none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
La Foto storica
Jasha
di Evgenij Chaldej

12/3/2015 - 12:16


Estate del 1941. Unternehmen Barbarossa. Una misteriosa amnesia del tiranno permette l'ingresso, non proprio cordiale, di oltre quattro milioni di milizie tedesche in Unione Sovietica. L'avanzata nazista fu rapidissima e devastante. 650 km di territorio sovietico occupato in soli sei giorni. Blitzkrieg.

La TASS, Agenzia Telegrafica dell'Unione Sovietica, mandò tra le file dell'Armata Rossa, uno dei suoi migliori fotografi, munito di una Leica, una Zorkij e qualche rullino tra le munizioni. Prima tappa a Murmansk, dove una pioggia a testata esplosiva viene continuamente scaricata dai famigerati Stukas, i nembi a motore della Luftwaffe.

La tundra appare come una spettrale distesa di tizzoni ardenti, crateri artificiali, ferite sanguinanti su cui viene implacabilmente sparso il sale. Gli animali, fanno quello che possono. Selvaggi, sono abituati alla loro condizione assolutamente libera. Non conoscono tutti quei boati, quegli strani rombi. Perché la terra esplode come tanti piccoli vulcani? Cresce la paura di calpestarla quella terra, così tranquilla e incontaminata fino a qualche giorno prima. Cosa sta succedendo?

Intanto, soldati di una batteria contraerea sovietica, nascosti tra qualche sterpaglia o quel che resta della tundra, carpiscono quella strana confusione che recide la libertà di una renna impaurita. Un animale violentemente sfrattato dalla sua condizione di vita. Non potendo sgridare quegli uccellacci di ferro non resta che avvicinarsi agli uomini in terra. Un ultimo sguardo involontario alla mia casa. L'ho fatto perché un rumore violento ha richiamato la mia attenzione. Le zampe tese che si fissano come picchetti nel terreno. Un crampo ferino mi attanaglia il collo nodoso. Un tronco sfilacciato, mozzato. Un pugno di terra volante che non tornerà più come prima. E quegli uccellacci che volano ancora. Forse scende una lacrima. Un breve mugolio. Chaldej scatta.

Mi hanno chiamata Jasha. Mi accarezzano e mi danno da mangiare. Ma come fanno se non ne hanno neanche per loro. E quei rumori che continuano ad assillarmi. A volte sono così forti che fanno vibrare le corna che ho sulla testa.

Mi hanno anche costruito una piccola stalla di legno per ripararmi dal buio che ci circonda. Mi vogliono bene e io ne voglio a loro. Che strana umanità.

I soldati sovietici familiarizzarono con quella renna impaurita cercando di donarle un riparo e qualcosa da mangiare fino al termine dei bombardamenti che continuarono per settimane. Per Chaldej la foto fu una strana combinazione di eventi. Mai si sarebbe aspettato che un animale si fosse avvicinato in quella condizione pazzesca. Il loro istinto li porterebbe a dileguarsi, a nascondersi o rifugiarsi con rapidità. Invece...

L'epilogo è un morso al cuore. I soldati, dopo aver attentamente valutato la possibilità di uscire allo scoperto, caricarono la renna su un camion e la trasportarono nella tundra. Jasha scese dal rimorchio con una punta di inquietudine. "Davai Jasha, davai!" I soldati attesero invano che l'animale si disperdesse tra salici e betulle, con il brio di chi ritorna tra le amate pareti domestiche. Jasha era immobile. Uno sguardo triste trafiggeva gli occhi di quei soldati increduli. Davai Jasha. Ci sono i tuoi simili, c'è il tuo ambiente. Vai piccola! Nulla. Ferma lì a fissarli.

Non lasciatemi sola.

Il camion ripartì velocemente per allontanare più in fretta il dolore. Tentativo inane. Jasha li rincorse fino a quando la stanchezza non la colse. Immagino quella bellissima renna che soffre per l'abbandono calpestando con incertezza quel suolo che non vuole più attraversare. Immagino quei soldati assaliti da una tristezza umana e crudele, disturbata dal pizzicore della nafta agricola e dall'aria pesante della guerra. Voleva venire con noi. Cucciola! Ma come possiamo?

Immagino una lacrima che solca un viso ed una che solca un muso. Lacrime diametralmente opposte. Che si allontanano fino a scomparire.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri