Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Dopo la lettera che la comunità senegalese di Pisa ha diffuso, chiedendo maggiore solidarietà da parte dei cittadini italiani e tolleranza verso le attività di abusivismo commerciale, ci sembra opportuno rispondere.
Purtroppo non solo i cittadini senegalesi cercano una vita dignitosa in Italia, ma anche tanti cittadini italiani che hanno perso il lavoro.
Nella nota, si dice che l'unica alternativa per molti senegalesi a Pisa sia svolgere l'attività di parcheggio o commercio abusivo.
La lettera appare ingannevole sotto molteplici punti di vista. Innanzi tutto si vogliono giustificare attività che sono illegali. Con la burocrazia non si scontrano solo i senegalesi, ma tantissimi cittadini pisani che per mantenere un'attività commerciale anche ambulante devono pagare un'infinità di tasse e balzelli.
Inoltre è risaputo che queste attività sono spesso regolamentate da un vero e proprio racket, infatti se un italiano volesse guadagnarsi la vita nello stesso modo verrebbe allontanato da quelli che hanno diviso la città in zone e predisposto le squadre.
Crediamo che un processo di integrazione vero debba necessariamente passare dalla conoscenza e il rispetto delle regole.
Dare dei razzisti ai pisani esasperati dall'insistenza degli abusivi ai parcheggi non è certamente la via giusta per costruire un percorso di reciproca comprensione. Invece che fare cortei "antirazzisti" che risuonano come un j'accuse verso i cittadini pisani, preferiremmo che la comunità senegalese tentasse la via dell'integrazione mettendosi in regola e rispettando le leggi come gli altri cittadini.
Filippo La Grassa
(Commissario Provinciale di Pisa LNT)