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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Bozzo a Briao

10/11/2014 - 10:00


BOZZO
[Voce contadinesca per: Lagunetta di acqua sorgente e stagnante con fondo fangoso, ed ha comune con pozza la discendenza dal latino puteus, pozzo mentre altri pretende sia forma di botro, fossa]
I bozzi (la zeta è di razzo) erano costantemente presenti nella vita di ogni giorno dei nostri padri. Tutte le strade erano infatti sterrate e quando pioveva l’acqua riempiva le buche nel terreno scavate dal passaggio dei mezzi : biciclette, carri, barrocci, qualche motorino e qualche rara automobile.
La manutenzione stradale consisteva nella stesura, periodica ma sempre insufficiente, di cumuli di ghiaia che andava a ricoprire momentaneamente le buche formatesi. La ghiaia, quando era solo
sparta (sparpagliata, distesa, livellata) ma non compressa, rendeva assai instabile il transito dei mezzi a due ruote con frequenti cadute.
Ve’ piano e ste’ attento ai bozzi!” era frase di uso comune per le mamme dell’epoca.
L’attenzione ai bozzi era utile anche per non inzaccherare i vestiti perché la ruota della bicicletta, entrando in una pozzanghera, raccoglieva l’acqua fangosa e la scagliava sui pantaloni e sui vestiti, sporcandoli. I motorini erano rari ma nell’immediato dopoguerra ebbe grande diffusione un piccolo ma rivoluzionario motore a scoppio che possiamo definire una via di mezzo fra un motorino ed una bicicletta: il famoso Mosquito.
Il Mosquito (zanzara in inglese, ma parola di probabile origine ispanica), era un motore a scoppio, compatto, la cui forza motrice era data da un rullo, scanalato per una migliore trazione, che si applicava alla bicicletta. La bicicletta poteva essere una bici normale, ma ne esistevano anche alcune speciali, fornite di ammortizzatori anteriori capaci di assorbire gli urti, le scosse, causati dal fondo stradale sconnesso. 
Si metteva in moto pedalando e poi, tirando una leva applicata alla canna, si poteva anche staccare il rullo dal contatto col copertone lasciandolo girare a vuoto. Quando si voleva ripartire si lasciava nuovamente la leva, il rullo si appoggiava al fascione e dava inizio ad un movimento di rotazione che faceva avanzare il mezzo. Di solito si partiva direttamente pedalando oppure, se si era in folle, si aiutava la ripartenza con i pedali dato che il motorino non aveva una grande spinta e nemmeno una grande velocità.
In salita non andava, bisognava aiutare il motore con i pedali, ed anche quando si entrava nei bozzi il motore perdeva efficienza perché il rullo slittava e non faceva presa sulla ruota. L’acqua raccolta nelle pozzanghere bagnava il fascione ed il rullo perdeva aderenza girando in parte a vuoto. L’efficienza diminuiva anche quando il rullo era consumato, poiché perdendo le scanalature e diminuendo di diametro, faceva meno presa e meno pressione sulla ruota.
Il Mosquito era certamente un motore primitivo e poco efficiente, ma in quel tempo dove le distanze si colmavano a piedi e tutt’al più in bicicletta il suo possesso costituiva un vero privilegio poiché permetteva di affrontare viaggi più lunghi e compierli in un tempo sensibilmente minore.
 
ELENCO DEGLI AUTOMEZZI ESISTENTI NELLE FRAZIONI DEL COMUNE E DEI SUOI RISPETTIVI PROPRIETARI L’ANNO 1928
 
VECCHIANO
 
Andreoni Foresto    1 motociclo
Bartalini Giulio         1 motociclo
Bartalini Nello          1 motociclo
Bargi Cisello            1 motociclo
Galletti Benedetto    1 automobile
Mugnaini Gino         1 motociclo
Sbrana Amerigo      1 motociclo
 
NODICA
 
Arrighi Renato        1 motociclo
Prosperi Giulio        1 motociclo
 
MALAVENTRE
 
Baldacci Bruno         1 motociclo
Casa Salviati            2 automobili
Parra Goffredo         1 motociclo
Conte Pesciolini       1 automobile
 
 
AVANE
 
Luvisotti Filiberto     1 motociclo
Barsanti Mentore     1 motociclo
Gentili Gentile          1 autocarro
Gentili Ferdinando   1 motociclo
Magri Furio              1 automobile
Sanguigni Antonio   1 motociclo
Simi Ugo                  1 motociclo
 
FILETTOLE
 
Camici Dott. Paolo    1 automobile
Del Pellegrino G.       1 motociclo
Paoleschi Cesare      1 motociclo
 
BRENCIOLO
Lett: BRENCIOLO. Anche SBRENDOLO. [Brandello cascante di vestito rotto].
Veniva definito brenciolo una persona dimessa, mal vestita o mal ridotta fisicamente.
Veniva usato anche come aggettivo “ti vedo un po’ brenciolo” per indicare un aspetto stanco e svogliato.
Venivano chiamati brencioli anche i cavolfiori quando erano sfioriti (talliti), germogliati.
 
BRENTOLI
Lett: BRENTOLO. [Cisto marino: piccolo sempreverde con rami eretti e foglie lineari, fiori bianchi o rosei a grappoli (Calluna vulgaris)].
Arbusto legnoso, tipico del sottobosco, che i contadini tagliavano a raso durante l’inverno, quando i lavori dei campi erano fermi, e legavano poi in fascine che portavano a seccare in corte, accatastandole sull’aia. Una volta secchi erano ottimi per scaldare il forno e cuocere il pane.
I brentoli venivano tagliati anche per lasciare il terreno del sottobosco pulito, facilitando così la raccolta delle pine e la prevenzione degli incendi boschivi.
 
BRIAO
Lett: BRIACO. [Ubriaco, conseguenza di un uso esagerato di alcool, liquori].
Elisione e storpiatura di ubriaco, parola troppo difficile da pronunciare in stato di ebbrezza, richiedente una coordinazione motoria complessa non necessaria con briao, fonema di estrema semplicità linguistica, pronunciabile in qualsiasi situazione etilica.
Briao fradicio” , più che ubriaco, estremo grado di ubriachezza.
“Ma sei briao?” modo di dire indicante stupore per un’affermazione sciocca o azzardata o per un’azione non corretta.

 

FOTO: Fine anni 60, Festa delle Matricole

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