Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Qualche giorno fa ho incontrato la maestra Sonia. Non c’erano i banchetti di scuola come ai tempi in cui la incontravo quando era la maestra di mia figlia. Eravamo seduti accanto nella poltroncina di un cinema. Davano Mia madre, di Nanni Moretti, uscito da poco. Una madre malata, una persona cara che muore. Quando vivi un dramma così, non hai da fare nessuno sforzo di immaginazione per renderti conto che il film è reale. Buio in sala. Splendida colonna sonora con le musiche di Arvio Part.
“A cosa pensi, mamma?”. “A domani”.
Ho pensato alla mia vecchia maestra, così come a molti professori che ho avuto, figure fondanti nella mia formazione. Il mestiere di maestro è uno dei più belli. Mia figlia mi ha consigliato di leggere Storia di una maestra, di Josefina Aldecoa, un romanzo in cui l’autrice ricostruisce in prima persona la storia di sua madre e di suo padre maestri elementari nella Spagna degli anni venti e trenta del Novecento. Un libro che merita un’attenzione particolare, specialmente in questi giorni in cui si parla molto di scuola più o meno buona, per il semplice motivo che contiene un progetto di educazione e di scuola pubblica validi da che mondo è mondo: l’educazione, la scuola, come fondamentale strumento di emancipazione delle classi subalterne.
“Se volessi spiegare all’epoca cos’era la politica per me, non lo saprei dire. Credevo nella cultura, nell’educazione, nella giustizia. Amavo la mia professione e mi ci dedicavo con entusiasmo. Questo era politica?” (pag. 119).
Ilaria Ferrara il 1° maggio la puoi incontrare a un pranzo popolare con un cappellino in testa, in quel momento in cui è rilassata e quel suo essere sempre impegnata. È una militante sindacale e politica, ma prima di tutto è una maestra. Da vent’anni insegna alle scuole elementari e dal '95 alla primaria a tempo pieno di Asciano Pisano.
Ilaria Ferrara ha avuto la gentilezza di rispondere ad alcune mie domande. Partiamo dal 25 aprile: cosa avete fatto a scuola per celebrare questa data?
La nostra scuola è intitolata a “Licia Rosati”, il bellissimo bassorilievo che la raffigura e che non tutti conoscono si trova proprio nell'atrio tra le porte di due classi, sorge spontanea la curiosità di sapere qualcosa sulla ragazza che sembra addormentata. Con bimbe e bimbi di quinta e con le colleghe di scuola abbiamo ripercorso i luoghi dove la storia si è intrecciata, tragicamente, con la vita della gente comune, nel paese e sul Monte di Asciano, leggendo le targhe le lapidi i monumenti, come il “carretto delle lavandaie” e il monumento ai caduti delle due guerre, andando al Cisternone, qui terminarono le loro brevi vite la bambina Jolanda Pizzoleo e i ragazzi partigiani Pirro Capocchi e Paolo Barachini, là dietro quella casa in rovina ci sono le scale verso il monte dove Licia tentò la sua inutile fuga.
Poi, più consapevoli, abbiamo partecipato alla cerimonia del 25 mattina alla Romagna, sopra Molina di Quosa: cartelloni e canzoni e poesie da parte di ragazzi e ragazze delle scuole del comune di San Giuliano, è stato bello cantare “Bella ciao” con la staffetta partigiana Mirella Vernizzi, che già ci era venuta a trovare a scuola. Spero che qualcosa di questa esperienza resti e germogli, nel senso di affetto e rispetto per la nostra Costituzione.
A partire dal tuo periferico osservatorio, quale ti sembra essere il problema più dolente e urgente della scuola italiana?
Senza dubbio la disuguaglianza. Ogni insegnante con un po' di esperienza riconosce subito i piccoli che partono già svantaggiati per il divario sociale e culturale, sappiamo che su di loro si devono concentrare i nostri sforzi, proprio per attuare l'articolo 3:
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Sappiamo anche che buona parte dei nostri sforzi è destinata al fallimento e questo crea una terribile frustrazione.
È vero che gli insegnanti tirano a campare e non vogliono essere sottoposti a nessuna valutazione del merito?
Vorrei che solo per una settimana tutti i docenti italiani di colpo ‘tirassero a campare’ lavorando in modalità di ‘risparmio energetico’, probabilmente si bloccherebbe il sistema; chissà, magari potrebbe essere una forma di protesta efficace contro la continua svalutazione del nostro lavoro.
Cosa c’è che non va in questo disegno di legge in discussione in parlamento?
Non c'è niente che va, non è neanche correggibile, quando un compito in classe è svolto troppo male io ci scrivo sopra ‘meglio rifare’.
