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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Ceppione a Chiarata (d'ovo)

5/4/2015 - 11:38


CEPPIONE  (accento sulla “i”)
Lett: CEPPICONE. [Testa, occipite].
Derivato dall’italiano, ceppione  assume un significato che va oltre la semplice indicazione di testa per associare a questa un’idea di grandezza ma anche, e soprattutto, di durezza.
Diventa in tal modo un termine blandamente denigratorio e sta ad indicare chi è duro di comprendonio, in questo molto simile a chiorbone.
“Un ti ci vole proprio entrà nel ceppione!”, frase che esprimeva il disappunto per qualcosa fatto in maniera non troppo intelligente, per una raccomandazione non rispettata, per un errore scioccamente ripetuto.
Ceppa era un termine derivato contenente sempre il significato di duro e ottuso.
Ceppa era chiamata anche un grossa zolla di terra. “Fare a ceppate” equivaleva a “fare a zollate”: battaglie fatte tirandosi zolle di terra, passatempi comuni dei bambini e dei ragazzi di quegli anni.
 
CERCHIAIA
Lett: CERCHIAIA. [Rete, pendente da un cerchio, per pescare nei fiumi].
La cerchiaia era proprio un cerchio, di legno o di ferro, cui era attaccata una rete a maglie di cotone e munita di manico. Si teneva a pelo d’acqua passando sulla riva e si catturavano i ranocchi che, spaventati dal rumore dei passi, saltavano in acqua andando a cadere nella rete.
L’attrezzo era molto simile alla ripaiola, con cui venivano pescate le cee, che però aveva una retina rigida in ferro, come quella per le zanzare. Molto esperti di pesca con la cerchiaia erano gli abitanti di Nodica, che pescavano i ranocchi in bonifica, nei fossi o nel Lago, e per questo motivo erano soprannominati “ranocchiai”.
 
CERCHIALE
Lett: CORREGGIATO.
Era uno strumento che serviva per battere i cereali ed era formato da una lunga asta di legno con in cima una cinghia di cuoio (detta correggia) al cui estremo era collegato un altro bastone leggermente più corto. La cinghia serviva a rendere mobili le due aste in modo che la prima, più grossa e più lunga, opportunamente manovrata dall’operatore fornisse, con un opportuno movimento di rotazione, forza e velocità alla seconda che andava a colpire il terreno su cui erano posti i cereali.
I fagioli, colti freschi nei campi, erano prima opportunamente stesi al sole sull’aia fino a diventare secchi. Una volta seccati venivano battuti col cerchiale separandoli facilmente dai loro gusci rigidi.
L’asta che veniva tenuta in mano, lunga e robusta, prendeva il nome di manfano, la seconda più piccola, che ruotava e colpiva, era chiamata vetta.
Le caratteristiche del manfano, bastone grosso e robusto, hanno fatto sì che questo venisse paragonato all’organo genitale maschile e con ammanfanata venisse indicata una donna che ne avesse particolare simpatia.
“Sai ‘osa, ‘e piscio da peli!”: era un modo di dire del tempo, molto volgare, per vantare i propri generosi attributi!
Non si conosce l’origine della parola cerchiale e nemmeno il motivo della sua trasformazione in un termine tanto dissimile dall’originale correggiato. Unica ipotesi può essere il riferimento al cerchio compiuto dalla vetta prima di battere sul terreno.
 
CERCHIALATA
Lett: nc.
Vocabolo derivato chiaramente dal termine cerchiale, indicava una caduta a terra rovinosa, violenta, rumorosa come il suono della vetta quando sbatteva sui cereali stesi sull’aia.
 
CHEA
Lett: nc.
Fare la chea” indica, ancora oggi, l’azione dell’imbrogliare su un conto, o su un resto, per averne un piccolo vantaggio economico.
Al contrario del termine “tangente”, segno costante di corruzione e malaffare, la chea non ha un vero e proprio significato negativo ma solo di un modesto ed innocente contributo, sia pure ottenuto con un piccolo inganno.
Pare che l’origine della parola derivi da una massaia dei tempi andati, di nome Chea, che aveva l’usanza di andare di casa in casa a chiedere piccole cose in prestito od in avanzo e con quelle ogni giorno riuscire a sbarcare il pranzo e la cena.
 
CHECCA
Lett: CORNACCHIA.
Con checca si intende la cornacchia (cornix granula) nera, simile al corvo, che vive in branchi in vicinanza delle case e si nutre di insetti e cereali.
Sono amorose, divertenti e si dice possano imparare anche qualche parola.
 
