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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Unioni comunali PD San Giuliano Terme e Vecchiano
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di Mario Lavia-per Il Riformista
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Di Andrea Paganelli
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di Paolo Pombeni
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Giovanni Russo per: Unione Comunale PD Cascina
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Carrara
Carrara: l'alluvione annunciata

6/11/2014 - 16:49

                 CARRARA: L'ALLUVIONE ANNUNCIATA

Ancora una volta siamo flagellati da piogge violente ed ancora una volta dobbiamo piangere una vittima. Se qualche settimana fa lo scenario era quello di Genova, ieri è stato quello di Carrara. Una città, quella del marmo, che per la settima volta negli ultimi undici anni si è trovata a lottare contro un fiume di acqua e fango, sempre a causa del torrente Carrione.
Domani, passate le ore dell'angoscia, si cercheranno colpe e colpevoli. Si discuterà di questo 'pazzo' clima, che ci regala sempre più spesso piogge di intensità eccezionale per lo standard delle nostre regioni e si tuonerà contro un'Italia incapace di gestire il rischio idrogeologico e tutelare il suo patrimonio ambientale. Magari, come succede purtroppo spesso, senza che nessuno alla fine paghi per la sua negligenza: perché in fondo, di questo si tratta. Negligenza.
Genova e Carrara, così come Parma, tanto per ricordare i più recenti ed eclatanti esempi, sono sicuramente vittime dell'interferenza tra gli eventi naturali e un territorio costituzionalmente 'fragile' e ancora soggetto a intensi processi morfogenetici come quello italiano; ma sono soprattutto vittime della nostra incapacità di gestire il nostro ambiente e della nostra debolezza nel perseguire i responsabili di questa incapacità.
Proprio come a Carrara, dove la morte di Ida Niccolai, settantaseienne vittima dell'alluvione del 2003, è rimasta alla fine senza responsabili: per i ventiquattro indagati, tra cui il sindaco e alcuni dirigenti comunali, è scattata infatti la prescrizione per i reati a loro imputati (omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio) prima addirittura dell'apertura del processo ! Proprio come a Carrara, dove la nuova Provincia è stata commissariata dalla Regione Toscana (limitatamente alle opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico) il giorno seguente alla sua elezione per non aver speso i 2 milioni di euro stanziati nel 2011 per interventi lungo il torrente Carrione: proprio il torrente che è straripato ieri.
Sul sito del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) è possibile trovare e scaricare liberamente il report , datato 2008, dedicato al rischio idrogeologico in Italia. L'introduzione al volume dell'allora ministro Stefania Prestigiacomo inizia con questa riflessione: “La fragilità del territorio italiano è nota quasi quanto la sua bellezza, magistralmente sorretta dall'antico equilibrio che è sempre esistito tra le attività umane e la capacità di adattamento del territorio. Ma, dalla seconda metà del secolo scorso, la cura del paesaggio italiano, matrice della sua bellezza, ha smesso di essere un tutto unico con il rispetto della natura. L'alta esposizione al rischio idrogeologico, connessa alla storica bellezza dei beni umani e ambientali all'interno dei diversi sistemi territoriali della penisola e alla crescente intensità insediativa e produttiva, è stata a lungo sottovalutata” (Ricoro che le norme per il riassetto organizzativo e funzionale per la difesa del suolo risalgono al 1989, con la Legge 183 del 18 maggio).
L'equilibrio è la parola chiave. Un equilibrio che non esiste più, sacrificato ad altre necessità e ad altre logiche. Mi ricordo ancora l'alluvione che il 19 giugno 1996 spazzò via Cardoso, nell'Alta Valversilia: me la ricordo perché c'ero. Un'alluvione causata dalle piogge eccezionali (caddero circa 50 cm di acqua in tredici ore) ma anche dall'abbandono dei boschi e quindi della mancata manutenzione degli alvei dei corsi d'acqua e della potatura degli alberi, dall'incanalamento del fiume Versilia in un percorso artificiale nel fondovalle, dall'insufficiente ampiezza della luce di certi ponti e della presenza di passerelle e edifici dove il buon senso avrebbe suggerito di evitare passerelle e edifici (si veda la relazione dell'Autorità di Bacino del fiume Serchio).
Una situazione simile a quella del Carrione carrarese: un rigagnolo di circa 20 chilometri che la lungimiranza dell'uomo ha trasformato in una macchina per alluvioni. Una situazione nota da tempo: non a caso la Regione Toscana ha deciso di investire a scopo preventivo. Nel 2003 la Magistratura affidò a due 'stranieri',ovvero professionisti senza alcun legame con le realtà produttive locali, il geologo Alfonso Bellini e l'ingegnere Pietro Misurale (entrambi genovesi !), una perizia sul Carrione. Le conclusioni della perizia sono chiarissime: l'alveo del torrente era così ingombro di rifiuti delle attività legate al marmo da rendere inutile ogni valutazione di portata della piena ! In alcuni punti il rigagnolo doveva cercare vie alternative al suo corso naturale tanto questo era ingombro. Le 93 foto che accompagnano la perizia mostrano una 'incredibile' strettoia causata da una piattaforma di cemento che sorreggeva due tralicci, strozzature causate da edifici e strade, ponti con arcate quasi completamente ostruite dai massi (si veda l'articolo “Lo scandalo del torrente Carrione fuori dagli argini due volte l'anno” a firma di Marco Imarisio pubblicato oggi sulle pagine del Corriere della Sera).
Come ho già scritto, il processo per l'alluvione del 2003 non ebbe alcun seguito: iniziò appena venti giorni prima della prescrizione dei reati ! Da allora è stato realizzato un sottopasso ferroviario in una conca dove confluiscono le acque piovane del nostro rigagnolo, un rialzamento dell'argine sinistro (crollato nel 2012) e un muro di contenimento appoggiato alla sponda destra (quello che ha ceduto ieri).
Ho la sgradevole sensazione che se il processo del 2003 fosse giunto a compimento, con le giuste condanne, ieri non sarebbe morto nessuno a Carrara. Così come non sarebbe morto nessuno se i due milioni di euro della Regione Toscana fossero stati spesi con criterio per ripristinare l'antico equilibrio del Carrione.
In un'Italia dove 29.517 chilometri quadrati, ovvero il 9,8 % del territorio nazionale, è considerato ad alta criticità idrogeologica e dove negli ultimi tre anni sono stati persi ben 720.000 chilometri quadrati di suolo a causa delle cementificazione forse è arrivato il momento di cambiare verso.
L'Italia deve investire seriamente per il ripristino e la messa in sicurezza dei siti ad elevata vulnerabilità ambientale (in modo da limitare i danni anche in caso di eventi meteorologici eccezionali), per perfezionare e razionalizzare la 'catena dell'allarme' (in modo da non permettere più il trincerarsi dietro la scusa che “il preallarme e l'allarme non sono arrivati” , quando invece magari erano stati diramati come successe in Sardegna e più recentemente a Parma), per formare specificatamente le amministrazioni dei comuni ad elevato rischio idrogeologico sulla pianificazione e gestione delle attività durante le fasi emergenziali (per evitare la confusione e le improvvisazioni, come accadde in Sardegna) e per garantire a queste amministrazioni gli strumenti idonei al controllo e alla gestione del territorio. 
Ma soprattutto dobbiamo lavorare affinché sia possibile stabilire le specifiche responsabilità in caso di problemi o peggio di disgrazie e perseguirle come previsto dalla Legge, senza sconti ne prescrizioni. Forse così eviteremo molte tragedie annunciate.

Fonte: Alessio Pierotti
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