Se vuoi saperlo in sintesi, questo disegno di legge propone un passaggio dalla democrazia a una sorta di dittatura, dalla regola all'arbitrio, accentua il problema della disuguaglianza invece di risolverlo, fa arretrare la funzione pubblica dello Stato nell'educazione in favore degli sponsor privati, è privo di qualsiasi idea pedagogica che non sia quella di formare piccoli imprenditori precari di sé stessi, dà al governo deleghe in bianco, trascura il diritto allo studio, dice di assumere, ma in realtà licenzia... potrei continuare, ma mi sembra già abbastanza...
Come mai il ddl suscita così vaste proteste?
Veramente, per quello che è, ne suscita ancora troppo poche: sembra sia un problema degli insegnanti, ma dovrebbero essere soprattutto i genitori a protestare per l'immediato presente dei loro figli e per il futuro prossimo, prossimissimo: rimango sconcertata di fronte al fatto che non ci sia - ancora - una sollevazione più ampia, la maggior parte della gente è disinformata o rassegnata e non va bene.
Farai sciopero il 5 maggio?
Sì, con molta convinzione, voglio andare anche alla manifestazione a Roma, voglio poter esprimere tutta la mia contrarietà a una proposta di legge che ritengo contraria allo spirito della Costituzione.
La contrarietà non basta, voglio anche far sapere che esistono proposte di riforma della scuola molto migliori e che non vengono neanche prese in considerazione, come la Lip, Legge di iniziativa Popolare per una buona scuola della Repubblica.
Io forse sono rimasto un po’ all’antica e credo nell’educazione e nella scuola come strumenti importanti perché i meno fortunati possano emanciparsi e i ragazzi e le ragazze possano andare un millimetro più in là nella vita. Per questo dicevo che il mestiere di maestro è tra i più belli, ti piace fare la maestra, perché?
Sono d'accordo con te, il mestiere di insegnare è uno dei più belli, forse perché è uno dei più antichi, mi piace pensare a donne o uomini della preistoria che spiegano ai piccolini come riconoscere una bacca commestibile da una velenosa e come intrecciare striscioline di paglia o di cuoio o forgiare un recipiente di argilla o rivoltare una zolla... e magari mentre loro spiegano questi bambini fanno domande, producono nuove idee e mandano avanti il mondo.
Dunque, ricapitolando, se ho capito bene: il Capo d’istituto amministra i premi per gli insegnanti più meritevoli e può perfino licenziarli in tronco alla fine dell’anno di prova; il disegno di legge governativo sulla scuola, in nome dell’autonomia scolastica, espressione buona per tutte le occasioni, sdogana la possibilità dei Dirigenti scolastici di assumere gli insegnanti per chiamata diretta e fuori graduatorie, di “formarsi una loro squadra” confrontando curriculum e scegliendo “i pezzi migliori”, come in Bianca, tanto per citare un altro film di Nanni Moretti uscito nel 1984 (colonna sonora: Insieme a te non ci sto più di Paolo Conte, interpretata da Caterina Caselli); il protagonista Michele Apicella, un giovane professore di matematica della scuola “Marilyn Monroe”, si rivolge a Bianca, insegnante di francese, dicendole:
“Io lo so che tipo è lei: ha il suo macellaio di fiducia, che le tiene i pezzi migliori…”.
“Perché, c’è qualcosa di male?”.
“E certo che c’è, se ci vado io, poi mi prendo i pezzi peggiori!…”.
Infine, se ricordo bene, a settembre 2015 il governo aveva annunciato 148 mila assunzioni che però lasciavano fuori forse un pari numero di altrettanti precari, molti dei quali con più di tre anni di insegnamento, il ddl riduce le assunzioni a 100.701; c’è chi scommette che poi si arriverà a cinquantamila unità, pari alle assunzioni registrate annualmente.
Eccessivi poteri ai presidi, scuole di serie A scuole di serie B, libertà di insegnamento, collegialità, emancipazione, inclusione sociale, uguaglianza…
Le pagine dure e commoventi di Storia di una maestra sono lì a ricordarci la vocazione dell’insegnante di salvare la società attraverso l’educazione. Ma chi crede ancora a questa missione?
“I minatori hanno le proprie scuole” ci aveva spiegato il sindaco. “Sono lassù, nel paese della miniera. I loro maestri li paga la Compagnia e questo, ovviamente, li rende soggetti agli interessi dell’impresa” (pag. 175).
Nelle foto due opere di Milena Moriani: "Bassorilievo a Licia Rosati" e "Il carretto delle lavandaie".