Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Dopo la lettera che la comunità senegalese di Pisa ha diffuso, chiedendo maggiore solidarietà da parte dei cittadini italiani e tolleranza verso le attività di abusivismo commerciale, ci sembra opportuno rispondere.
Purtroppo non solo i cittadini senegalesi cercano una vita dignitosa in Italia, ma anche tanti cittadini italiani che hanno perso il lavoro.
Nella nota, si dice che l'unica alternativa per molti senegalesi a Pisa sia svolgere l'attività di parcheggio o commercio abusivo.
La lettera appare ingannevole sotto molteplici punti di vista. Innanzi tutto si vogliono giustificare attività che sono illegali. Con la burocrazia non si scontrano solo i senegalesi, ma tantissimi cittadini pisani che per mantenere un'attività commerciale anche ambulante devono pagare un'infinità di tasse e balzelli.
Inoltre è risaputo che queste attività sono spesso regolamentate da un vero e proprio racket, infatti se un italiano volesse guadagnarsi la vita nello stesso modo verrebbe allontanato da quelli che hanno diviso la città in zone e predisposto le squadre.
Crediamo che un processo di integrazione vero debba necessariamente passare dalla conoscenza e il rispetto delle regole.
Dare dei razzisti ai pisani esasperati dall'insistenza degli abusivi ai parcheggi non è certamente la via giusta per costruire un percorso di reciproca comprensione. Invece che fare cortei "antirazzisti" che risuonano come un j'accuse verso i cittadini pisani, preferiremmo che la comunità senegalese tentasse la via dell'integrazione mettendosi in regola e rispettando le leggi come gli altri cittadini.
Filippo La Grassa
(Commissario Provinciale di Pisa LNT)