Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
di Ovidio Della Croce
Questa domenica racconto una splendida novella di Lev Tolstoj ridotta da Annelise Heurtier e molto ben illustrata da Raphaël Urwiller. È una parabola sull’avidità, scritta 130 anni fa e buona ancora oggi per tutti, da sette anni in su.
Un contadino russo, Pachòm, vuole sempre un pezzo di terra in più. Si sposta e raggiunge perfino il paese dei nomadi e oziosi Baskširi “gente stupida come le pecore… Passano tutto il tempo a suonare il flauto, bere tè e cantare”, dimenticandosi di coltivare una terra ricchissima che invece sono pronti a vendere “per un tozzo di pane”.
Spostandosi sempre nella ricerca di sempre maggiori beni materiali da accumulare, Pachòm finirà col perdersi, spiritualmente e fisicamente. Le illustrazioni di questa novella sono come sospese, come quando la testa del protagonista vista di profilo e dal colore lunare guarda il cielo stellato e, dietro la testa di Pachòm, appaiono i suoi sogni di ricchezza, animali, carri, case, ci sono anche i lavoratori, tutti i beni di cui sta immaginando il possesso. Davanti a Pachòm la poesia del mondo, dietro il più prosaico mondo materiale.
Subito dopo, ecco un’immagine dove Pachòm, accompagnato da alcuni uomini e da un cavallo, da una collina di un nero lucente, può contemplare un bel panorama senza fine. Ma Pachòm non ne vede la poesia, è tutto preso dal suo giro infernale per possedere più terra, “pensa che presto sarà ricco e completamente felice".
Pachòm si avvicina così alla sua fine. Chi è curioso sapere come il racconto va a finire, lo aspetto questo pomeriggio alla festa di Liberazione a Nodica.
Due parole di commento su questa parabola tolstojana sulla cupidigia, sulla cieca pulsione accumulatrice, due o tre citazioni tratte da un documento complesso e importante, una “riflessione gioiosa e drammatica”, l’Enciclica Laudato sì’' di papa Francesco:
“La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità” (pag. 112).
“Dal momento che il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti, le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue” (pag. 155).
Tolstoj e papa Francesco non fanno sconti. Il grande scrittore russo può essere accusato di moralismo, ma alla sua chiarezza non si può sfuggire. Papa Francesco potrà non essere ascoltato dalle potentissime lobby economiche e finanziarie che pensano solo alla speculazione, ma il suo messaggio è chiarissimo:
“Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida”.
Nel testo di papa Francesco ci sono molti riferimenti a un sistema tecno-finanziario che contrasta con una visione di società armonica e giusta, perché punta in modo ossessivo all’inseguimento del profitto che potrà portare, secondo diversi scienziati, alla fine della razza umana. Niente di più, niente di meno.