Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Spesso si presenta come una specie di febbricola, qualche linea di febbre a cui non di da una grande importanza (mi da un po’ d’acqua calda, grazie…….), una temperaturina che sembra innocua ma che invece spesso nasconde una grave malattia: questo è il razzismo inconsapevole.
Si può essere razzisti per scelta, per convinzione, per emulazione dei grandi personaggi nefasti della storia, per adesione agli ideali della famiglia, per adesione ad un progetto politico che fa del razzismo la parte fondante del proprio programma. In questi casi il razzismo è manifesto ed espresso chiaramente, alla luce del sole, spesso con molta convinzione e grande vanto personale: la soluzione finale che individua con precisione il male e lo vuole estirpare per risolvere finalmente tutti i problemi del nostro paese.
Questo razzismo c’è e c’è sempre stato.
Ma leggendo i giornali ma soprattutto frequentando i network si trova, in abbondanza, un razzismo strisciante che chiamerei, con una certa benevolenza, inconsapevole. Una battuta, un commento triste che vorrebbe magari essere salace, una frasina di compartecipazione, una battutina fuori luogo. Tre parole, senza grande sforzo né spiegazione, solo per solidarietà e partecipazione. Inconsapevole forse perché l’autore, spesso conosciuto come una brava persona (e spesso indubbiamente lo è), esprime concetti e pensieri sia pur involontariamente razzisti. Senza accorgersi della gravità della sua affermazione e, cosa ancora più grave, del suo pensiero.
Ripreso non demorde, non capisce e cerca scuse per darsi ragione e dichiara, talvolta prima del commento razzista, che tiene precisare di non esserlo assolutamente, di essere solo un osservatore della realtà. A testimonianza diretta rimane però sempre e comunque la sua frase in cui esprime il concetto di una superiorità razziale, magari verniciata o edulcorata generalizzando e facendosi forte di pregiudizi e preconcetti.
Il diverso è ladro (sempre), il diverso è delinquente (sempre), il diverso mi deruba dei miei beni, minaccia la mia salute, la mia integrità fisica, il diverso è alla base dello sfascio del nostro sistema economico e morale.
Il diverso è alla base della mia infelicità, della mia rabbia, di quello che merito e che per colpa sua non posso avere: il lavoro, uno stato che funziona, la sicurezza, la salute.
E’ una febbricola continua, uno stato permanete di insoddisfazione e di rabbia che sta alla base della vita di molti, specie in una società come la nostra convulsa e competitiva e accentuata da un periodo poco felice dal punta di vista economico, politico e morale.
Bene lo sanno le grandi multinazionali, specie dell’elettronica, che sfruttano questo perenne scontento offrendosi di colmarlo con i loro prodotti sempre migliori, sempre all’avanguardia, sempre più indispensabili alla felicità che ci è dovuta e che è sempre più minacciata dall’esterno.
Non riuscendo a cogliere l’essenza del nostro scontento, che è dentro di noi, ci rivolgiamo all’esterno e incolpiamo gli altri. Il sentimento della umana solidarietà viene completamente stravolto ed il nostro io prende il sopravvento e non trova (perché nemmeno cerca) giustificazioni, non si sforza di tentare di capire, di mettere in dubbio. Giudica e condanna l’altro, chiunque sia, come responsabile della propria insofferenza.
Non importa spesso una dichiarazione diretta, che ci scoprirebbe e ci farebbe facilmente identificare come razzisti (che non vogliamo confessare a noi stessi perché sappiamo che è sbagliato), ma magari una semplice allusione, un filmatino in Facebook con un piccolo commento, una domandina innocente che spinga chi legge a decidere da che parte stare, e in quella condizione solo chi è intelligente da saper ragionare con la propria testa e scoprire l’inganno riesce ad eludere la domanda.
Chiamiamolo razzismo strisciante, perché forse è la migliore definizione di una sentimento turpe ma nascosto, che sfugge allo stesso individuo che ne soffre, che non si rende conto di essere da quella parte anche quando, pubblicamente e forse anche con sincerità, dichiara con forza di non essere razzista.
Io non sono razzista…..però…..