Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Tutto può accadere - olio su tavola cm 60x60
Pini, querce, platani, lecci ed eucalipti sono gli alberi che circondano la casa; immersa in questo verde magico essa protegge serena la vita dei suoi abitanti. Intorno a lei, di notte, daini e cinghiali escono a razzolare e grufolare, tassi e ricci caracollano tra le zolle, moscardini e topi selvatici escono dai loro nidi, i pipistrelli stridiscono a caccia d’insetti e spesso le farfalle notturne riempiono il cielo, tutti a cercare cibo. Questo luogo affascinante che sfiora la tenuta dei Salviati e quella della Presidenza della Repubblica, è il posto dove vive Alessandro Tofanelli con la sua famiglia.
L’ artista riconosciuto ed ammirato a livello internazionale è pittore (le sue opere pittoriche fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche in Italia ed all’estero), fotografo, video-documentarista, regista e sceneggiatore, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali, collaboratore di diverse trasmissioni Rai e riviste specializzate del settore. Tutte queste sue capacità, in parte innate, sono anche frutto di un grande impegno e di un’immensa fatica esistenziale; egli infatti ha scelto di vivere esclusivamente del proprio lavoro di artista senza l’aiuto di un altro impiego di supporto e questa priorità fa di lui un uomo coraggioso ed un artista puro.
Anche vivere nel grande parco di Migliarino, che è stato il luogo della sua infanzia e dove ha posto la propria dimora, è stata una decisione attraente, anche se non sempre facile, d’altro canto, però, il parco è il soggetto della sua pittura, è l’oggetto dei suoi documentari, nonché il protagonista principale dei suoi film, quindi egli non se ne poteva e non se ne può allontanare; ne è il custode, la guida, l’esploratore, è il “Gandalf” del luogo (il Signore degli Anelli) che attraverso i suoi linguaggi creativi fa conoscere questa nostra area protetta a tutto il mondo.
Quando egli dipinge racconta storie di paesaggi reinventati attraverso un suo sogno misterioso che egli prolunga, elabora ed interpreta con l’aiuto della memoria e della tecnica che, nel suo caso è sapiente, rigorosa, splendida. Il risultato è un’immagine estremamente elegante e finemente metafisica che riesce a provocare nello spettatore emozioni e sbalordimenti.
Questa sua personalità ben lo accomuna, secondo me, a due grandi maestri della pittura: l’olandese Jan Vermeer ed il praghese Jakob (Jakub Schikaneder); al primo si avvicina per la sensibilità con la quale rende gli effetti di luce e di colore, per la qualità poetica delle sue immagini, per la capacità di conferire una qualità atemporale a scene di vita quotidiana, al secondo per i suoi dipinti in esterni, dalle tinte morbide ed in chiaroscuro. Queste peculiarità si ritrovano anche nel suo cinema e nella sua televisione con lavori molto belli, colmi di un amore così profondo per il suo territorio da arrivare a commuovere.
Quindi rendiamo onore a questo grande artista che con le sue opere allarga il nostro orizzonte e ci guida verso un mondo più armonioso e quindi migliore.
Nota biografica
Nato a Viareggio nel 1959, si diploma nel 1977 presso l’Istituto d’Arte di Lucca ed in seguito frequenta l’Accademia d’Arte di Brera a Milano.
Tra i premi vinti: nel 1975 “La resistenza in Lucchesia” (il dipinto si trova nella Galleria di Arte Moderna di Lucca); primo premio “Concorso INA Touring” a Palazzo Strozzi di Firenze; premio “Giotto d’Oro”1984; nel 1987 premio “Onda Verde” a Firenze e il premio internazionale “Ibla Mediterraneo”.
In ambito cinematografico è del 2012 il suo ultimo lavoro, il film: "Il segreto degli alberi", da lui scritto e diretto; il film è stato presentato a Viareggio all’Europa Cinema e a Tofanelli in quell’occasione è stato consegnato il “Premio Monicelli”. Del 2006 è il premio speciale della giuria al festival Europacinema e la vittoria del Festival Nice, di New York e San Francisco per Il film, da lui scritto e diretto, intitolato “Contronatura”. In ambito televisivo, a partire dal 1983, Tofanelli ha collaborato con le trasmissioni televisive della Rai: “Geo” - Rai Tre, “Linea verde” - Rai Uno, “Quark” - Rai Uno, “Giorno di festa” - Rai Due. Ha collaborato anche con la BBC per il “Natural history unit”.
