Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Così Cornix, nella sua nuova veste di Cornacchia, racconta a Corvo la sua vita:
[...] L'illustre Coroneo mi generò nella terra di Focide (racconto cose che tutti sanno), ed io ero una principessa e ricchi pretendenti (non ridere di me) mi chiedevano. La bellezza fu la mia disgrazia. Difatti, mentre a lenti passi camminavo lungo la spiaggia sabbiosa, come faccio ancora, il dio del mare mi vide e si riscaldò, e dopo che ebbe sprecato il suo tempo a pregarmi con dolci parole, decise di prendermi con la forza e m'inseguì. Io fuggo, lascio la riva compatta e mi trovo ad arrancare invano sulla rena dove si affonda. Allora invoco gli dei e gli uomini. La mia voce non raggiunse nessun mortale, ma per la mia verginità si commosse la vergine Minerva, e mi portò aiuto. Io tendevo le braccia al cielo: le braccia cominciarono a nereggiare di leggere penne. Volevo gettar via la veste dalle spalle: ma la veste era un manto di piume che aveva messo radici profonde nella pelle. Cercavo di battermi con le mani il petto denudato: ma ormai non avevo più mani, non avevo più un petto nudo. Correvo, e i piedi non affondavano più nella rena come prima, ma mi libravo raso terra. Poi volo via, in alto nel cielo, e illibata vengo assegnata a Minerva, come sua compagna. [...]
(Ovidio, Le metamorfosi, II.547-90)
Povera vergine cornacchiella, tu sapessi quanta gente, al contrario di illibata, c'è che gracchia dall'alto!