none_o


Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
di - Mazzarri (Lista Boggi Sindaco)
none_a
di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
none_a
Che tempo che fa - di Michele Serra
none_a
di Fernando Bezi
none_a
Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
none_a
Raccontino di Giancarlo Montin
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
di Angela Baldoni
none_a
none_a
Cena per la Liberazione 24 aprile
none_a
Rosanna Betti
per Fiab Pisa
none_a
Assemblea soci Coop.
none_a
Cascina, 27 aprile
none_a
CNA AREA VALDERA
none_a
Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Le Parole di Ieri
Da Bozzo a Briao

10/11/2014 - 10:00


BOZZO
[Voce contadinesca per: Lagunetta di acqua sorgente e stagnante con fondo fangoso, ed ha comune con pozza la discendenza dal latino puteus, pozzo mentre altri pretende sia forma di botro, fossa]
I bozzi (la zeta è di razzo) erano costantemente presenti nella vita di ogni giorno dei nostri padri. Tutte le strade erano infatti sterrate e quando pioveva l’acqua riempiva le buche nel terreno scavate dal passaggio dei mezzi : biciclette, carri, barrocci, qualche motorino e qualche rara automobile.
La manutenzione stradale consisteva nella stesura, periodica ma sempre insufficiente, di cumuli di ghiaia che andava a ricoprire momentaneamente le buche formatesi. La ghiaia, quando era solo
sparta (sparpagliata, distesa, livellata) ma non compressa, rendeva assai instabile il transito dei mezzi a due ruote con frequenti cadute.
Ve’ piano e ste’ attento ai bozzi!” era frase di uso comune per le mamme dell’epoca.
L’attenzione ai bozzi era utile anche per non inzaccherare i vestiti perché la ruota della bicicletta, entrando in una pozzanghera, raccoglieva l’acqua fangosa e la scagliava sui pantaloni e sui vestiti, sporcandoli. I motorini erano rari ma nell’immediato dopoguerra ebbe grande diffusione un piccolo ma rivoluzionario motore a scoppio che possiamo definire una via di mezzo fra un motorino ed una bicicletta: il famoso Mosquito.
Il Mosquito (zanzara in inglese, ma parola di probabile origine ispanica), era un motore a scoppio, compatto, la cui forza motrice era data da un rullo, scanalato per una migliore trazione, che si applicava alla bicicletta. La bicicletta poteva essere una bici normale, ma ne esistevano anche alcune speciali, fornite di ammortizzatori anteriori capaci di assorbire gli urti, le scosse, causati dal fondo stradale sconnesso. 
Si metteva in moto pedalando e poi, tirando una leva applicata alla canna, si poteva anche staccare il rullo dal contatto col copertone lasciandolo girare a vuoto. Quando si voleva ripartire si lasciava nuovamente la leva, il rullo si appoggiava al fascione e dava inizio ad un movimento di rotazione che faceva avanzare il mezzo. Di solito si partiva direttamente pedalando oppure, se si era in folle, si aiutava la ripartenza con i pedali dato che il motorino non aveva una grande spinta e nemmeno una grande velocità.
In salita non andava, bisognava aiutare il motore con i pedali, ed anche quando si entrava nei bozzi il motore perdeva efficienza perché il rullo slittava e non faceva presa sulla ruota. L’acqua raccolta nelle pozzanghere bagnava il fascione ed il rullo perdeva aderenza girando in parte a vuoto. L’efficienza diminuiva anche quando il rullo era consumato, poiché perdendo le scanalature e diminuendo di diametro, faceva meno presa e meno pressione sulla ruota.
Il Mosquito era certamente un motore primitivo e poco efficiente, ma in quel tempo dove le distanze si colmavano a piedi e tutt’al più in bicicletta il suo possesso costituiva un vero privilegio poiché permetteva di affrontare viaggi più lunghi e compierli in un tempo sensibilmente minore.
 
ELENCO DEGLI AUTOMEZZI ESISTENTI NELLE FRAZIONI DEL COMUNE E DEI SUOI RISPETTIVI PROPRIETARI L’ANNO 1928
 
VECCHIANO
 
Andreoni Foresto    1 motociclo
Bartalini Giulio         1 motociclo
Bartalini Nello          1 motociclo
Bargi Cisello            1 motociclo
Galletti Benedetto    1 automobile
Mugnaini Gino         1 motociclo
Sbrana Amerigo      1 motociclo
 
NODICA
 
Arrighi Renato        1 motociclo
Prosperi Giulio        1 motociclo
 
MALAVENTRE
 
Baldacci Bruno         1 motociclo
Casa Salviati            2 automobili
Parra Goffredo         1 motociclo
Conte Pesciolini       1 automobile
 
 
AVANE
 
Luvisotti Filiberto     1 motociclo
Barsanti Mentore     1 motociclo
Gentili Gentile          1 autocarro
Gentili Ferdinando   1 motociclo
Magri Furio              1 automobile
Sanguigni Antonio   1 motociclo
Simi Ugo                  1 motociclo
 
FILETTOLE
 
Camici Dott. Paolo    1 automobile
Del Pellegrino G.       1 motociclo
Paoleschi Cesare      1 motociclo
 
BRENCIOLO
Lett: BRENCIOLO. Anche SBRENDOLO. [Brandello cascante di vestito rotto].
Veniva definito brenciolo una persona dimessa, mal vestita o mal ridotta fisicamente.
Veniva usato anche come aggettivo “ti vedo un po’ brenciolo” per indicare un aspetto stanco e svogliato.
Venivano chiamati brencioli anche i cavolfiori quando erano sfioriti (talliti), germogliati.
 
BRENTOLI
Lett: BRENTOLO. [Cisto marino: piccolo sempreverde con rami eretti e foglie lineari, fiori bianchi o rosei a grappoli (Calluna vulgaris)].
Arbusto legnoso, tipico del sottobosco, che i contadini tagliavano a raso durante l’inverno, quando i lavori dei campi erano fermi, e legavano poi in fascine che portavano a seccare in corte, accatastandole sull’aia. Una volta secchi erano ottimi per scaldare il forno e cuocere il pane.
I brentoli venivano tagliati anche per lasciare il terreno del sottobosco pulito, facilitando così la raccolta delle pine e la prevenzione degli incendi boschivi.
 
BRIAO
Lett: BRIACO. [Ubriaco, conseguenza di un uso esagerato di alcool, liquori].
Elisione e storpiatura di ubriaco, parola troppo difficile da pronunciare in stato di ebbrezza, richiedente una coordinazione motoria complessa non necessaria con briao, fonema di estrema semplicità linguistica, pronunciabile in qualsiasi situazione etilica.
Briao fradicio” , più che ubriaco, estremo grado di ubriachezza.
“Ma sei briao?” modo di dire indicante stupore per un’affermazione sciocca o azzardata o per un’azione non corretta.

 

FOTO: Fine anni 60, Festa delle Matricole

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri