Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Maometto nasce a Mecca in un giorno imprecisato (secondo diverse fonti tradizionali il giorno dovrebbe essere il 20 aprile o il 26 aprile) dell'anno 570 (anche in questo caso l'anno non può essere indicato con precisione, ma è stato fissato convenzionalmente). Appartenente al clan dei Banu Hashim, mercanti della regione peninsulare del Hijaz, in Arabia, componente della tribù dei Banu Quraysh, Maometto è figlio unico di Amina bint Wahb e Abd Allah b. Abd al-Muttalib ibn Hashim. La madre Amina è la figlia del sayide del gruppo dei Banu Zuhra, un altro clan che fa parte dei Banu Quraysh.
Maometto rimane orfano precocemente sia del padre, morto in seguito a un viaggio di affari che l'aveva condotto a Gaza, in Palestina, sia della madre, che aveva dato il figlio piccolo in consegna a Halima bt. Abi Dhu ayb. Il piccolo Maometto, quindi, cresce con la protezione di due tutori: Abd al-Muttalib ibn Hashim, nonno paterno, e Abu Talib, zio paterno, grazie ai quali a Mecca ha l'opportunità di entrare in contatto sin da piccolo con gli hanif, gruppo monoteista che non fa riferimento a nessuna religione rivelata.
Viaggiando insieme con lo zio nello Yemen e in Siria, Maometto conosce anche la comunità cristiana e quella ebraica. In occasione di uno di questi viaggi incontra Bahira, monaco cristiano della Siria che riconosce il segno del carisma profetico del futuro in un neo tra le sue spalle. Maometto, comunque, da bambino viene curato anche dalla moglie dello zio, Fatima bint Asad, e da Umm Ayman Baraka, schiava della madre di origine etiopica che rimane con lui fino a quando egli stesso ne favorisce il matrimonio con un uomo di Medina.
Secondo la tradizione islamica, Maometto ha sempre nutrito per Umm Ayman (appartenente alla Gente della Casa e madre di Usama ibn Zayd) un profondo affetto, riconoscente nei suoi confronti visto che proprio lei è stata una delle prime persone a credere e prestare fede al messaggio coranico che egli diffonde. Maometto, in ogni caso, è molto affezionato anche alla zia Fatima, apprezzata soprattutto per il temperamento dolce, che viene pregata in diverse occasioni dopo la sua morte e che viene onorata in molti modi (una delle figlie di Maometto avrà il suo nome).
Crescendo, Maometto ha l'opportunità di viaggiare molto, anche grazie all'attività mercantile della famiglia e al lavoro che svolge per la vedova Khadjia bt. Khuwaylid, e così estende le proprie conoscenze, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista religioso, in maniera molto ampia. Nel 595 Maometto sposa Khadjia bint Khuwaylid: dopodiché, inizia a dedicarsi in maniera continuativa alle sue riflessioni dello spirito. La moglie è la prima persona a credere fermamente nella Rivelazione portata da Maometto. A partire dal 610, infatti, egli inizia a predicare una religione di tipo monoteista, sostenendo di agire sulla base di una Rivelazione. Tale religione è fondata sul culto di Dio, indivisibile e unico.
In quei tempi in Arabia il concetto di monoteismo è alquanto diffuso, e la parola Dio si traduce con Allah. Tuttavia, i residenti di Mecca e del resto dell'Arabia peninsulare sono per la maggior parte politeisti - eccezion fatta per alcuni zoroastriani, alcuni cristiani e un numero piuttosto rilevante di ebrei - e quindi adorano numerosi idoli. Si tratta di dei venerati durante feste e pellegrinaggi, tra cui il più importante è l'haji, cioè il pellegrinaggio panarabo che va in scena durante il mese lunare di Dhu l-Hijia.
Maometto, invece, inizia a ritirarsi sul monte Hira, in una grotta non lontana da Mecca, dove medita per ore e ore. La tradizione vuole che, durante una di queste meditazioni, nell'anno 610 in occasione del mese di Ramadan, Maometto riceve l'apparizione dell'arcangelo Gabriele, che lo persuade a divenire Messaggero di Allah. Maometto rimane colpito e sconvolto da un'esperienza simile, e crede di essere impazzito: turbato da tremori alquanto violenti, cade a terra spaventato.
Si tratta della prima esperienza teopatica di Maometto, che inizia a sentire gli alberi e le rocce parlargli. Sempre più terrorizzato, egli fugge dalla caverna, ormai in preda al panico, verso casa propria; poi, giratosi, osserva Gabriele, che lo domina e che con le sue enormi ali copre totalmente l'orizzonte: Gabriele, a quel punto, gli conferma che Dio lo ha scelto per farlo divenire suo messaggero. Maometto inizialmente mostra molta fatica nell'accettare tale investitura: è grazie alla fede della moglie che si convince che quello che pensa di aver visto è successo veramente. Un ruolo importante in questo senso viene svolto anche da Waraqa ibn Nawfal, cugino della moglie, monoteista arabo che persuade Maometto. Gabriele torna spesso a parlare a Maometto: quest'ultimo, quindi, inizia a predicare la Rivelazione infusagli dall'Arcangelo.
