Queste elezioni regionali fotografano un quadro di partecipazione democratica estremamente preoccupante.
L’astensione tocca record storici, certificando un trend di crescente distacco dei cittadini dalla politica. Più di un toscano su due ha ritenuto inutile partecipare alla competizione elettorale.
Evidentemente ciò è dovuto alla gravità della crisi economica e all'incapacità della politica di fornire delle risposte credibili, in grado di migliorare realmente le condizioni di vita delle persone, e questo dovrebbe condurre tutti a delle profonde riflessioni.
Tutte le liste risentono del crollo dell'affluenza: il Partito Democratico rispetto alle ultime europee perde in termini assoluti oltre 400 mila voti a livello regionale, circa 45 mila in Provincia di Pisa, 8 mila nel solo comune capoluogo. Perdono voti anche Forza Italia e il Movimento 5 stelle. In altre parole, anche chi dice di aver vinto queste elezioni, in realtà rappresenta una piccola minoranza dei cittadini toscani.
L'altro dato preoccupante che emerge dal voto è l'avanzata prepotente del partito xenofobo di Salvini, ormai seconda forza in Toscana, che si nutre della crisi, della perdita di speranza, usando chi vive nel disagio per metterlo in guerra con chi ne vive un altro, di fatto conservando le disuguaglianze sociali che lo generano.
Sapevamo di muoverci in un contesto estremamente complesso, ma anche che il nostro impegno avrebbe gettato le fondamenta per la realizzazione di un progetto di respiro europeo, in grado di dare risposte all’altezza dei tempi, di immaginare un modello di sviluppo alternativo, di sviluppare una nuova idea di democrazia e partecipazione. In un contesto locale e nazionale difficilissimo la lista Sì-Toscana a Sinistra tiene in termini percentuali ed elegge due consiglieri regionali, pur risentendo del calo generale di affluenza. Raggiungiamo il 6,53% in Provincia di Pisa sfondando ampiamente il muro del 10% nella città capoluogo.
Usciamo da queste elezioni ancora più convinti che la direzione sia quella giusta. O si prova a cambiare radicalmente un modello ormai fallito, oppure non usciremo dalla crisi, proseguendo sulla strada del declino. Da oggi ricominciamo a lavorare, sapendo che c’è molto da fare, ma anche che non c’è più tempo da perdere. Sì può fare, dipende da noi.
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