Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Al mare c’è l’ondina con la spumina e la duna con il piumino, per goderseli basta prima bagnarsi e poi asciugarsi.
Il “piumino”, la coda di lepre o di topo o di volpe come a volte lo si chiama, lo conosciamo tutti, ma pochi, oltre alla stretta schiera di noi antesignani boccaserchiesi, lo ha usato per arredamento.
Quando ero piccolo e andavo con mia madre al mare, avevo il compito di cogliere questi esili steli secchi che portavano un “ovetto peloso” alla sommità e che servivano, come primo divertimento, a solleticare gli amici che sonnecchiavano all’ombra delle baracche di cannella.
Lo scopo della raccolta era però quello di usarli per composizioni vegetali, senza costo alcuno, che avrebbero abbellito un mobile della stanza che serviva da salotto e cucina.
Insieme ai piumini comparivano cime di cannella di Serchio o di padule sfiorita (quella che serviva anche per fare scopini), tife, qualche cardo e altre infiorescenze appariscenti tagliate e seccate.
Qualcuno, con tinte da tessuti comprate in mercerie, colorava il tutto dando un’aria più allegra, al momento più “scicche”, ma che ora non mi azzarderei più a fare: la Natura è bella al naturale!
Lagurus ovatus si chiama la “coda di lepre", con il nome del genere che deriva dalle parole greche "lagos" = lepre e da "oura" = coda, mentre il nome della specie dalla parola latina "ovatum" = ovato, a forma di uovo.