Per molti anni, tuttavia, sono pochi i concittadini che Maometto riesce a convertire: tra di essi, Abu Bakr, suo coetaneo e amico intimo (che per altro diventerà il suo successore come guida della comunità islamica e califfo), e un piccolo gruppo di persone che di lì a poco sarebbero divenute suoi collaboratori: i Dieci Benedetti. La Rivelazione dimostra la verità di quanto scritto nel Vangelo, cioè che nessuno può essere profeta in patria.
Nel 619 Maometto deve affrontare il lutto per la morte di Abu Talib, lo zio che per tanto tempo gli ha assicurato protezione e amore, pur non convertendosi alla sua religione; nello stesso anno viene a mancare anche la moglie Khadjia: dopo la sua morte, Maometto si sposa nuovamente con Aishna bt. Abi Bakr, figlia di Abu Bakr. Egli, nel frattempo, si trova a fare i conti con l'ostilità dei cittadini di Mecca, che attuano un boicottaggio nei suoi confronti e nei confronti dei suoi fedeli, evitando qualsiasi tipo di rapporto commerciale con loro.
Insieme con i suoi fedeli, ormai diventati una settantina, dunque, Maometto nel 622 si sposta a Yathrib, a più di trecento chilometri da Mecca: la città prenderà poi il nome di Madinat al-Nabi, vale a dire "Città del Profeta", mentre il 622 sarà considerato l'anno dell'emigrazione, o dell'Egira: sotto il califfato di Omar ibn al-Khattab, il 622 sarà trasformato, quindi, nel primo anno del calendario islamico.
Dal punto di vista della predicazione religiosa, inizialmente Maometto si considera un profeta nel solco dell'Antico Testamento. Egli, tuttavia, non viene riconosciuto in quanto tale dalla comunità ebraica di Medina. La predicazione di Maometto a Medina dura otto anni, durante i quali viene formulato anche lo Statuto, o Patto, la cosiddetta Sahifa, che viene accettato da tutti e che permette la nascita della prima comunità di credenti, la Umma.
Insieme con i suoi seguaci, poi, Maometto sferra diversi attacchi contro i Meccani e le loro carovane. Vanno in scena così la vittoria di Badr e la sconfitta di Uhud, cui fa seguito il successo finale di Medina, la cosiddetta Battaglia del Fossato. Al termine di questa battaglia, portata a termine contro le tribù politeiste di Mecca, tutti gli ebrei vengono espulsi da Medina, accusati di aver violato la Umma e di aver tradito la componente islamica. Progressivamente Maometto esilia i Banu Qaynuga e il clan dei Banu Nadir, mentre dopo la Battaglia del Fossato vengono fatti decapitare settecento ebrei del gruppo Banu Qurayza.
Ottenuta una posizione di predominio, Maometto nel 630 decide che è arrivato il momento di provare a conquistare Mecca. Dopo aver vinto una battaglia contro i Banu Hawazin a Hunayn, si avvicina a Mecca conquistando oasi e villaggi come Fadak, Tabuk e Khaybar, necessari per poter ottenere un vantaggio strategico ed economico di valore non indifferente.
Negli ultimi anni della sua vita, Maometto ripete il Corano per intero due volte, permettendo a diversi musulmani di ricordarlo: sarà, però, solo Uthman b. Affan, il terzo califfo, a farlo mettere per iscritto.
Nel 632, sopraggiunge la morte, al termine del cosiddetto "Pellegrinaggio dell'Addio", o "Grande Pellegrinaggio". Maometto, che lascia una figlia, Fatima, e nove mogli, non indica in maniera esplicita chi dovrà essere il suo successore alla testa della Umma. A proposito delle mogli, occorre sottolineare che l'Islam non permette di avere più di quattro spose: tuttavia Maometto aveva avuto la possibilità di non rispettare tale limite proprio grazie alla rivelazione divina. Per altro, diversi matrimoni erano semplicemente la conseguenza di un'alleanza politica o della conversione di un determinato gruppo. Oltre alle mogli, egli ebbe sedici concubine.
Nel Medioevo, Maometto verrà considerato dall'Occidente semplicemente un eretico cristiano, senza tenere conto della diversità della fede da lui proposta: basti pensare che Dante Alighieri, influenzato anche da Brunetto Latini, lo cita tra i seminatori di scandalo e di scisma nel canto XXVIII dell'Inferno della Divina Commedia.
Profeta e fondatore dell'Islam, Maometto ancora oggi viene ritenuto dalle persone di fede musulmana il Sigillo della Profezia e messaggero di Allah, ultimo di una serie di profeti incaricato di divulgare tra gli Arabi la parola divina.