Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Avvertenza: questo scritto è il tentativo di dare spazio ad un argomento delicato e spinoso, che di solito viene affrontato con aggressività e violenza. Il tentativo è quello di parlarne a partire da noi, costruendo uno spazio di discussione “civile” nei modi, nei toni e nei significati espressi.
Qualche giorno fa chiaccherando con le amiche il discorso è andato sulle “zingare che sul treno ti lasciano il foglietto sul sedile” ne è venuto fuori un turbinio di frasi contro gli zingari che ho arginato male, tanto male che alla fine mi sono alzata, mi sono allontanata e son tornata solo dopo un po’. Le mie amiche sono persone “normali”, con una vita “normale”, ma mi hanno fatto stare male, perché non mi è sembrato “normale” il loro modo di ragionare, un modo di ragionare che ha dato voce e concretezza a tutti i pregiudizi possibili su di loro, ci mancava solo dire che rubano i bambini e poi eravamo a posto.
Allora provo a cercare tra i miei pensieri e provo a raccontarli, semplicemente, ma con autenticità, senza cercare la letteratura, ma cercando tra la cultura “ingenua,” quella che abbiamo tutti e che discende dalle nostre storie, quella che cerchiamo di educare e far crescere per tutta la vita.
Gli zingari li individui subito, non ti puoi sbagliare, anche quando si presentano a scuola sotto forma di mamma di bambina di 5 anni, jeans e maglia, scarpe a tennis come te. Più facile ancora se poi li incontri per strada, e hanno magari il gonnellone e la treccia, ti si avvicinano e non hanno un buon odore, oppure li incontri al semaforo e magari dici “no, grazie” e volgi lo sguardo e loro restano lì, con la loro mano tesa…e tu senti salire un fastidio e speri arrivi presto il verde, e benedici le rotatorie, anche quelle complicate e incasinate, che però, ti liberano da questo fastidio, oppure li incontri per strada, lungo l’aurelia, fa freddo da morire e loro sono a piedi o in bicicletta e sbucano da qualche campo, e la mattina dopo ripassando di lì ti capita di vedere la macchina dei vigili, un campo abusivo che viene smantellato e infatti la mattina dopo, non li incontri più.
Dice anche l'altra Madamadorè: Anche io quando vedo una zingara/o provo istintivamente diffidenza, fastidio per la loro insistenza nel volere una moneta o nel voler leggerti la mano. Provo una grande compassione per i loro bimbi, probabilmente perché mi misuro con il metro della nostra società, del nostro modo di vivere. Sarebbe davvero fondamentale, saperne di più, per comprendere meglio, non dico accettare o nascondersi dietro un buonismo ad ogni costo...rubano, è vero, come molti di noi. Sono sporchi, è vero, come molti di noi, sfruttano i bambini, è vero come molti di noi...Ecco sbaglio ancora, all'origine: noi e loro, mentre si tratta comunque di "umanità". E io questo pezzo di umanità non la conosco, ignoro quasi tutto quello che riguarda questa etnia, so che sono stati perseguitati come gli ebrei, nella II guerra mondiale, so che nella loro scala dei valori viene per prima la solidarietà, so che la ricchezza di uno di loro, viene ridistribuita a tutti gli altri, so che non ci sono divisioni in classi ma un grande rispetto per gli anziani, veri custodi di usi e costumi, so che non hanno un credo proprio ma praticano la religione delle popolazioni presso le quali vivono ed quindi immagino che difficilmente si lancerebbero in una guerra santa. Solo questo so di questa etnia, oltre al fatto che sono uomini, donne e bambini e mi viene in mente il titolo di un libro, di uno che forse un po' “zingaro” lo è stato: “Questa grande umanità”.
Gli zingari sono una bella gatta da pelare, per quanto ti sforzi non ce la fai…appena pronunci la parola zingaro, si affacciano alla mente le immagini di degrado dei campi, le immagini delle loro facce così diverse dalle nostre nella loro esteriorità, le parole che li descrivono nei fatti criminosi, le fantasie che li avvolgono e che riguardano la magia, il loro rubare per istinto innato, il loro nomadismo come scelta di vita, il loro non rispettare le regole, non tenere a nulla…una missione impossibile parlarne bene, meglio fare di ogni erba un fascio e scacciarli dalle nostre città… rimane la domanda, dove devono andare? Certo sono solo approfittatori, vivono alle nostre spalle, sostenuti dal nostro sistema di welfare, vogliono le case e la scuola per i figli, vogliono stare qui, ma senza rispettare le nostre regole civili.
Parlare degli zingari, che sono gli ultimi degli ultimi, che sono chiamati il popolo delle discariche, è una causa persa…e le cause perse chi le vuole, soprattutto di questi tempi? Nessuno, neanche la sinistra, purtroppo.
