Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Oggi è un anniversario speciale, non è un compleanno né la vittoria della squadra del cuore e nemmeno della festa del paese, ma solamente la data dell’incontro con una donna speciale.
Avevo appena dieci mesi e mi innamorai di una bella paesana fregandomene della quindicina di anni di differenza d’età.
Qui siamo teneramente abbracciati all’inizio della Via Emilia/ Aurelia/dei pini(?) appena passato il viadotto della ferrovia, direzione Viareggio.
La casa è quella che ora mostra un bel color cielo che ha fatto scalpore quando apparve sui muri e che era anticamente una stazione di sosta, forse il “Caffè vino liquori trattoria” di Ceccherini Enrichetta di Aurelio che Piero Chicca, nel suo preziosissimo “Almadoc”, cita nell’elenco “Ritrovi fiaschetterie trattorie commestibili” agli inizi del ‘900 a Vecchiano insieme ad altri locali posti in “Malaventre, Via Emilia” e non in Migliarino.
Ho sempre guardato con nostalgia questa foto e chiesto in giro cosa fossero quei due colonnini a fianco della strada, ma senza averne notizie.
Lungo la strada, un poco più avanti, sempre sul lato destro, vi era un tempo un distributore di benzina “Shell” gestito dalla famiglia Petri all’incirca nello stesso periodo della foto e poi, chiuso questo, dopo alcuni anni ne fu aperto uno da Pardi Luigi dal lato opposto e che operò fino al ‘75 (vado a memoria) con la sigla “Esso”.
Ma allora cosa sono i “bussoloni”?
Facile, mi sono detto: lo chiedo alla memoria storica di Renato Moncini e, detto fatto, l’uomo del razzi mi ha mandato addirittura un disegno delle pompe di benzina che lui ricordava ma… resta ancora il mistero di chi fossero quelle della foto, sempre che lo fossero, perché anche lui proprio proprio non si ricordava di averle mai viste e sapete perché?
Perché Renato, quando si allontanava da casa per andare a scuola, a Pontasserchio, passava dalla scorciatoia di via di Pruniccio e non da sotto il viadotto.
Piccoli pensieri che mi assalgono per definire meglio la storia o le storie del mio paese, insieme a quello grande di sapere che fine abbia fatto il mio “primo grande amore”.