Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Universale è l'amore (chiamiamolo così) che il tedesco ha per la kartoffel, meno conosciuto quello che il cileno Neruda aveva per la sua papa e che cantò in una ode ad essa dedicata:
PAPA, ti chiami papa e non patata, non nascesti castigliana: sei scura come la nostra pelle, siamo americani, papa, siamo indios.
Profonda e soave sei, polpa pura, purissima rosa bianca sepolta, fiorisci là dentro nella terra, nella tua piovosa terra originaria…
Papa materia dolce, mandorla della terra…
Onorata sei come una mano che lavora nella terra, familiare sei come una gallina, compatta come un formaggio che la terra produce nelle sue mammelle nutrici, nemica della fame, in tutte le nazioni si piantò la sua bandiera vittoriosa…
Universale delizia, non aspettavi il mio canto, perché sei sorda e cieca e sepolta. A malapena parli nell’inferno dell’olio o canti nelle fritture dei porti, vicino alle chitarre, silenziosa, farina della notte sotterranea, tesoro infinito dei popoli.
n.b il testo è stato "impaginato", senza cambiarlo, a "racconto" perché, a mio parere, più scorrevole di quello "singhiozzante" frammentato poetico.
Pablo, attento, la papa non è cieca, guarda quanti occhi ha!