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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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RAZZISMO INCONSAPEVOLE
di Trilussa

16/3/2015 - 9:31


Spesso si presenta come una specie di febbricola, qualche linea di febbre a cui non di da una grande importanza (mi da un po’ d’acqua calda, grazie…….), una temperaturina che sembra innocua ma che invece spesso nasconde una grave malattia: questo è il razzismo inconsapevole.


Si può essere razzisti per scelta, per convinzione, per emulazione dei grandi personaggi nefasti della storia, per adesione agli ideali della famiglia, per adesione ad un progetto politico che fa del razzismo la parte fondante del proprio programma. In questi casi il razzismo è manifesto ed espresso chiaramente, alla luce del sole, spesso con molta convinzione e grande vanto personale: la soluzione finale che individua con precisione il male e lo vuole estirpare per risolvere finalmente  tutti i problemi del nostro paese.

 

Questo razzismo c’è e c’è sempre stato.
Ma leggendo i giornali ma soprattutto frequentando i network si trova, in abbondanza, un razzismo strisciante che chiamerei, con una certa benevolenza, inconsapevole. Una battuta, un commento triste che vorrebbe magari essere salace, una frasina di compartecipazione, una battutina fuori luogo. Tre parole, senza grande sforzo né spiegazione, solo per solidarietà e partecipazione. Inconsapevole forse perché l’autore, spesso conosciuto come una brava persona (e spesso indubbiamente lo è), esprime concetti e pensieri sia pur involontariamente razzisti. Senza accorgersi della gravità della sua affermazione e, cosa ancora più grave, del suo pensiero.

 

Ripreso non demorde, non capisce e cerca scuse per darsi ragione e dichiara, talvolta prima del commento razzista, che tiene precisare di non esserlo assolutamente, di essere solo un osservatore della realtà. A testimonianza diretta rimane però sempre e comunque la sua frase in cui esprime il concetto di una superiorità razziale, magari verniciata o edulcorata generalizzando e facendosi forte di pregiudizi e preconcetti.


Il diverso è ladro (sempre), il diverso è delinquente (sempre), il diverso mi deruba dei miei beni, minaccia la mia salute, la mia integrità fisica, il diverso è alla base dello sfascio del nostro sistema economico e morale.


Il diverso è alla base della mia infelicità, della mia rabbia, di quello che merito e che per colpa sua non posso avere: il lavoro, uno stato che funziona, la sicurezza, la salute.


E’ una febbricola continua, uno stato permanete di insoddisfazione e di rabbia che sta alla base della vita di molti, specie in una società come la nostra convulsa e competitiva e accentuata da un periodo poco felice dal punta di vista economico, politico e morale.


 Bene lo sanno le grandi multinazionali, specie dell’elettronica, che sfruttano questo perenne scontento offrendosi di colmarlo con i loro prodotti sempre migliori, sempre all’avanguardia, sempre più indispensabili alla felicità che ci è dovuta e che è sempre più minacciata dall’esterno.


 Non riuscendo a cogliere l’essenza del nostro scontento, che è dentro di noi, ci rivolgiamo all’esterno e incolpiamo gli altri. Il sentimento della umana solidarietà viene completamente stravolto ed il nostro io prende il sopravvento e non trova (perché nemmeno cerca) giustificazioni, non si sforza di tentare di capire, di mettere in dubbio. Giudica e condanna l’altro, chiunque sia, come responsabile della propria insofferenza.


Non importa spesso una dichiarazione diretta, che ci scoprirebbe e ci farebbe facilmente identificare come razzisti (che non vogliamo confessare a noi stessi perché sappiamo che è sbagliato), ma magari una semplice allusione, un filmatino in Facebook con un piccolo commento, una domandina innocente che spinga chi legge a decidere da che parte stare, e in quella condizione solo chi è intelligente da saper ragionare con la propria testa e scoprire l’inganno riesce ad eludere la domanda.


Chiamiamolo razzismo strisciante, perché forse è la migliore definizione di una sentimento turpe ma nascosto, che sfugge allo stesso individuo che ne soffre, che non si rende conto di essere da quella parte anche quando, pubblicamente e forse anche con sincerità, dichiara con forza di non essere razzista.
Io non sono razzista…..però…..
 
 
 

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