Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Buongiorno, ma bello davvero.
La foto è dell’ultimo tramonto di plenilunio, alba di venerdì 6 marzo.
Mi sono sentito un pochetto stronzetto alquanto per avere fatto discutere qualcuno su cosa accumunava i due corpi celesti del quiz di domenica 22 febbraio e allora, anche se a nessuno ora importa più, do oggi la spiegazione delle due cose, comune e non comune, che univano e dividevano al contempo i due corpi celesti.
Appurata che una è Venere (Afrodite) e l’altra Luna (Selene-Artemide-Diana), la cosa comune è il nome di due divinità greche, la prima più esplicita mentre la seconda per attribuzione di culto.
Cosa è quella che non hanno in comune?
Avevo detto di pettegolezzare e quindi vien fuori l’amore o meglio gli amori: una troppi e una… niente!
La spiegazione? Eccola!
Selene-Artemide-Diana, appagata dalle sue caccie notturne con gonnellino archettino e freccettine con canetti dietro e davanti e tutti dietro a leprotti e cerbiatti, va a dormire la mattina e … solo allora gli uccelli si alzano!
E 'a luna rossa mme parla 'e te,
Io lle domando si aspiette a me,
e mme risponne: "Si 'o vvuó' sapé,
ccá nun ce sta nisciuna..."
E i' chiammo 'o nomme pe' te vedé,
ma, tutt''a gente ca parla 'e te,
risponne: "E' tarde che vuó' sapé?!
Ccá nun ce sta nisciuna!..."