Poi un giorno arriva Rossi e si fa una foto con i suoi vicini rom, una foto che scatena furie mediatiche, incomprensioni e ammiccamenti di tattica politica preelettorale.
Poi tutti i giorni, soprattutto negli ultimi tempi, i media soffiano sul fuoco del razzismo, spargendo fiammelle in tutti gli angoli del paese, in tutti gli angoli della nostra anima e questa è una guerra impari, nessuno che soffi sul fuoco per spengerlo ha la stessa forza e risonanza mediatica.
E io provo paura per quello che questo può provocare, per quello che questo fuoco brucia, distruggendolo. Per quello che questo fuoco illumina…quello che è dentro di noi. Si è sdoganato il basso istinto, che non è più basso, non ce l’abbiamo fatta a farlo rimanere basso, lo abbiamo fatto salire fino al livello di pensiero detto, scritto e agito.
Come tutti ho i miei episodi spiacevoli con gli zingari da raccontare, perché sono come tutti, ho una storia familiare ed educativa che mi ha segnato. Ai miei tempi passava l’arrotino o il ferraio e gli zingari rubavano i bambini, ai miei tempi gli zingari erano anche i giostrai che arrivavano a maggio, per la festa del paese, e in quella settimana i bambini e le bambine dei giostrai venivano a scuola con noi, e godevano di un fascino particolare ai nostri occhi di bambini, molto meno a quelli dei maestri e dei genitori.
Come tanti della mia età però son cresciuta guardando i film sugli indiani, sui neri, sulle storie di guerra e degli ebrei nei campi di concentramento e come tanti stavo sempre dalla parte degli indiani, dei neri e degli ebrei. Come tutti non mi piace stare accanto ad una persona che puzza o che è sporca, come tutti non mi piace che mi si rubi qualcosa che è mio, o che si entri in casa mia, come tanti mi sento insicura, irrazionalmente e pregiudizialmente davanti a loro, come tutti ho una serie di pregiudizi, che come tanti cerco di ri-conoscere, di smontare, ma soprattutto di tenere a bada, cercando di non farmi guidare da loro, come tanti non ho MAI pensato, mai neppure una volta le cose terribili che leggo sui social contro questo popolo, come tanti penso a loro come persone, e non scambio, l’uno con il tutti, come tanti penso che quel bellissimo e importantissimo articolo 3 della nostra costituzione parli di tutte le persone che abitano questo mondo, e nella settimana in cui si sono ricordati i diritti umani, non mi pare che i diritti umani escludessero questo popolo, o che siano riconosciuti in virtù di un patto civico...sono o non sono inalienabili?
Come tanti non capisco e non conosco la loro storia, le leggi e le mitologie che li accompagnano, ma di una cosa son sicura che vorrei sapere per capire, vorrei sapere e capire per smontare più efficacemente i miei pregiudizi e quelli degli altri, per poter dare il mio contributo alla crescita di quel senso di umanità, come fratellanza, di cui avverto sempre meno la presenza. Ma come dicevo prima sono una causa persa e nessuno se ne occupa davvero, se non in quanto fonte di lucro, come hanno dimostrato gli ultimi fatti di Mafia Capitale.
Come tanti ho sempre pensato che avremmo costruito un mondo per tutti, che alla fine ce l’avremmo fatta ad essere felici, tutti. Come tanti sono diventata laica a modo mio, o credente a modo mio, e mi sono fatta i miei comandamenti, tra cui spicca il non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Come tanti mi domando come può questo paese cattolico e cristiano professare tante belle cose, riempire le chiese la domenica, battersi il petto con la mano e poi produrre così tanta inumanità.
Ha sicuramente ragione un amico che mi scrive e mi dice che la questione rom semplicemente catalizza le contraddizioni che oggi sono vive in tutte le politiche per l'inclusione e il contrasto della marginalità, che poi è il problema di capire che cosa sia e a cosa serve una politica sociale. Questo è un tema sconosciuto ai più, soprattutto agli amministratori ahimè, che non sentono mai la necessità di mettere in discussione i propri pre-giudizi, e agiscono la propria funzione pubblica con estrema leggerezza. Anche quando pensiamo di condividere certe finalità in realtà non sappiamo di cosa parliamo e men che meno riusciamo a porci in ascolto.
Non vediamo persone, vediamo problemi e pensiamo che per risolverli le soluzioni siano le nostre, quando le cose invece sono molto più complicate come ogni educatore sa bene.
Non so trovare una chiusura giusta, perché non ci deve essere una chiusura e forse perché si fa fatica a trovare qualcosa di giusto soprattutto nelle cronache di questi giorni.