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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
SAPERE
Il dadaismo

2/12/2014 - 15:31


Il Dadaismo non fu un movimento artistico. Non poteva esserlo, perché uno degli aspetti sociali che più criticava e derideva era proprio l’arte e i movimenti artistici tradizionali. I dadaisti criticavano l’arte per come veniva pensata e manifestata. Il Dadaismo (o Dada) si può definire come una tendenza culturale.

I dadaisti, infatti, si riunirono con l’intento di attaccare tutto ciò che, secondo loro, aveva procurato e causato la Prima Guerra Mondiale. Il conflitto mondiale fu uno shock per l’Europa, che si svegliò di colpo dal suo lungo torpore. L’utilizzo degli armamenti di massa procurò una carneficina e la popolazione civile fu la prima vittima degli scontri armati. Per gli artisti che fondarono o che parteciparono in seguito al Dadaismo, le cause del conflitto mondiale risiedevano nei valori distorti di una società oppressiva a cui l’arte aveva prestato il suo servizio, rappresentandola in tutti i suoi aspetti deviati.

Per distinguersi da quella visione distorta della realtà, i dadaisti decisero di fondare un altro tipo di arte. Tutta l’arte precedente alla loro, fondata su valori e canoni artisti che non riconoscevano, veniva spazzata via dal movimento Dada, i cui membri si erano posti l’obiettivo di creare un’arte irrazionale. La loro arte doveva sconvolgere gli spettatori, in qualche modo cercando di svegliarli dal torpore culturale in cui erano scivolati, e che aveva permesso che la guerra esplodesse senza che nessuno vi si fosse opposto.

Nel 1916 un gruppo di artisti si riunì a Zurigo, scegliendo la Svizzera proprio per la sua neutralità al conflitto mondiale; fra questi, c’erano lo scrittore Hugo Ball, sua moglie l’artista Emmy Hennings, il poeta Jean Arp e il poeta Tristan Tzara. Il Dadaismo non nacque mai ufficialmente, ma fu la conseguenza degli incontri di questi artisti che elaborarono un nuovo modo di fare arte, il quale aveva lo scopo, attraverso la sua irrazionalità, di attaccare e irridere i valori artistici e culturali che secondo i dadaisti avevano reso la società opprimente e cieca di fronte ai cambiamenti che avevano portato al conflitto.

La scelta del nome Dada fu casuale come l’arte che ne era l’espressione. Tristan Tzara raccontò che il nome fu scelto fra migliaia di parole del dizionario, scegliendolo a caso, senza che avesse nessun significato. Dada in francese significa “cavalluccio di legno” ma può anche significare la doppia affermazione “sì sì”.

Ball e sua moglie fondarono a Zurigo il locale Cabaret Voltaire, in cui si incontravano non solo i dadaisti ma anche altri artisti che simpatizzavano con le loro idee. Il Cabaret Voltaire fu il palcoscenico sul quale gli artisti si esibirono mostrando nuove forme di espressione, come ad esempio la poesia sonora, i concerti musicali, danze e dibattiti in cui veniva coinvolto il pubblico.

 

Lo scopo era svegliare le conoscenze affinché criticassero e si opponessero, non solo alla guerra, ma anche alla palude in cui, secondo loro, stavano sprofondando i valori sociali e artistici dell’epoca.

Il Dadaismo ebbe successo e si diffuse in molte altre città, come Parigi, Berlino e New York. Le loro attività si diversificarono. Vennero pubblicate riviste, i cui temi favoriti erano l’arte e la filosofia: la prima rivista fondata dal gruppo si chiamò Dada. Inoltre vennero organizzati dibattiti, spettacoli pubblici e manifestazioni in cui l’arte, e in particolare la poesia e la scrittura automatica, dovevano essere fonti spontanee e casuali di irriverenza e protesta, contro tutti i canoni tradizionali.

 

La conseguenza fu che i dadaisti non solo si proclamarono anarchici dell’arte, ma di fatto furono i promotori della distruzione dei valori borghesi, anche quelli culturali, che venivano così identificati come le principali cause dell’immobilismo politico che aveva portato alla guerra.
Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l’arte con l’arte. Per ogni cosa che l’arte sosteneva, Dada rappresentava l’opposto. (Wikipedia: dalla voce Dadaismo)

I dadaisti utilizzarono alcune tecniche del Cubismo, come ad esempio il collage di materiali, e seguirono alcuni concetti espressi dai futuristi, come ad esempio la velocità e il dinamismo, anche se in seguito si allontanarono dal Futurismo, non condividendone le posizioni militariste. Alla fine della Prima guerra mondiale, i dadaisti divennero ancora più popolari e molte battaglie politiche li videro presenti con le loro manifestazioni e i loro dissensi.

Tuttavia, nel 1922 il gruppo si divise per poi scomparire definitivamente. Le cause principali furono i dissensi fra alcuni leader del gruppo, in particolare Tzara e Picabia. Successivamente il Surrealismo fu il movimento che si ispirò di più al Dadaismo.



FOTO:

Dadaisti: Max Ernst, “Incontro degli amici” (1922) • Seduti da sinistra a destra sono rappresentati: René Crevel, Max Ernst, Dostoevsky, Théodore Fraenkel, Jean Paulhan, Benjamin Péret, Johannes Baargeld, Robert Desnos. In piedi: Philippe Soupault, Jean Arp, Max Morise, Raphaël, Paul Éluard, Louis Aragon, André Breton, Giorgio de Chirico, Gala Éluard

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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

4/12/2014 - 14:27

AUTORE:
Redattore

Grazie al lettore che ha segnalato l'errore.
Ora la foto è corretta.
L'altra (lasciata come seconda) era stata selezionata in previsione di un piccolo articolo che mettesse in risalto questo bel gesto fatto dai tifosi livornesi.
Non sappiamo chi sia Gianluca nè siamo a conoscenza delle sue difficoltà ma non possiamo che apprezzare il gesto di una tifoseria che pur essendo "contro" mostra il suo vero carattere. Un tifo in gran parte goliardico ispirato non a odio ma a quello sfotto' toscano che ci fa uno dei popoli più simpatici d'Italia e che dimostra che di fronte a fatti drammatici le due tifoserie possono essere sinceramente unite.

3/12/2014 - 19:52

AUTORE:
Lettore

Avete sbagliato la foto.