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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
"Uno strano imbroglio" 1

5/7/2015 - 10:42


La luna velata non riusciva a penetrare il buio della foce del fiume. Gli alberi lungo la riva destra erano solo una nera muraglia che si perdeva lontano, ben oltre la bocca. Si sentiva solo il lento e regolare rumore delle onde che diceva che il mare, nascosto nella notte, non era lontano e faceva sentire la sua voce. C’era calma di vento al suolo e tranne il rumore sommesso e ritmico della battigia, il silenzio era pressoché assoluto. Solo ogni tanto, tra il viaggiare lento delle nuvole rade e biancastre, una lama di luce lunare ravvivava i contorni delle cose attorno ai due che si muovevano silenziosamente sulla riva.


Avevano gettato le fitte reti vicino alla foce del fiume perché quello era il posto dove più facile era catturare il maggior numero di pesci. Era una pesca proibita, lo sapevano bene, per questo erano venuti in piena notte con una piccola barca munita di un minuscolo e silenzioso motore elettrico. Ora finalmente, dopo una lunga attesa, si accingevano a tirar su il lungo tramaglio per raccogliere il pescato.


Non erano completamente soli e sentivano, ogni tanto, qualche rumore lontano e vedevano qualche ombra muoversi sulla riva davanti a loro ma non si preoccupavano, nessun turista o villeggiante veniva in questo posto di notte e le ombre che vedevano, solo tenui fantasmi che si agitavano in silenzio, erano lì per il loro stesso motivo. O per altri ancora meno nobili. Magari non solo cittadini italiani ma anche rumeni o slavi o albanesi, tutti per pescare illegalmente come loro o per dedicarsi a piccoli furti sulle barche incustodite legate ai pontili deserti: motori marini, giubbotti di salvataggio, remi, serbatoi di carburante. Qualunque cosa potesse essere venduta per racimolare qualche soldo in questo momento di crisi economica. Una crisi che colpiva tutti ma che per alcuni era veramente drammatica.


Anni addietro stranieri non se ne vedevano in Bocca. Era un luogo tranquillo e isolato, frequentato solo dai cittadini dei paesi vicini che arrivavano attraverso lunghe e assolate strade polverose per pescare o fare un po’ di mare. Poi era stato scoperto dal grande pubblico e la sua bellezza ancora selvaggia lo aveva reso meta di moltissimi amanti del mare e della natura in ogni stagione dell’anno.  Negli ultimi tempi poi era diventato un luogo molto frequentato non solo dai bagnanti e dai turisti durante la stagione estiva, ma anche da nuovi personaggi: scambisti e prostitute che la notte utilizzavano quei luoghi appartati e deserti per le loro attività.


Molti dei frequentatori notturni di quelle rive erano disperati spesso senza un lavoro fisso che cercavano di arrabattarsi con piccole attività illecite mentre loro un lavoro l’avevano ed erano a pescare di frodo perché lo avevano sempre fatto, perché in fondo a loro piaceva, perché qualche soldo in più fa sempre comodo. Chi non ha un piccolo mutuo ancora da pagare, un figlio che ancora va a scuola, una macchina che chiede da anni di essere finalmente cambiata? E poi finora era andata loro sempre bene, nessuna denuncia, nessun guaio ancora con la giustizia. E poi il posto era sicuro anche se negli ultimi tempi il costante aumento dei danneggiamenti e dei furti sulle barche, cui i suddetti stranieri non erano sicuramente estranei, rischiava di far aumentare i controlli di polizia e mettere così in crisi la sicurezza della loro pesca.


La bocca del fiume poi, solo un pezzo di niente fra due rive oscure appena rischiarate dalla luna, era infatti lontana da ogni centro abitato, posto all’interno di una zona protetta, ai confini del Parco Naturale che terminava esattamente all’altra sponda del fiume. Vi arrivava solo una strada che finiva lì, solo qualche centinaio di metri più a nord della bocca del fiume, dove si trovava qualche modesta struttura di accoglienza per il turismo estivo.


Erano anni che frequentavano la bocca ma il pescato negli ultimi tempi si era talmente ridotto che i due cominciavano a domandarsi se ne valesse ancora la pena. Dopo il duro lavoro in fabbrica era diventato sempre più faticoso venire qua quasi ogni notte, con un ultimo pezzo di strada da fare a piedi, armare la barca, portare le reti, stendere e ritirare il lungo e pesante tramaglio per quei pochi euro che racimolavano vendendo i pesci ai ristoranti della zona. Ristoranti dai proprietari sempre più esigenti che storcevano la bocca e spesso rifiutavano i muggini e altri pesci meno nobili che rimanevano nelle reti perché i clienti, una razza sempre più sofisticata (e non in via di estinzione nonostante la crisi), non li gradivano pretendendo solo di avere spigole, orate e altri pesci più pregiati ma sempre più rari nei nostri mari, da tempo troppo sfruttati e depredati.


