Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Questa foto sta facendo il giro del mondo e dimostra, senza bisogno di molte parole, la condizione in cui vivono milioni di bambini nelle zone di guerra del mondo.
Hudea, 4 anni, vive nel campo profughi di Atmeh, a 10 km dal confine della Turchia.
Di solito i bambini inquadrati dalla fotocamera ridono o scappano o si nascondono la faccia, Hudea invece vede la macchina fotografica con montato un teleobbiettivo e la scambia per un arma, un fucile, pensa che le vogliano sparare e alza le mani, si “arrende”.
Guardiamola bene, la foto, e pensiamo invece al nostro mondo dove pare che la solidarietà abbia lasciato il posto all’intolleranza e all’indifferenza.
In Turchia, secondo i dati pubblicati dall'Unicef lo scorso marzo, è sempre più disperata la situazione di 5,6 milioni di bambini intrappolati all’interno del paese. Tra questi ben 2 milioni sono quelli che vivono in aree tagliate fuori dall’assistenza umanitaria a causa dei combattimenti o di altre ragioni, e circa 2,6 milioni sono quelli che non possono frequentare la scuola. Al di fuori dei confini nazionali, almeno 2 milioni di bambini siriani vivono come rifugiati in Libano, Turchia, Giordania e in altri Stati. E circa il 5% dei rifugiati siriani ha cercato asilo in Europa.