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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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Che tempo che fa - di Michele Serra
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di Fernando Bezi
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Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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Quanta terra serve a un uomo?

21/6/2015 - 10:03

di Ovidio Della Croce

 

Questa domenica racconto una splendida novella di Lev Tolstoj ridotta da Annelise Heurtier e molto ben illustrata da Raphaël Urwiller. È una parabola sull’avidità, scritta 130 anni fa e buona ancora oggi per tutti, da sette anni in su.
 
Un contadino russo, Pachòm, vuole sempre un pezzo di terra in più. Si sposta e raggiunge perfino il paese dei nomadi e oziosi Baskširi “gente stupida come le pecore… Passano tutto il tempo a suonare il flauto, bere tè e cantare”, dimenticandosi di coltivare una terra ricchissima che invece sono pronti a vendere “per un tozzo di pane”.
 
Spostandosi sempre nella ricerca di sempre maggiori beni materiali da accumulare, Pachòm finirà col perdersi, spiritualmente e fisicamente. Le illustrazioni di questa novella sono come sospese, come quando la testa del protagonista vista di profilo e dal colore lunare guarda il cielo stellato e, dietro la testa di Pachòm, appaiono i suoi sogni di ricchezza, animali, carri, case, ci sono anche i lavoratori, tutti i beni di cui sta immaginando il possesso. Davanti a Pachòm la poesia del mondo, dietro il più prosaico mondo materiale.
 
Subito dopo, ecco un’immagine dove Pachòm, accompagnato da alcuni uomini e da un cavallo, da una collina di un nero lucente, può contemplare un bel panorama senza fine. Ma Pachòm non ne vede la poesia, è tutto preso dal suo giro infernale per possedere più terra, “pensa che presto sarà ricco e completamente felice".
 
Pachòm si avvicina così alla sua fine. Chi è curioso sapere come il racconto va a finire, lo aspetto questo pomeriggio alla festa di Liberazione a Nodica.
 
Due parole di commento su questa parabola tolstojana sulla cupidigia, sulla cieca pulsione accumulatrice, due o tre citazioni tratte da un documento complesso e importante, una “riflessione gioiosa e drammatica”, l’Enciclica Laudato sì’' di papa Francesco:
 
“La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità” (pag. 112).
 
“Dal momento che il mercato tende a crea­re un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti, le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue” (pag. 155).
 
Tolstoj e papa Francesco non fanno sconti. Il grande scrittore russo può essere accusato di moralismo, ma alla sua chiarezza non si può sfuggire. Papa Francesco potrà non essere ascoltato dalle potentissime lobby economiche e finanziarie che pensano solo alla speculazione, ma il suo messaggio è chiarissimo:
 
“Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida”.
 
Nel testo di papa Francesco ci sono molti riferimenti a un sistema tecno-finanziario che contrasta con una visione di società armonica e giusta, perché punta in modo ossessivo all’inseguimento del profitto che potrà portare, secondo diversi scienziati, alla fine della razza umana. Niente di più, niente di meno.

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22/6/2015 - 10:50

AUTORE:
Totò

Guardando le cose con l’occhio del poverello di Assisi, che vedeva ogni creatura come fratello o sorella, fratello sole, sorella luna, fratello fiore, sorella terra… mi sembra che fratello o sorella A.Averna sulla parabola del fratello Tolstoj, come suol dirsi, abbia preso un fratello granchio. Saluti fraterni. Totò

21/6/2015 - 23:19

AUTORE:
A. Averna

Dipende...se è di destra poca, se è di sinistra ci fa un campo profughi, che sembra renda bene, se è un ex sindacalista beneficiario della legge Mosca certo ni ci vuole almeno un migliaio di metri quadri per farci la piscina

21/6/2015 - 11:17

AUTORE:
P.G_

A causa degli enormi poteri economici e finanziari, e di conseguenza anche politici, concentrati in mano a pochi gruppi internazionali stiamo perdendo tutto. Perdiamo il suolo, stiamo modifichiando il paesaggio, perdiamo l'autonomia di pensiero, la ricchezza della diversità culturale, perdiamo l'anima e la coscienza critica, cadiamo nell'indifferenza e nell' egoismo.
Stiamo depredando la terra di tutte le sue ricchezze, riempiamo gli spazi di rifiuti, contamiamo l'aria che respiriamo, esasperiamo le differenze fra chi ha troppo e chi non ha nulla.
Come fare per interrompere questa deriva, serviranno le parole del Papa?
Non possiamo che ringraziare Francesco per avere posto l'attenzione su questo problema ma è dIffcile che i grandi gruppi di potere siano minimamente scossi da queste accuse, il loro credo è il profitto, la loro filosofia l'accumulo di denaro e di potere. Servirebbe una rivoluzione, una grande rivoluzione culturale nella mente dei grandi capi di stato, quelli che potrebbero, o avrebbero almeno la possibilità (se riuscissero a sganciarsi dal condizionamento delle lobbies) di imprimere una svolta, di indicare un cambiamento.
Difficile, sicuramente, ma non credo si possa sperare in qualcosa di diverso. E prima anche che sia troppo tardi per salvare il pianeta dalla catastrofe ambientale e noi stessi dall'imbarbarimento culturale verso cui stiamo marciando a grandi passi.