INTERVISTA:
1.La tua biografia in poche linee. Racconta come ti sei avvicinato all'arte.
Sicuramente sono stato influenzato a livello familiare, ho avuto uno zio materno di Pietrasanta, Bruno Filè, persona molto riservata, ma anche scultore conosciuto in tutto il mondo (ha eseguito il busto di J. F. Kennedy, di Evita Peron, di M. L. King). Nel suo studio, che ho frequentato spesso, ho avuto il primo contatto con la creta e contemporaneamente ho sempre sentito la necessità di disegnare, in mancanza d’altro bastava anche un gesso e un muro. La mia era una famiglia di operai, ma non mi sono mai mancati fogli, matite e musica: forse è stato proprio questo “consumo artistico” che mi ha fatto appassionare alla pittura, al cinema ed alla musica. I miei zii in realtà erano tre e tutti e tre degli artisti; uno di loro in particolare aveva notato questa mia propensione per il disegno e mi stimolava regalandomi matite, colori e quanto altro mi potesse servire per disegnare. Mi ricordo di aver disegnato all’età di quattro anni una macchinina in prospettiva e di aver vinto alle elementari il mio primo premio con un disegno che mi ha fatto sentire contento e che ho comunque vissuto come un bel gioco. Col passare del tempo mi sono portato dietro la necessità di disegnare e di inventare, giocando molto all’aperto con i miei amici e riciclando materiale di recupero per il nostro divertimento; prima di diventare pittore sono stato disegnatore.
Divenuto più grande mi sono trovato a dover scegliere il mio indirizzo scolastico e per me la scelta è risultata difficilissima. La pittura, la musica, il cinema erano diventate così pregnanti nella mia vita da non sapere cosa preferire, andare al Conservatorio o all’Istituto d’arte? Alla fine, per concludere, ho lanciato una moneta.
2. Che cosa stai facendo in questo periodo?
Per quanto riguarda la pittura sto realizzando dei lavori che serviranno per le prossime mostre sia in Italia che all’estero, ma quando lavoro non mi chiedo mai per che cosa lo faccio, lo vedrò dopo. Per il momento questa mia nuova linea, più metafisica, mi porta a cercare e privilegiare le sensazioni oniriche, i sogni e continuo ad andare avanti col progetto “Nel volo del colore” con opere sul Martin Pescatore che prossimamente saranno in mostra a Lucca. Forse quest’inverno tornerò al ritratto.
Per quanto riguarda il cinema ho in preparazione un nuovo film, sarà un grosso impegno che inizierò quest’anno.
Tra i documentari, l’ultimo realizzato è “Uomini e daini”; il filmato è incentrato sul rapporto fortissimo che si instaura tra i daini e le persone che lavorano nel parco, inoltre mostra come gli individui invecchiano ed i daini no.
3. Come ti definiresti?
Sono un uomo che fa di tutto per non annoiarsi; vorrei che la vita si trasformasse in un film (Hitckock diceva: “il cinema è la vita con i tempi morti tagliati") per poter eliminare tutti quei “tempi morti”, quali possono essere i discorsi inutili, l’ozio e tutte quelle azioni che richiedono di fare la fila (posta, banca, supermercato, bus…), in cui non stai facendo nulla, ma lasci scivolare via il tempo senza la possibilità di recupero.
4. Qual è il tuo messaggio?
Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti della vita che rischiano di essere dimenticati e vorrei essere capace di accorgermi e stupirmi delle cose semplici attingendo anche dalle memorie di persone che non ci sono più. Oggi tutto passa e si dimentica in un attimo, per crescere e rinnovarsi invece è il nostro passato che ci insegna a preparare il futuro.
5. Come nasce un'idea? Che cos'è per te l'ispirazione?
Per quanto riguarda la pittura mi metto davanti un taccuino e su una pagina bianca comincio a vagare con la mente tra le cose che mi sono accadute, a questo punto, quasi fossi in fase Rem, mi affiorano alla mente una serie di immagini tra le quali ce n’è una che persiste e piano piano prende forma. E’ a questo punto che proietto uno schizzo semplice, poi entro nell’idea e la sviluppo cominciando a preparare la tela. Raramente cambio idea perché penso che la prima sensazione che mi arriva sia quella giusta.
