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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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NEL NOME DEL FIGLIO
di Trilussa

29/3/2015 - 12:09

Leggo sempre i trafiletti di Gramellini sulla Stampa, nella sua rubrica periodica Il Buongiorno. Sono di solito poche righe, una paginetta, sui fatti recenti, scritti sempre con intelligenza e acume. Alcuni poi vengono riproposti in televisione e spesso più che rabbia inducono tristezza, sconforto per fatti e comportamenti che riflettono in pieno e completamente la deriva morale e comportamentale che spinge sempre più in basso il nostro paese.
Riporto questo che mi ha colpito in maniera particolare, per la forma e per la sostanza.


Si intitola “Nel nome del figlio”


“Durante il secondo tempo di una partita del campionato Giovanissimi, il padre di uno dei ragazzini in campo scavalca la rete di recinzione e prende a ceffoni l’arbitro diciassettenne, mandandolo all’ospedale. Non è questa la notizia, anzi fino a qui saremmo nella tragica normalità. Quella dei genitori che considerano i figli un prolungamento del proprio ego e si ergono a difensori del buon nome della casata contro qualunque autorità costituita - insegnante, vigile, arbitro - osi lederne il prestigio con decisioni inopinate: un votaccio, una multa, un rigore non dato. Ma stavolta affiora una variabile imprevista: di fronte al padre che ha appena picchiato un adolescente in suo nome, il calciatore ragazzino scoppia in lacrime, si avvicina alla barella su cui giace l’arbitro e gli chiede scusa. Con una certa goduria provo a immaginare la scena: il padre manesco, impavido risanatore di torti, cerca lo sguardo del figlio per catturare i segnali della riconoscenza e dell’ammirazione, e invece in quegli occhi gonfi di pianto trova soltanto la ribellione che nasce dall’imbarazzo e dal disprezzo. 
Dicono che, nel bene e nel male, siamo come ci hanno fatto i nostri genitori, poi però la vita consegna queste storie di speranza. I cattivi esempi che si respirano in casa possono essere ribaltati da altri ambienti: la scuola, la squadra, la compagnia e, soprattutto, se stessi. Si nasce con il rispetto per gli altri già incorporato: il segreto sta nel non dimenticarsene quando si cresce.” 


Purtroppo è la realtà. Chi ha l’opportunità di parlare con insegnanti sa quanto sia diventato difficile gestire i rapporti con gli studenti, sempre più maleducati, ma soprattutto con i loro genitori che molto spesso non accettano, con una incredibile mancanza di obbiettività, i rimproveri o i brutti voti dei figli, arrivando fino a minacce e intimidazioni.


Ricordo che quando tornavo a casa da scuola con un brutto voto (succede a tutti!) mia mamma non se la prendeva con il mio professore (lo avrei naturalmente preferito!), ma ero io che ne subivo a volte drastiche conseguenze. Nei casi più gravi entrava in scena mio padre, ed allora erano problemi seri. Non erano troppo severi od oppressivi, se li guardo con lo sguardo così da lontano, direi che erano giusti. Era il modo corretto, non violento ma sufficientemente severo, di educare i propri figli al dovuto rispetto delle regole e soprattutto degli altri.


E la scuola, oltre o dopo o anche invece della famiglia, dovrebbe avere anche questo compito educativo, ugualmente importante e talvolta ancora di più di una istruzione spesso solo accademica: quello di formare dei cittadini consapevoli. E nella consapevolezza vedo comprese molte buone qualità come la saggezza, il rispetto, la moderazione, la conoscenza, la riflessione e anche quella minima parte di cultura che ti fa vivere nel mondo e non ai margini.


Nella riforma della scuola ventilata dal Governo ci sono molte nuove e intelligenti materie ma io ci avrei visto volentieri anche l’educazione civica, una materia che credo praticamente sconosciuta alle nuove generazioni.

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