Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Il complesso restauro del borgo di Valventosa, realizzato dall’architetto Massimo Ceragioli, è un classico esempio di architettura che, nella sua discrezione, si afferma come proposta forte e di grande interesse, unendo indissolubilmente “tempo e spazio”. Infatti abbiamo il recupero della storia quasi millenaria del sito – ricostruita egregiamente da Chiara Celli – e la rinascita abitativa (residenze, spazi comuni per incontri ed eventi, ma anche sistemazioni esterne con orti e giardini edibili), con accortezze raffinate non solo alle strutture bensì anche ai particolari; questi ultimi permettono una lettura dei segni originari e un con/vivere con quei reperti, che saranno sempre presenti alla vista e nella vita quotidiana degli abitanti e dei visitatori.
Accanto all’architettura abbiamo l’arte plastica: una scultura dell’artista Gioni David Parra, Obelisk of Light che, per parafrasare F. L. Wright, è del luogo non nel luogo, a significare lo stretto legame progettuale e fondativo dell’operazione. Parra riprende il ferro, materiale che è lo stigma del luogo, e costruisce una struttura, apparentemente semplice, di tondini di ferro circolare e proiettata in un’altezza notevole (circa 10 metri), con una spirale al suo interno che dà al tutto il senso del movimento continuo, “eterno”; di notte, poi, la scultura appare luminosa con un affascinante gioco di luci.
Va sottolineato che l’ottimizzazione del risultato è stato frutto non solo delle capacità creative dei progettisti, ma anche del concorso di tutti i soggetti in causa, ognuno con le sue competenze, dal Sindaco alla Giunta comunale, dai creatori alla ditta esecutrice con le sue maestranze, agli sponsor, insomma c’è stato un grande “lavoro di squadra”, oramai assai raro in una società, come quella odierna, in cui predominano gli isolamenti individuali e le gelosie egoistiche.
Giorgio Bonomi