6. Che cos'è l'arte?
Tanto per cominciare l’arte non è artigianato, soprattutto nelle arti figurative perché il prodotto artistico è da sempre valido proprio per la sua unicità; è vero che esistono livelli di artigianato artistico che sono elevatissimi e che anticamente anche Michelangelo non sarebbe riuscito a realizzare così bene ciò che ha fatto senza l’ausilio degli scalpellini, ma essi senza la sua ispirazione non avrebbero concluso nulla. Salvador Dalì diceva: “quel pensiero sublime, quella cosa in più, quel tocco che solo un angelo può possedere”. Purtroppo in questi ultimi tempi ci si sta allontanando da questo concetto preferendo stupire, indignare, respingere, irritare, turbare a discapito della qualità delle opere.
7. In che circostanze ti vengono le migliori idee?
A volte mi capita nei momenti in cui meno me lo aspetto, evidentemente c’è sempre qualche senso attivo che registra le stimolazioni e che, a volte, le fa riemergere; inoltre la mia vita di artista è un lavoro continuo in cui persiste l’abitudine di “studiare” oggetti, ambienti e persone, anche nei momenti più improbabili, per poi rielaborarli nella realizzazione delle opere.
8. Come capisci se per te un'idea è valida o no?
Per me il processo di ideazione si divide in tre parti: la prima, quella della creazione (la situazione più angosciante) è il momento in cui comincio a sviluppare la realizzazione dell’idea ed in cui si insinuano molti dubbi; la seconda combatto con l’intenzione di variare e di intervenire sull’idea di partenza; la terza semplifico il lavoro togliendo particolari che ritengo appesantiscano inutilmente la composizione e non aggiungendone altri. Da giovane ero più deciso nelle scelte, ora che sono più maturo lo sono meno perché sono più consapevole delle mie inesperienze. Terminato il lavoro comunque qualche dubbio rimane, ma il risultato è molto vicino a quello che volevo, anzi a volte può capitare che l’opera che ha creato più problemi sia più gradita.
9. Ti dispiace doverti staccare da un’opera che hai venduto?
All’inizio seguo l’istinto e la cedo, poi, magari, mi accorgo della sua mancanza dopo qualche anno. Se mi capita di rivedere le opere a volte penso che vorrei averle tenute, ma bisogna sapersi staccare dalle cose, come accade per i figli. L’opera vera alla fin fine è tutto il percorso di un artista, che oltretutto non verrà nemmeno completato (Manet).
10. Quando e come hai iniziato a vederti come un'artista?
Non credo di vedermi artista, sono una persona che ha impiegato tutta la vita a cercare di fare questo mestiere. A volte questo mio essere sensibile alle emozioni mi fa sentire privilegiato e mi permette di entrare in contatto più facilmente con tanti artisti. Sono però un artista se si considera il fatto che vivo del prodotto della mia arte giorno per giorno. E’ troppo facile trasformare un hobby in lavoro.
11. Che artisti ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere?
Uno dei primi libri che mi comprò mia madre era su Van Gogh ed io impazzii con Van Gogh; da allora la mia vita è stata costellata di incontri artistici e di innamoramenti che mi hanno dato tante emozioni. Ricordo una mostra di Bonnard così avvincente che mi sentii come colpito alla testa da un colpo tremendo e tante altre emozioni con artisti di tutti generi, da Caravaggio a Francis Bacon; mi piace moltissimo anche l’astratto.
12. Quale tra le tue esperienze è la preferita?
Direi due: la prima tutto il periodo passato in rapporto col teatro, da quello di Torre del Lago, che è stato molto lungo, (sono stato la comparsa del bambino di Madama Butterfly e di altri personaggi, sono stato mimo, fotografo… ed ho conosciuto tante splendide persone) a quello, verso i 27 anni, in cui ho partecipato come regista a produzioni importanti con il teatro russo del Bolscioi facendo anche riprese per una società di produzione di cui ero socio. La seconda è accaduta di recente quando una delle case d’asta più famose del mondo, ha battuto una mia opera. Di solito queste cose accadono agli artisti morti!