CHIARATA
Lett: CHIARATA. [Medicamento fatto con stoppa inzuppata in chiara d’uovo sbattuto e applicato su ferite o percosse].
La chiarata si faceva sbattendo il chiaro dell’uovo ed applicandolo sulla fasciatura della parte colpita, fatta con stoppa, cotone o garza. Il tessuto andava inzuppato ben bene e quando il chiaro era asciutto la fasciatura era diventata dura e resistente come un’ingessatura, causando il blocco dell’articolazione. Veniva utilizzata soprattutto per le slogature, piccoli traumi delle articolazioni, le moderne distorsioni, senza frattura dell’osso sottostante.
La chiarata assicurava una discreta immobilità all’articolazione permettendo una buona guarigione.
Un tempo molto usata, oggi se ne fa qualche raro uso ed un controllo medico è sempre da preferire. La slogatura poteva avere anche un altro tipo di cura che derivava dal nome popolare del trauma. Si usava dire infatti : “mi s’è accavallato un nervo!” ed in ogni paese esistevano individui esperti nella terapia dello scavallamento.
Questi manipolavano le articolazioni colpite con varie tecniche, con l’obiettivo di riportarle alla normalità. Erano individui a volte molto esperti, in ogni paese ne esisteva uno, e che talvolta riuscivano anche ad avere buoni risultati (come nelle lussazioni- uscita di posizione dei capi articolari), altre volte però potevano combinare dei guai seri, specialmente se esistevano lesioni dell’osso non diagnosticate.
C’è da dire, a giustificazione di questi trattamenti così improvvisati, che in questo periodo la figura del medico non era così presente, come oggi, nella vita degli abitanti del paese.
Spesso il medico era lontano, fuori dal paese, i mezzi di trasporto ancora primitivi e a prevalente trazione animale e l’Ospedale era visto come ultima possibilità, e spesso definito come l’anticamera della morte. In effetti chi veniva inviato in ospedale, tranne le partorienti, era sicuramente un caso grave o disperato e l’evenienza di morte molto frequente.
La scarsità di strumenti di diagnosi, le terapie mediche e chirurgiche non ancora evolute, lo stadio avanzato o la gravità della malattia del paziente spesso restìo al ricovero, rendevano purtroppo molto frequenti i decessi. Mancava poi, completamente a quei tempi, il concetto di prevenzione. Si andava o si chiamava il medico solo se seriamente ammalati, non esistevano esami preventivi, controlli periodici, screening di massa. L’unica campagna di prevenzione effettuata con un certo vigore verso gli anni ’60 fu contro una malattia a quel tempo molto temibile e temuta: la TBC.
Era una malattia frequente in quegli anni, specie nel dopoguerra, contro cui i responsabili della Sanità Nazionale lottarono rendendo obbligatorie le vaccinazioni nelle scuole e facendo periodici esami radiografici alla popolazione.
A questo scopo inviarono nei paesi, alle fabbriche, alle scuole i famosi carrozzoni che saranno utilizzati anche in seguito per altri controlli di massa, specie per la prevenzione dei tumori femminili (Pap test e mammografia).
I carrozzoni, come dice il nome, erano grossi veicoli derivati dagli autobus, in cui veniva allestito un gabinetto radiologico e che avevano il compito di recarsi nei vari paesi ed invitare la popolazione a fare una radiografia del torace. Lo scopo era di fare diagnosi precoce di Tbc polmonare e di identificare i portatori sani di tale malattia, per evitare un ulteriore diffusione del contagio.
Anche tutti gli alunni delle scuole elementari venivano controllati con un test cutaneo, fatto sul braccio, per verificarne lo stato immunitario nei confronti della malattia ed eventualmente vaccinati mediante una macchinetta che faceva nella spalla una rosa di piccoli punticini.
Per finanziare questa enorme e dispendiosa campagna di prevenzione venne anche emesso una specie di francobollo, su cui era specificato il motivo e l’anno di emissione, che veniva venduto periodicamente in tutte le scuole.
 
Aneddoto
Un giorno Giocche, cadde dal motorino.
Fu chiamata l’ambulanza che lo portò, con la sirena, al Pronto Soccorso.
Gli furono fatte le lastre, gli fu levato il sangue per le analisi ed alla fine arrivò il medico col camice bianco.
Buongiorno caro signore -disse il medico entrando nella stanza- ho visto le sue radiografie e lei ha solo delle contusioni, stia tranquillo non ci sono fratture né lesioni interne però senta…..- il medico fece una pausa e Giocche cominciò a grattarsi la testa- volevo dirle che dagli esami si vede che il fegato non è proprio proprio a posto,…e poi anche il cuore non è che sia un granché, niente di grave naturalmente ma anche i reni ..…” “Scusi senta -lo interruppe Giocche battendo il dito indice sull’orologio- ma…c’arriverò alle cinque?

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Vecchiano, lezione in piazza

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