Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Leggendo le notizie di oggi sembra che il mondo sia impazzito. In Germania una ragazza muore a 23 anni per un pugno di un coetaneo solo perché ha difeso due ragazzine dal molestatore che l’ha aspettata fuori dal locale, negli Usa scoppiano risse per riuscire a portarsi via il televisore ultrascontato nel black friday, sempre dagli Stati Uniti deriva la stupida moda del cazzotto improvviso al primo sconosciuto che incontri per strada, l’altra sera si scopre poi che ci sono ragazzi che in Internet cercano compagni da cui prendere volontariamente l’Aids.
Di fronte a questi fatti la dichiarazione di essere un po’ “stanchino” di Grillo fa quasi tenerezza. Ma questo è un giornale locale e il nostro interesse è rivolto verso i problemi del nostro territorio, lasciando ad altri, senza dubbio più autorevoli di noi, trarre le conseguenze di questi fatti. Magari cercando, con la loro saggezza, di rimediare a questa deriva verso il basso di quelle società occidentali che cominciano seriamente a far dubitare della appropriatezza della definizione, un tempo scontata, di essere le più evolute.
Quindi tornando alle nostre piccole cose continuo a ripetere che andare in bicicletta fa bene: si consumano calorie, si potenziano i muscoli, si aumenta il colesterolo buono, si diminuisce di peso, si vede e si pensa. Se poi oltre che cittadino il ciclista è anche amministratore i vantaggi aumentano perché può controllare il territorio che amministra, scoprire i suoi problemi, parlare con la gente, capire magari una volta per tutte quanto grave sia la mancanza di piste ciclabili (specie in un comune prevalentemente agricolo, e dove è nato il Parco), vedere quanta gente percorre a piedi e in bicicletta le vie della pineta e quanto grave è il disturbo creato dalle automobili. Perché chi va a piedi o in bicicletta è parte della natura, chi va con l’auto è un estraneo, quasi un invasore.
Domenica scorsa sono andato a Marina di Vecchiano e nella zona del poligono erano presenti numerosi cavallerizzi che si preparavano a fare una cavalcata nel Parco. Benissimo, quale sport più congeniale e adatto ad un Parco Naturale. Chi viaggia a cavallo dimostra un grande amore per gli animali e per la natura. Poi anche questo modo lento di andare, anche per un sol giorno, può compensare la fretta con cui viviamo tutta quanto il resto della settimana. Lo si capisce bene dai sorrisi distesi e sorridenti dei cavallerizzi. Tutto bene quindi, ben venga questo sport così ecologico e in linea con l’ambiente naturale in cui si svolge. C’è però un piccolo problema, un cartello lungo la strada più avanti, che rende esplicita ai cavallerizzi l’ordinanza del sindaco che dal 2012 vieta questo tipo di ingresso nell’area protetta.
Sorge allora la domanda: conviene continuare a utilizzare il solito discorso italico che tanti guai ha già determinato del “faccio finta di non sapere, faccio finta di non vedere” oppure cercare in qualche modo di regolamentare questo accesso?
Credo che anche gli stessi cavallerizzi preferirebbero avere il diritto di accesso senza dover violare una regola (che credo conoscano benissimo). Troppi guai ha causato questo modo di operare facendo finta di non vedere, tollerando, usando il solito “ma che vuoi che sia”. Ne abbiamo visto gli effetti proprio nei giorni passati di forti piogge a cosa ha portato la tolleranza, il condono, la regolamentazione fittizia per non creare problemi, sia sociali che elettorali, ma che non risolve. Come il problema della sponda sinistra dell’Arno, di cui hanno parlato l’altra sera nell’incontro sul Parco organizzato dall’Associazione La Voce del Serchio, di cui si sta discutendo per arrivare ad una specie di “regolamentazione” dell’area che rischia di avere l’odore di un ennesimo condono.
Perché se esiste una regola questa va rispettata, sia pure, come in questo caso, con la consapevolezza della assoluta mancanza di controllo. Perché se vogliamo che il paese esca da questa fase di decadenza morale e civile (prima ancora che economico-finanziaria) bisogna che ognuno faccia la sua parte, partendo dalle piccole cose, dalle furbizie giornaliere, dalle malizie, attribuendo valore a quei piccoli sotterfugi, trovate, espedienti, scappatoie che consideriamo di poca importanza ma che invece alla fine ci hanno portato dove siamo. E non è un bello stare.
Ecco che in un mondo più civile i cavallerizzi potrebbero avere un percorso controllato a loro disposizione per raggiungere il mare senza passare sulle dune, una limitazione temporale riguardo alla stagione balneare, qualche altra regola di normale educazione da rispettare e poi libero accesso. In caso di inadempienza dovrebbero essere severamente sanzionati e questo sarebbe la chiusura di un cerchio perfetto che l’accesso casuale al mare come avviene ora, senza alcun controllo pubblico, non potrà mai rappresentare.
Nel tratto di ritorno a Case di Marina vedo una Panda verdolina ferma accanto ai due recipienti per i rifiuti indifferenziati, quelli posti in quella zona per raccogliere i rifiuti dei tantissimi pescatori che si spingono fino sul muraglione per pescare e che usano spesso gettare i loro rifiuti fra i loro piedi. Dalla Panda una signora stava scaricando alcune buste di rifiuti che gettava nel cassonetto mentre un'altra era ferma in macchina. Mi sono fermato vicino e ho guardato, incerto se dire, chiedere qualcosa.
E’ sempre un imbarazzo dover decidere di fare un’osservazione come semplice cittadino, non avendone l’autorità e l’ufficio. L’imbarazzo della signora, ma anche il mio, era evidente.
Finito discaricare e farfugliando una mezza scusa (non richiesta) che il contenitore era dell’indifferenziato e che lei stava li e “dove li doveva buttare se non in quel cassonetto”, se ne sono andate.
Io credo che le due signore si siano rese consapevoli (ma lo sapevano benissimo anche prima) che quello che stavano facendo non era corretto. Spero che l’imbarazzo provato serva loro a fare in seguito un piccolo sacrificio e cercare di differenziare i rifiuti come ogni cittadino civile dovrebbe fare.