13. L'arte autentica è l'arte necessaria?
L’arte è necessaria perché ci migliora.
14. Si compra l’opera o si compra piuttosto l’artista’?
Si compra l’opera, ma ultimamente, troppo spesso, si compra anche l’artista o per dire meglio si compra un marchio con un soggetto che sia riconoscibile fra tanti, per poter esibire le proprie possibilità economiche. I grandi artisti del passato invece, venivano ricercati e scelti per le loro caratteristiche tecniche.
15. Nell'arte non ci sono guide, come sai qual è la cosa successiva che devi fare?
Non lo so perché quando dipingo lavoro ad un solo quadro a differenza di quei pittori che riescono a fare 30-40 quadri al mese; io non potrei perché cerco di differenziare il soggetto anche se tutte le mie opere fanno parte del mio percorso che alla fine non finisce mai e chissà col passar del tempo dove andrà a finire.
16. Che ruolo hanno giocato nella tua traiettoria le figure del mercante, rappresentante, gallerista ed intermediari in generale?
Inizialmente sono stati importantissimi, era impossibile non cominciare con una galleria, bisognava però essere accorti nello scegliere quelle con un percorso culturale. Io ho cominciato con la “Blue Chips” di Omero Biagioni dove ho visto anche mostre di Ferroni, Vangi, Guccioni, Mattioli, Vespignani ed altri artisti con una produzione di estrema qualità, inoltre esisteva un rapporto di serietà tra il mercante e l’artista al quale non venivano chiesti soldi. Oggigiorno basta pagare una galleria per poter esporre. Attualmente io non do esclusive, amministro e decido a chi e soprattutto a chi non devo dare il mio lavoro, inoltre non faccio più di due o tre mostre all’anno; per farne di più dovrei lavorare giorno e notte. Quando lavoro ad un film il lavoro è concentrato in un mese ed il ritorno alla pittura se ne giova per il desiderio di dipingere e per l’esperienza accresciuta.
17. Che tipo di commissioni vorresti avere?
In questo periodo mi piacerebbe lavorare sui ritratti per poter misurare la mia libertà in questo senso, mi sembra interessante anche perché se nei paesaggi ci sono io, nei ritratti esco dal mio spazio ed osservo queste figure da fuori.
18. Quali sono gli strumenti, le tecniche con cui preferisci lavorare?
Mi piacciono tutti e tutte ed ho la sensazione di avere nei loro confronti lo stesso tipo di approccio. I grandi del passato avrebbero adoperato tutte le tecniche che oggi abbiamo a disposizione senza alcun problema, oggi invece se un artista fa più cose si tende a credere che in qualche attività egli valga meno.
19. Metti le tue opere in rete? Dove possiamo vederle?
Mi trovate su: www.alessandrotofanelli.it
20. Quali progetti per il futuro ci sono nel tuo cassetto?
Per la pittura devo organizzare delle mostre in Italia e nel mondo, poi devo portare avanti il progetto “Nel volo del colore” sul Martin Pescatore, con una mostra che si svolgerà a Lucca quest’inverno ed alla quale dedicherò un documentario; infine ho un nuovo progetto per un film già in fase di elaborazione e di lavorazione.
21. Quanto le tue esperienze ti hanno influenzato ed in che modo si ritrovano nelle tue opere?
Tutto quello che mi è capitato è presente nelle mie opere e non solo quello, a volte influiscono anche le stagioni, gli odori, le luci, gli oggetti, i colori… basta questo per riportarmi indietro, per pensare, per progettare
22. Collezioni qualche oggetto?
Più che collezionare raccolgo cose del passato come modellini d’automobile, ho una jeep del ’43 ed un furgone del ’70, libri, vinili…
23. Regalaci un libro, una canzone, un film, un disegnatore, illustratore o pittore.
Il libro è una storia sulla musica che si intitola “Il silenzio degli alberi” di Eduard Marquez; una canzone che mi piace tanto è “Please, please, please let me get whath j want” degli Smiths; per la musica consiglio le “Variazioni erg BWV 988” di Glenn Gould; un film molto bello è “Il ritorno”, film russo diretto da Andrej Ziagintsev e vincitore del festival di Venezia del 2003; come disegnatore indico Sergio Toppi; come pittore il pisano Beppe Bartolini, come scultore Vito Tongiani.