Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Uyimbube in lingua zulu significa “tu sei un leone” che poi fu addormentato nella famosissima canzone del 1939, su un ritmo africano, scritta da Solomon Linda che morì in grande povertà per non aver depositato i diritti facendo poi guadagnare alla Disney 1,6 milioni di dollari per l'uso della canzone nel film Il re leone, nel 1994.
Anche noi ne abbiamo di leoni nella nostra pineta, tanti quanti pensarono vi fossero di là dal “mare nostrum” i romani che segnarono sulle loro carte una barriera e uno scritto: hic sunt leones!
I nostri però sono nascosti nelle piante, ben lontani dalla savana, leoni nascosti come quelli della celebre Tina Pica che esortava i “maschi” a non starle vicini per “non svegliare il leone che dorme”.
I nostri ora son venuti alla luce come reperti archeologici come lo sarà la pineta se continua lo scempio della vegetazione anche senza la cementificazione intravista da alcuni.
La sicurezza è la prerogativa e sono d’accordissimo anche se mi domando perché sul ciglio dell’Aurelia, lato ferrovia, vi siano ancora nella parte “trinciata” due grossi lecci “pericolosi” e mi domando anche cosa voglia significare quella schifezza “salvata” di ricovero alla salita del ponte verso le ex cave di sabbia alla curva di Pietraccio: “his sunt maialas”?
Non sono invece per niente d’accordo sul vedere un bene il taglio “raso” così veloce e allargato, nel senso che il Bosco fa bene alla Pineta se viene tagliato, ma la Pineta danneggia il Bosco se viene essa tagliata.
Niente polemiche in me, solo considerazioni personali.