Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La foto è recente, scattata un giorno di festa in un paesino della provincia di Grosseto. Un particolare affatto secondario, potevamo essere in un qualunque piccolo paese di ogni parte d’Italia.
Proviamo a indovinare quale sarà il regalo richiesto dal ragazzino al centro della foto al suo prossimo compleanno! I genitori, specie se capaci di fare il loro mestiere probabilmente, considerando l’età del ragazzo nella foto, cercheranno di rimandare di un anno o due l’inevitabile e scontato acquisto ma non potranno che capitolare. Per l’insistenza del ragazzo, amato, e per la difficoltà di riuscire a rispondere in maniera esauriente alla continua e scontata osservazione “ma ce l’hanno tutti!”
Potrebbero rispondere usando la logica di qualche sano principio e fornendo le giuste motivazioni ma per questo serve una fermezza ed una convinzione che molti genitori non posseggono. Cederanno, anche perché non farlo li farebbe sentire diversi, forse anche un po’ crudeli nei confronti del figlio e perché il sacrificio del loro ragazzo non modificherebbe il costume e l’andazzo generale. Forse anche per qualche dubbio che la loro fermezza e il loro diniego possa in qualche modo tradursi in una sensazione di esclusione da parte del figlio. Un senso di esclusione, come si vede dalla foto, accettabile sia pur con disappunto per ragioni di età (ma c’è la certezza della crescita e del diritto finalmente acquisito), molto meno accettabile come scelta dei genitori.
I ragazzi hanno anche un pallone da calcio (che si intravede sotto i piedi al centro della foto), e questo fa intendere che comunque forse conservino ancora un po’ di quella sana attività motoria all’aperto che per la generazione precedente (o forse, meglio, per quella precedente ancora) era l’unico divertimento nei momenti liberi dalla scuola.
I “ginocchi” sbucciati, crostosi o sanguinanti a seconda del momento erano le stigmate di un periodo in cui per telefonare bisognava andare al telefono pubblico, entrare in cabina, farsi passare la linea e poi pagare gli scatti usati per la conversazione.
Tralasciando il rischio biologico del cellulare (che pare confermato ci sia, specie per un uso intenso), spesso anche l’accesso ad internet avviene in questi ragazzi ad un’età troppo ingenua per poter affrontare questa esperienza con la giusta maturità e consapevolezza. Ma il rischio maggiore di questa precocità è una dipendenza vera e propria. Leggiamo:
“si possono riscontrare delle vere e proprie dipendenze da cellulare, fenomeno noto anche come “telefonino-dipendenza”, “cellularomania”, “cellulare-addiction” o “keichu” come è stato definito in Cina. Questa malattia, oltre alla quantità di tempo che le persone dedicano all’uso del cellulare, si manifesta anche quando le persone presentano alcuni dei seguenti atteggiamenti o disturbi: vertigini, stato confusionale, emicrania, massima affettività verso il cellulare, visione del telefono come principale mezzo per comunicare con le persone, ansia (o stati di panico) quando lo strumento telefonico non ha batteria (o si rompe), incapacità di avere dei momenti di assenza di comunicazione virtuale con qualcuno, giustificazione dell’uso esagerato dello strumento, mantenere il telefono acceso anche di notte, etc. Questa sindrome si è andata a sviluppare di pari passo alle tecnologie che si andavano a perfezionare sempre di più, concedendo ai fruitori di tali strumenti usi e soluzioni sempre più favorevoli per la vita di tutti i giorni”
La cosa preoccupante è che la maggior percentuale di dipendenti da questi strumenti di comunicazione sono proprio gli adolescenti che in questa fase della loro vita stabiliscono le modalità dei contatti sociali, la gestione delle relazioni interpersonali. Il rischio è che le reazioni affettive ed emozionali, sviluppatesi con il cellulare, diventino virtuali e interferiscano poi con una reale relazione sociale con gli altri.
“Obiettivo fondamentale è che i giovani imparino a dosare l’uso di questi strumenti, bilanciando la loro utilità con gli altri utilizzi meno consoni, è importante inoltre avere una vita piena di relazioni vere, in modo da avere poco tempo da dedicare ai social network, alle comunicazioni telefoniche, chat, etc., è sostanziale concedersi, di tanto in tanto, una pausa dall’uso di tali strumenti. Infine la cosa vitale è comprendere che nessuno strumento di comunicazione, neanche il più avanzato, riuscirà mai a competere con il piacere di guardare negli occhi una persona.”
Un avvertimento non tanto per i ragazzi, che hanno il naturale desiderio di crescere e scoprire, ma soprattutto per le loro famiglie per fare in modo che la crescita dei propri figli possa avvenire con quella giusta gradualità e attenzione capace di formare cittadini e uomini consapevoli e non precoci malati di keichu.