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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
SAN GIULIANO-28 aprile
Incontro con Hugo Blanco

26/4/2015 - 17:05


La "Fondazione Neno Zanchetta" e il Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati 
 
 
presentano Martedì 28 aprile 
dalle ore 17,30 presso
ristorante Salustri

Viale Boboli 9

San Giuliano Terme(Pisa)
incontro con il leader storico del movimento campesino peruviano, 
fondatore della rivista Lucha Indigena:
 
“Hugo Blanco. Un eroe antimoderno”
                        
Autore del libro: 

"Noialtri gli indigeni"


alle 19,45
cena a buffet a 12 euro 

Nel dopocena il prof Santiago Conti (Buenos Aires) ricorderà la figura e il pensiero dell'intellettujale latinoamericano appena scomparso Eduardo Galeano


Presentazione di "Noialtri gli indigeni" di Eduardo Galeano

Queste pagine, scritte a fiotti, disordinate, allegre, disperate, raccontano le avventure e disavventure dell'uomo che guidò la lotta contadina in Perù, l'organizzatore dei sindacati rurali, l'uomo che lottò per una riforma agraria nata dal basso e dal basso combattuta.
Hugo Blanco ha attraversato il suo paese in lungo e in largo, dalle montagne innevate alla costa desertica, passando per la selva umida dove si dà la caccia ai nativi come fossero animali. E ovunque passava, aiutava i caduti a rialzarsi, i silenziati a parlare.
Le autorità lo accusarono di essere un terrorista. Avevano ragione. Lui seminava il terrore tra i padroni della terra e della gente.
Ha dormito sotto le stelle e in celle abitate da topi. Ha fatto quattordici scioperi della fame. Durante uno di questi, quando non ce la faceva più, il ministro degli Interni gli inviò affettuosamente in regalo una bara. Più di una volta il pubblico ministero chiese per lui la pena di morte, e più di una volta venne pubblicata la notizia che Hugo era morto.
E quando un trapano gli aprì il cranio, perché era scoppiata una vena, Hugo si risvegliò in preda al panico per paura che i chirurghi gli avessero cambiato le idee.
Ma no. Continua a essere, con il cranio ricucito, lo stesso Hugo di sempre. Noi, i suoi amici, eravamo sicuri che nessun trapianto di idee avrebbe funzionato. Però temevamo che Hugo si risvegliasse rinsavito.
Chiunque può costatarlo: lui continua a essere lo stesso stupendo folle che decise di essere indio malgrado non lo fosse, e ha finito per essere il più indio di tutti. 

CHI È HUGO BLANCO
Hugo Blanco è da quasi mezzo secolo referenza e simbolo delle straordinarie lotte contadine nelle Ande peruviane. Nato a Cuzco nel 1934 fin da giovanissimo prende coscienza della situazione spaventosa in cui vivevano i contadini indigeni, servi della gleba negli sterminati latifondi, e abbandonati gli studi guida la grande occupazione di terre tra gli anni ’50 e ’60, che ha come conseguenza la prima riforma agraria nata dal basso nelle valli della Convención y Lares contribuendo ad aprire la strada alla riforma agraria nazionale, dopo 500 anni di regime feudale di colonato servil. Quest’immensa vittoria costa a Hugo la condanna a morte tramutata poi in 25 anni di carcere grazie all’enorme pressione internazionale diretta da J.P. Sartre e B. Russell. Resta in carcere per 9 anni: la libertà gli viene concessa dal governo “progressista” di Alvarádo, ma quando si rifiuta di collaborare con questo stesso governo, è costretto al primo dei suoi numerosi esili. Si reca in Argentina dove è nuovamente incarcerato a causa del suo passato. Partecipa attivamente in Cile al processo di cambiamento avviato da Unidad Popular, ma dovrà continuare a scappare a causa del golpe di Pinochet. Nel 1980 finalmente ha la possibilità di rientrare in Perù come deputato per Lima, e dà subito battaglia presentando un progetto di costituzione che non gli permisero di discutere. Continua a dedicarsi alla Confederazione Contadina del Perù (di cui era già membro e oggi ne è il presidente onorario) partecipando alla lotta per la terra: verranno recuperati 1.250.000 ettari per le comunità. Nel 1989 partecipa ad un grande sciopero contadino nella selva (Ucayali) e la repressione lo fa scomparire, ma la pressione internazionale attivata dai suoi compagni gli salverà nuovamente la vita. Nel 1990 è eletto senatore e diviene membro della Commissione sull’Ambiente, viaggiando molto per visitare le comunità contadine danneggiate dall’estrazione mineraria. I progetti in beneficio del popolo che presenterà in Senato verranno sempre scartati. All’auto-golpe di Fujimori è costretto a scappare in Messico per la condanna a morte. Oggi appoggia attivamente l’esperienza zapatista, come il CRIC colombiano e le lotte per l’acqua e contro la devastazione ambientale in America Latina. Ha fondato con il suo collettivo un mensile: Lucha Indigena; è impegnato politicamente con la popolazione di Cajamarca (nord est del Perù) e con i Fronti di Difesa Ambientale contro il progetto d’estrazione mineraria chiamato Conga, ed ha partecipato alla Grande Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, scesa dalle Ande fino a Lima.





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