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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.

Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.

Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente. 

Il fu presidente Biden lascia la carica e fa un bel .....
E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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L'onda che dal mare
alla prima sabbia
piano si sgomitola,
mi attrae.
La osservo mentre
si rivolta e si schiuma
formando un'ansa
che mi inghiotte. .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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FILETTOLE: Un popolo e una Pieve

22/11/2014 - 7:43


Don Giorgio Barachini, parroco di Filettole dal 1973 fino alla sua scomparsa nel 1983,  nel 1977 pubblicò, per lo stampatore Mario Martinelli in Lucca, il prezioso libretto “Filettole: un popolo e una pieve”.
…ritornare alle origini di una parrocchia, descrivere le vicende storiche di un popolo, verificare cambiamenti culturali e sociali, è importante per tutti…
Così scriveva l’Arcivescovo Benvenuto Matteucci nella prefazione, parole che anticipano sempre una ricerca e che sono sempre di più vere e calzanti, ovunque  ci sia un lavoro di conoscenza del nostro passato.
Molti sono le sezioni  curiose e/ o storiche come: La Pieve, Filettole, Cose notevoli e Cronaca di ieri da dove proviene il seguente capitoletto su un problema tutto novembrino!


“Le piene del Serchio”
A voler parlare delle piene del Serchio che ricorrenti venivano a devastare le nostre campagne portando la distruzione e la morte, ci vorrebbe più di una pagina perché dovremmo esaminare le cause, descrivere i danni e i rimedi apportati. A noi però interessa la cronaca e in particolare quella di Filettole, ed esaminare da dove venissero tante energie di ripresa in epoche quanto mai lontane dalle nostre dove non uffici, ministeri o organi competenti intervenivano ma solo la volontà tenace degli uomini che difendevano dalla furia degli elementi la sopravvivenza sulla propria terra.
Ecco come descrive Ranieri Sardo nella sua cronaca una alluvione nella nostra zona, stranamente provocata da una piena dell’Arno.


...<< in del 1336 si mosse l’acqua d’Arno a crescer tanto che tutte le botteghe eran  piene d’acqua... E per la Valdiserchio tutti gli uomini si reconno ai poggi e chi montò su per gli albori e chi su per li frutti e molta gente ne morinno chi per l’acqua chi per la fame. E li Scaccieri con una gondola grandissima andavano per la Valdiserchio e ricoveravan gli uomini levandoli su per gli albori e portaronli nei poggi e a chi davan pane e vino >>...


Il mese che faceva tremare i filettolini era novembre, quando le piogge torrenziali all’inizio della stagione invernale gonfiavano rapidamente le acque del fiume che precipitose scendevano a Valle.
Molti scrittori si occuparono del fenomeno, specie nel secolo scorso, ne cito alcuni: Targioni, Repetti, Navasquez.
Al di là della ricerca scientifica che spiega ampiamente il fenomeno, trova le cause, suggerisce gli opportuni rimedi, ci sono lì in Archivio i diari a descrivere le paure, le angosce di chi visse con il popolo quei tristi giorni non con la distaccata visione dello scienziato che guarda il fenomeno per analizzarlo ma di chi ne rimase colpito nella persona e nel popolo che amava.
Cronologicamente si ha memoria delle piene avvenute negli anni 1811, 1812, 1816, 1843 e della fiumara del 1940 che è ancor viva nella mente di tutti.
(Sulla facciata dell’edificio dove ha sede l’ambulatorio medico una targa di marmo indica il livello raggiunto dalle acque; è all’altezza di m. 3,95 dal piano stradale; era il 17 Novembre).
Dove nasceva la caparbia voglia di ricominciare tutto da capo? dove si andava a chiedere riparo e indennizzo? come si trovava la forza di reagire alla disperazione?


.... <>.


<<   la sera dei 18 novembre 1812 l’acqua ha superato qui in Filettole gli argini, anche il borgo dei Giannotti è sotto l’acqua... il pericolo più grosso fu corso in Avane... >>.


<<   24 Novembre 1843... la Compagnia prima di ripigliare i lavori .... si recò a piedi a Pisa per ringraziamento,  eran più di 100 l’incappati e c’erano  anche dimolte donne... Per aiutare i più bisognosi si son raccolti 3 barili d’olio... Sebastiano Del Pellegrino prestò l’asino... >>.


Questi alcuni accenni sulle piene e le alluvioni.
Il diario non assume toni tragici e di protesta. Si viveva la tragedia, che tale era ed è un’alluvione, con sofferta dignità e con la convinzione che la vita doveva incominciare di lì da dove era venuta la morte. Gli uomini al duro lavoro, reclutati dalla guardia del Serchio, scalzi, impantanati fin sopra i ginocchi sulle sponde rovinate del fiume, disperati e apparentemente impotenti; le donne e i bambini in Chiesa e tra le due masse si stabiliva un fluido invisibile di energie e di fiducia che tu puoi chiamare come vuoi, ma che potrebbe anche essere chiamata "fede". Dio non si rendeva presente nel prodigio del miracolo pur invocato, ma prodigiosamente si faceva presente in mezzo al lavoro di un popolo che di questo sembrava essene cosciente.


Viene a proposito il detto di M. L. King:


La paura ha bussato alla porta
la fede ha risposto
e fuori non c’era nessuno.

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