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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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Sancte Marie de Veclano.

29/1/2015 - 13:21


L’originaria chiesa di S. Maria


Con una Cartula officionis del 12 ottobre 1120, Guido del fu Ungarelli e Ghisa, figlia del fu Benedetti, offrivano a Dio ed alla Beata Vergine Maria, e per essi all’Arcivescovo di Pisa, Azzo, nostram pars de castello et podio de Veclano. È  questa, di fatto, la più antica attestazione documentaria del castello, ma della chiesa il documento non fa menzione alcuna. Esisteva già e per ragioni a noi ignote non fece parte della donazione, oppure non esisteva affatto? Tuttavia, in un documento di pochi anni posteriore, un atto di judicatum datato 30 maggio 1136, certo Pietro, figlio del fu Ugone di Pagano, in qualità di erede della famiglia dei Verchionesi, concedeva all’Arcivescovo di Pisa, Uberto, diversi beni tra cui la ecclesiam de Veclano, cui vocabulum est Sancte Marie.
  È questa la più antica testimonianza che conosciamo della chiesa; una modesta cappella a cui presumibilmente si possono attribuire alcune strutture murarie superstiti ancora visibili sul fianco settentrionale e occidentale della chiesa e dallo spiovente del tetto, assai marcato nell’ammorsatura con il mastio al quale si appoggiava. Sono indizi architettonici da cui si evincono non soltanto le caratteristiche dell’impianto, ma anche le sue dimensioni che rimandano ai parametri dei prototipi delle chiesette Altomedievali della zona. Una spia che induce a ritenere che la chiesa fu riattata nei secoli dopo il Mille si arguisce dall’apparato murario. I conci, infatti, non presentano più la faccia grezza, come si osserva nelle costruzioni dei secoli anteriori, IX-Xl, benché non siano accuratamente spianati. Tuttavia la superficie risulta unitaria, i conci sono abbastanza allineati nonostante la presenza di materiale lapideo diverso. Redi, per il tipo di apparato murario, propone una cronologia molto prossima a quella del mastio del vicino castello di Avane. che sappiamo costruito nel 1314.

Attorno a questa data, infatti, ritengo plausibile la riattazione dell’edificio giacché da un documento del 1329, si ha notizia che  la chiesa fu restaurata quando prete Giovanni Sceda  della casa degli Orlandi, dopo la morte violenta del rettore Jacopo di Lamberto Chiccoli dei Lanfranchi, già canonico della cattedrale pisana e pievano di Sovigliana (nella diocesi di Lucca), gli subentrò nella carica di rettore di S. Maria.
Tuttavia è evidente   il riutilizzo di gran parte del materiale lapideo  date le sue caratteristiche rispetto ai metodi di lavorazione più avanzati del  XIV secolo. Tra l’altro  è interessante seguire la vicenda di questo riattamento. Benché fossero trascorsi oltre vent’anni dalla stipula del mutuo, nel 1343 lo Sceda non aveva ancora tenuto fede agli impegni presi a suo tempo e per questo motivo fu citato in giudizio dai suoi creditori. La complessa pratica si dilungò parecchio ma per mancanza di documenti non è possibile conoscere l’esito della controversia. Tuttavia, qualsiasi esito essa abbia avuto, Giovanni Sceda aveva speso quei soldi per dare alla chiesetta un aspetto migliore.[…]


[...] La  chiesa sembrerebbe fosse stata in parte distrutta attorno al 1406 giacché non figura nell’elenco dell’Estimo del 1410  in cui è riportato l’imponibile di ciascun monastero, chiesa e ospedale della città e diocesi di Pisa. Ricompare verso la prima metà del Cinquecento riattata e quindi successivamente ridotta nelle forme attuali (un loggiato a spiovente verso oriente copre un corridoio sul quale si apre al centro la porta della chiesa, e due altre laterali per accedere alla abitazione del custode ad altri locali). L’intervento di riattamento del complesso ex castello, che fece acquisire a ciò che era  sopravvissuto una nuova configurazione architettonico—spaziale, è databile tra la fine della seconda meta XVI e il 1604, come riporta il cartiglio che un tempo era collocato sulla porta della chiesa. Pertanto, escludendo quei locali di servizio, ad uso della chiesa e del custode, ci lasciamo guidare dalle relazioni delle Visite Pastorali che ci documentano via via lo stato del vano liturgico.

(segue)

Fonte: Tratto da “Il castello di Santa Maria a Vecchiano” di Mario Noferi, Felici Editore, settembre 2009
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