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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Cappotto a Carcagnotto

21/1/2015 - 9:23


CAPPOTTO
Lett: nc.
Oltre che il caldo e prezioso indumento che fa venire in mente il bellissimo film di Lattuada del 1952 con l’interpretazione magistrale di un sorprendente e inedito Renato Rascel, in dialetto il termine cappotto ha anche altri significati che niente hanno a che vedere con l’indumento, se non un certo senso di calore e resistenza.
Cappotto era infatti chiamato lo scaracchio, sputo catarroso di vario colore, ma di buona consistenza, emesso rumorosamente. La massima soddisfazione per l’autore era l’emissione di un bel cappotto di colore giallo-carico, “gold standard” del cappotto!
L’emissione forzata veniva caratteristicamente preceduta da un raschiamento del faringe, da cui il caratteristico rumore, atto a raccogliere la totalità del materiale ivi presente, che era poi emesso fragorosamente con forza e soddisfazione.
Lo scaracchio era anche utilizzato a fini agonistici, in quelle sfide giovanili atte a stabilire la supremazia e la gerarchia nel gruppo: a chi sputa più lontano, a chi rutta più forte, a chi scureggia con maggior vigore, a chi piscia più lontano, a che ce l’ha più lungo e duro ed altre amene, infantili ma innocue tenzoni.
Cappotto è anche detta la vincita di una partita in cui l’avversario non realizza nemmeno un punto, una vincita di tutte le mani.
 
CARBURO
Lett: CARBURO. [Carburo di calcio].
Sostanza che veniva mescolata con l’acqua per la produzione dell’acetilene, un gas combustibile, incolore. L’acetilene veniva prodotto artigianalmente mescolando il carburo di calcio, una sostanza a zollette che si poteva acquistare in tutte le botteghe, con della semplice acqua di fonte ed era utilizzato principalmente come fonte d’illuminazione.
Esistevano apparecchi per illuminazione da cucina, lanterne per le gallerie delle miniere, attrezzi e lampade per l’illuminazione esterna ma l’utilizzo più diffuso ed originale era quella per il fanale delle biciclette.
Le strade non erano illuminate e chi doveva recarsi al lavoro spesso doveva alzarsi prima dell’alba e fare un bel po’ di strada per recarsi alla fabbrica o in città. Specialmente durante l’inverno molte strade erano completamente buie e considerando che i paesi non erano molto grandi, spesso formati solo da poche case sparse in un vasto territorio, i mezzi pubblici di trasporto non esistevano in maniera capillare od erano addirittura assenti. Essendo le auto ancora privilegio di pochissimi privilegiati l’unico mezzo di trasporto possibile per coprire certe distanze era la bicicletta.
Per illuminare sia pure parzialmente la strada, ed evitare di cadere in una fossa, al centro del manubrio e sulla canna era sistemato questo apparato che utilizzava la combustione dell’acetilene per produrre un piccola fiamma illuminante. Inferiormente, in un recipiente metallico, era posto il carburo di calcio sopra il quale era posizionato un altro recipiente contenente della semplice acqua.
Un piccolo regolatore manuale, una rotellina posta in alto, permetteva la regolazione della velocità di caduta delle gocce sul carburo sottostante permettendo un certo controllo sulla quantità di gas prodotto, e quindi sull’intensità dell’illuminazione. Il gas prodotto fuoriusciva da un beccuccio e, una volta acceso, forniva una fiammella dall’intensità variabile, sufficiente ad una illuminazione parziale della strada. Attorno alla fiammella era posta una protezione circolare affinchè il vento e la pioggia non la spegnessero.


Un altro uso del carburo, o meglio del gas acetilene, era per la saldatura dei metalli. Veniva unito all’ossigeno che ne esaltava il potere calorico ed era possibile utilizzarlo, mediante un apparecchio apposito, per unire due parti metalliche.


Anche il foone (vedi), attrezzo molto diffuso fra i pescatori, utilizzava l’acetilene prodotto dal carburo di calcio. In questo caso particolare serviva una luce molto intensa per cui i beccucci di uscita del gas erano due. Si aveva così la somma del potere illuminante di due fiammelle, a cui si aggiungeva la concentrazione della luce mediante una specie di parabola di metallo lucido posta posteriormente, così da arrivare un’intensità luminosa ragguardevole.


Un uso improprio, ed anche molto pericoloso del carburo, si ebbe nell’immediato dopoguerra, quando furono immesse in commercio bibite in contenitori di vetro che avevano come sistema di chiusura una pallina, anch’essa di vetro, che formava una specie di valvola.
La pallina era ancorata saldamente alla bottiglia tanto che introducendo acqua e carburo il gas sviluppato all’interno chiudeva la pallina e creava nella bottiglietta una pressione tale da determinarne lo scoppio.
Si creavano in tal modo delle vere e proprie piccole bombe, molto pericolose, che venivano fatte scoppiare in acqua, sotto i ponti a Migliarino, per stordire e catturare i pesci.
 
Aneddoto 1
I vecchi raccontano che spesso gli operai con le bici partivano molto presto al mattino, quando era notte fonda, e viaggiavano in fila indiana. Il primo, a turno, aveva il compito di controllare la strada mentre gli
altri, ancora mezzo addormentati, si limitavano a controllare la ruota della bicicletta che lo precedeva, in una specie di dormiveglia.
Se chi guidava la carovana malauguratamente si addormentava e cadeva in una fossa, tutta la fila tranquillamente lo seguiva, condividendo la stessa sorte.
 
Aneddoto 2
La bicicletta è stata per molto tempo il mezzo di trasporto per eccellenza dei ragazzi e alla sera, specie durante la stagione estiva, molti si spostavano con questo mezzo nei paesi limitrofi. Una delle mete più frequentate era il Paloma, la sala da ballo che si trovava sulla golena del Serchio, a Vecchiano.
Lo Schiavetto aveva una bella bicicletta con la canna mentre Vincenzo del Bertelli ne era sprovvisto.
Si trovarono d’accordo che lo Schiavetto si sarebbe seduto sul manubrio mentre Vincenzo avrebbe fornito la forza motrice, pedalando. Prima della curva di Malaventre Vincenzo cominciò ad accelerare, pedalando a tutto spiano, e sulla curva scese al volo lasciando a se stessa la bicicletta con lo Schiavetto seduto sul manubrio. Questi provò per un po’ a manovrare il manubrio, ondeggiando ed impegnandosi a rimanere sulla strada, ma poi si inabissò nella fossa a diritto, fra le risate generali.
 
CARCAGNOTTO
Lett: TRACAGNOTTO.  [Persona piccola e tarchiata].
Anche [tracagnotto] o [traccagnotto] che in dialetto è diventato il più musicale carcagnotto ad indicare una persona piccola di statura, ma anche un piccolo animale, con una sfumatura più affettuosa che offensiva.

 

NOTA

Il libro "Le Parole di Ieri" con un ricco corredo di foto d'epoca è reperibile presso la Pa di Migliarino e di Metato o anche contattando i soci dell'Associazione Culturale La Voce del Serchio a cui i proventi sono destinati.

 

FOTO: Alla catena della proprietà Salviati

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