Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
II castello come difesa e campo di controllo del territorio
II particolare concentramento di castelli e di torri nell’area della Valdiserchio al confine Nord del contado pisano con Lucca, rispondeva all’esigenza di un controllo capillare di ogni possibile passaggio in territorio pisano. Quindi, torri e castelli che si integrano nella scacchiera militare, le prime, con funzione di segnaletica col compito di trasmettere celermente messaggi (col fumo di giorno o col fuoco di notte, come precisava il regolamento del 1343 riguardante la torre dell’Aquila, ubicata sui monti della Selva Paratina presso di Filettole, e quella dei Monti Pisani, presso San Giuliano), con riferimento al regolamento redatto per i due castellani della fortezza Augusta, posta in Lucca, e che valeva per tutte le altre torri e fortezze.
È evidente allora che, in base a queste disposizioni, tutte le postazioni militari in breve potevano comunicare tra loro garantendo una maggiore coesione difensiva e l’attuazione di un immediato piano strategico secondo le necessità del momento. In questo contesto di controllo del territorio si trova la spiegazione della costruzione alla base del poggio su cui sorgeva il castello di Santa Maria, di una torre detta Torraccia (forse perché malridottasi nel tempo), coeva alla rifondazione del castello stesso, ubicata lungo l’antica via Emilia Scauri per Massaciuccoli.
A ponente, questa torre si poneva in relazione con la torre della Bastia di Nodica (oggi campanile della chiesa dei SS. Simone e Giuda) e la torre di Filicaia, sulla nuova Aurelia per Viareggio e la Versilia, mentre a Sud si poneva in linea perpendicolare con Casale, luogo poi designato col nuovo toponimo Sant’Andrea in Pescaiola, confine fisico dell’area di Vecchializia, dove un’altra torre, distrutta, controllava la strada per S. Jacopo in Podio, che raggiungeva Pisa.
La torre di Vecchiano, realizzata in laterizio, appena fregiata sul fianco meridionale di un’orlatura in pietra (cornicione) posta un metro e mezzo circa sotto la copertura del tetto - privo di merlatura -, si sviluppa a pianta quadrangolare e si sopraeleva di due piani oltre quello terreno. Benché le sia attribuito il dispregiativo torraccia, come talvolta si considera un rudere, in realtà essa si mostra ancora integra a distanza di secoli. Ci possiamo domandare come sia stato possibile che sia sopravvissuta al terribile attacco dei Fiorentini del 1404, e a quello successivo del 1426. Probabilmente ciò fu dovuto alla sua posizione defilata rispetto all’insediamento -all’epoca si trovava al limite del “paduletto di Vecchiano” - motivo per cui potrebbe essere stata ignorata dalle truppe assalitrici; non si spiegherebbe altrimenti.
Organizzazione militare del fortilizio
Come ho detto, passato gradualmente in mano al Comune pisano, il castello di Santa Maria, come molti altri del territorio, fu subito ampliato e rafforzato nelle strutture ma in particolare gli fu data un’organizzazione amministrativa e militare con l’assegnazione di un castellano e un certo numero di sergenti addetti a presidiarlo. Di conseguenza, sul lato orientale del mastio, su cui appunto appoggiava, fu costruita una casa per il castellano ossia il Capitano della guarnigione, dove viveva con la sua famiglia.
Compito del Capitano era quello di impartire ordini ai sergenti ed agli stipendiari, loro subordinati che abitavano le stanze delle altre torri mentre i mercenari sembra che alloggiassero in una serie di edifici di legno costruiti appositamente all’esterno della cinta muraria del versante settentrionale. Ciò si arguisce da tracce di basamenti separatori contigui, emerse recentemente durante gli scavi effettuati dal Gruppo Archeologico di Vecchiano, che lascerebbero intuire la sequenza di un insediamento a schiera appunto extra muros.
È molto interessante esaminare anche l’aspetto economico riguardo al mantenimento degli ufficiali e dei soldati della guarnigione per comprendere meglio l’organizzazione di ciascuna fortezza. Infatti, esaminando la Provvisione del 1 aprile 1322 si ricavano diversi dati significativi. Dal numero e dal salario delle persone addette alla custodia del castello e dal loro grado militare, si può stabilire l’importanza del fortilizio nell’ambito territoriale e la difficoltà difensiva per cui, per esempio, il Castellano di Vecchiano percepiva L. 12; cioè 2 lire in più del Castellano di Ripafratta, benché comandasse 11 sergentes ed un magister. I sergenti di S. Maria (se ne contano 4, poi 7, ed ancora 9, poi di nuovo 7), percepivano L. 9, una somma non disdicevole, mentre più difficile è stabilire la retribuzione degli stipendiari perché risulta assommata, come è altrettanto arduo stabilire quanti fossero e quanto percepissero mensilmente.
Da questi dati si arguisce tuttavia che il castello di Vecchiano era tenuto in gran conto per la sua posizione geografica. Le provvisioni degli Anziani forniscono anche i nomi del castellano e dei sergenti che venivano eletti ogni 6 mesi, per cui quando il castello passò sotto il Comune di Pisa e fino al 1392, si hanno i nominativi dei castellani e dei loro collaboratori.
(segue una lunga lista di nomi dove si trovano due filettolini e un nodichese- n.d.r)
Dal 1392 l’amministrazione del castello si fa più capillare da parte del Comune pisano rivolgendo particolare attenzione anche all’aspetto fiscale con la nomina di due camerari ossia, due pubblici ufficiali addetti alla custodia ed al controllo del castellano, dei sergenti e degli stipendiari con funzioni anche di contabili nel calcolare gli stipendi in base ai mesi e di versamenti relativi alla tassa sui ponti.
(non ho ben capito nel documento originale in tardo latino da dove derivasse la parola “ponti”, ma si trattava della tassa sul reddito.- n.d,r)
Tratto da “Il castello di Santa Maria a Vecchiano” di Mario Noferi, Felici Editore, settembre 2009
(segue)