agenti.
A Roma la manifestazione sembrerebbe essere stata più civile, a parte il lancio delle palline di gomma.
Renzi ha giustamente chiesto personalmente al Ministro dell’Interno Alfano un’analisi dettagliata dell’accaduto al fine di accertare le responsabilità, mentre tutti i gruppi parlamentari del Senato hanno chiesto allo stesso Alfano di riferire in merito durante il question-time di domani (SEL ha annunciato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro).
Personalmente non voglio esprimere giudizi su chi ieri aveva ragione o meno, se l’intervento delle forze dell’ordine fosse motivato o senza senso: vorrei sottolineare il clima di tensione che si respira ogni qualvolta si tocca quel nervo estremamente sensibile che è oggi il tema del lavoro in Italia. Un tema che si inserisce nella più ampia questione del rilancio della crescita economica.
Purtroppo per far fronte alla crisi che ormai imperversa da anni i governi europei hanno scelto una posizione intellettualmente e politicamente subordinata alla dominante ideologica tedesca dell’austerità. Il governo di Berlino spinge giustamente affinché i paesi in difficoltà attuino riforme necessarie al risanamento dei loro conti ma curiosamente è tenacemente contrario ad ogni ammorbidimento della politica monetaria mirato a spostare in avanti il tasso di crescita e rendere quindi più ‘facile’ e sostenibile il preteso riequilibrio contabile. La politica monetaria europea ha prodotto delle evidenti asimmetrie in termini di rigidità del mercato del lavoro, competitività e livelli del debito pubblico.
In Italia indubbiamente abbiamo bisogno di rivedere la spesa pubblica, di combattere la corruzione e l’evasione fiscale, di rendere più spedita la giustizia civile e di rimettere ordine in un mercato caotico come quello del lavoro. Sono sicuramente riforme importanti ma non serviranno se non creiamo anche le condizioni per una crescita economica. Se non lavoriamo in questa direzione nessuna opera legislativa potrà rilanciare il mercato del lavoro e quindi le assunzioni. In un contesto di crescita bassa, se non addirittura negativa, alle imprese posso offrire lavoratori al minimo di salario e di diritti (la strada aperta da una eventuale abolizione dell’articolo 18) ma chi li vorrà se il mercato resterà debole e malcerto come ora ?