Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
I turionidi han finita la razzia,
pestati tutti i luoghi a tutto spiano,
ora si sposta altrove la mania
di salir su pel monte di Vecchiano.
Vado di balza in balza indisturbato,
salgo dal fondo del monte di Legnaio,
appare il lago a nord tutto adagiato,
solo con la Natura faccio il paio.
Le filleree per olivelle son scambiate,
cisto gommoso con il bianco fiore,
la dolce puzza delle verdi rute
mista ad afrore di capre del pastore.
A ovest il mare brilla al primo albore,
vola stentato il raro macaone,
cerca di avere un poco di calore
per mostrare i suoi colori d’aquilone.
Da un alto intrigo di fitta asparagina
un verde stelo da metter nel risotto,
un finocchietto col ciuffo fatto a trina
chiede d’esser ammesso allo stracotto.
Ecco ogni specie di fiori di collina:
piumini di Venere, iris e nepitella,
mirto, narcisi e latte di gallina,
lingue d’orchidee a imbuto ed anche a stella.
E poi in piedi sulle antiche balze
hai la tua terra nei toni di bandiera:
come migliaia di belle donne scalze
verdi le gonne degli olivi a schiera,
son bianchi e forati i calcarei massi
da apparire come essere su Marte,
mentre rossa è la terra sotto i passi,
tutto ben messo dalla Natura ad arte.
Sul ronco erto che arriva sulla cima
ecco apparire un fiocco violazzurro,
fiore che mai avevo visto prima
e mi par di sentirne il suo sussurro:
“lasciami vivere in pace amico caro,
coloravo un tempo ogni declino,
dai monti rischio ora di sparire, sono raro,
sono il misterioso verbasco porporino”
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