In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Lasciamo Renato Moncini per un po’ (ci ritorneremo a breve per una nuova chicca) e andiamo di là dal confine fra i due comuni che ci riguardano più da vicino, a Pontasserchio, che è così vicino a Vecchiano che ne ha preso anche una derivazione toponomastica nella sua parte più vicina al fiume: Vecchializa.
Proprio in questo luogo si svolsero i fatti riportati, ma con un altro risultato, nella flash odierna a lato.
Tratto da “Storia del gioco del Ponte” Arte di guerra, arte d’incanto, pag. 86, vol. 1, di Alberto Zampieri ed. Bandecchi e Vivaldi Pontedera.
Nel 1705 furono fatte due battaglie sul Ponte, vinte entrambe da Mezzogiorno: il 17 gennaio, che è documentata da due opuscoli in versi e il 19 febbraio, di cui abbiamo, in Biblioteca Universitaria a Pisa, una duplice testimonianza: un cartello di sfida e un foglio volante.
ln quest’anno “non avendo la Gioventù del Val di Serchio potuto sfogare i loro marzialj furorj sopra del famoso Ponte dell’Alfea”, fu organizzato a Pontasserchio fra i giovani della zona un combattimento su un finto ponte di legno, lungo cinquanta braccia e largo cinque, fra due fazioni dette i “Risentiti di Vecchializa” ed i “Sollevati del Ponte a Serchio”. Furono eletti i Generali, gli Ufficiali ed i Deputati, furono stampati i cartelli disfida e cosi il 22 febbraio, ultima domenica di Carnevale, si arrivò alla battaglia. Successe allora però un fatto luttuoso: mentre si stavano svolgendo i preliminari del gioco, uno dei palchi, fabbricati per quell’occasione per gli spettatori, dato il gran numero di quelli che vi si trovavano sopra, rovinò improvvisamente, trascinando nella caduta le numerose persone che vi si trovavano: morirono un ragazzo di dodici anni e una donna ed i feriti più o meno gravi furono molti. Comunque, nonostante questo, la manifestazione si svolse ugualmente, con la partecipazione di due squadre di trenta uomini ciascuna. La furiosa zuffa che ne seguì termino “con ugual valore e parimenti da tutte e due le parti si fecero l’allegrie”.
e in un poemetto anonimo degli inizi del XV secolo si legge:
…chi vuol nel guocho bei signori entrare
chonvien che vada per tal guiza armato,
buona chorassa ghambiere e chosciale
elelmo intesta fortemente alaciato
el forte schudo li con viene imbracciare
che giusto infine interra e appuntato
e dala destra mano porta un bastone
chonun ghuanto atacchato perragione…
e poi termina con:
…e sono stati quel giorno nimici
nella battaglia epoi chan desinati
tutti rimanghon fratelli e amici
e poi insieme si son ritrovati
più fratevolmente e più felici
che fussen mai e anno dimentichati
tutti gli oltraggi che nel dì fattanno
e serban la vendetta inelaltranno.