Salpare la rete era un’operazione piuttosto faticosa, ma la fatica era di solito proporzionale alla quantità di pesci catturati per questo i due si rallegrarono quando sentirono la rete che usciva dall’acqua piuttosto pesante. Una pesantezza però forse un po’ eccessiva, insolita almeno rispetto alle tante altre occasioni di pesca.


“Mah, senti come tira….forse abbiamo preso una frasca”disse il primo pescatore, quello più vicino all’acqua.


La rete era infatti pesante, troppo forse per essere piena di pesci, probabilmente aveva intercettato qualche grosso ramo trascinato dalla corrente. La rete era stesa, infatti, in maniera perpendicolare al corso del fiume ed era in grado di catturare qualunque cosa entrasse o uscisse dalla bocca. Era proibito, lo sapevano bene, ma anche il modo di prendere il maggior numero di pesci.


Piano piano e con grande fatica i due riuscirono finalmente a tirare a riva la lunga rete che mostrò, salpandola, qualche raro pesce rimasto nelle maglie e alla fine il motivo di tanta fatica: un groviglio scuro e pesante che fu trascinato dai due, a forza di braccia, sulla battigia.


Non era una frasca e nemmeno un grosso pesce, ma era un corpo, un corpo umano.


Un corpo gonfio e lucido dalla lunga permanenza in acqua, un corpo che sembrava abbastanza giovane, dalla pelle scura, probabilmente un extracomunitario.


Nel silenzio della notte umida di brina, al ritmico e costante rumore delle onde del mare poco lontano, si univa in maniera distinta il ritmico e pesante ansimare dei due pescatori immobili, affannati e sbigottiti da quel ritrovamento inatteso.


 “Oh….. è un morto, puttana della miseria! …..e ora?” disse il primo pescatore guardando il morto rischiarato dal riflesso della luna sulla sua pelle scura.


“Direi che è proprio morto, cazzo, e ora ‘osa si fa?”……………………


“Mah………….senti, o se lo ributtiamo nel fiume? Prendiamo baracca e burattini e ce ne torniamo a casa zitti zitti e non diciamo niente a nessuno!”
…………………….
“Certo però…… a regola bisognerebbe chiama’ i carabinieri?” disse l’altro posando la rete e cercando di districarla dal cadavere che era rimasto per metà ancora in acqua.


“Siii, e poi cosa gli diciamo ai carabinieri, che eravamo qui a passeggiare……mano nella mano alle tre di notte e abbiamo trovato un morto! …….Senti….. facciamo così, lo lasciamo qui sulla riva, il morto, prendiamo tutta la roba e ce ne andiamo. Quando siamo in paese, facciamo una bella telefonata anonima alla caserma dei carabinieri che sulla bocca del fiume c’è un cadavere morto e siamo a posto. Se ci domandano chi siamo non diciamo niente….. che siamo anonimi”


“……..ma se ti registrano la voce e poi …..'e visto quelle cose strane alla televisione, quel telefilm dell’altra sera, che ti scoprano da come pronunci una parola, da come dici casa, coso, da come pronunci la erre! Te poi…. se’ sempre stato anche un po’ sguaiato….. te ti trovan subito!”


“Oh ma chetati!……te l’ immagini che tecnologia che c’hanno alla caserma de ‘arabinieri!!…..e poi se tu ne guardassi meno di televisione…… ne guadagnerebbe anche la tu moglie!”


“Oh, ‘un comincià eh!”
 
 
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La notte in caserma non è mai troppo noiosa. C’è sempre da fare, riempire moduli, sistemare pratiche, qualche piccola riparazione rimandata da tempo, preparare il lavoro per il giorno dopo.


Oddio, un sonnellino ci può anche scappare, magari  nei periodi di magra sistemandosi meglio sulla sedia di legno con le gambe sulla scrivania oppure appoggiando la testa sulle braccia conserte, ma sempre piccoli intervalli di pausa specie durante il periodo invernale, quando a giro c’è poca gente.


Oddio il bischero che va nel fosso con la macchina si trova sempre tutto l’anno ma almeno i travestiti, che da noi sono di casa, calano molto di numero soprattutto a causa del freddo. La maggior parte di loro viene dal sud delle Americhe e il freddo lo teme assai più di noi, ma poi per adescare meglio i clienti sono soliti mostrare tutta la loro abbondante mercanzia rimanendo in sostanza nudi sotto una pelliccia o un pastrano, che non può certo difenderli quando il freddo si fa sentire veramente. Magari prendono anche qualche sostanza per sopportare meglio non solo il freddo ma anche la loro professione, ma in inverno ce ne sono molti meno sulle strade. Anche di clienti vogliosi ne gira assai meno sapendo che l’offerta è ridotta rispetto a quella estiva, molto più abbondante e varia.


D’inverno poi anche i ladri si prendono un turno di riposo con le abitazioni sprangate per il freddo e con gli occupanti dentro a ripararsi. Magari passano il tempo a fare progetti per l’estate prossima, quando gli appartamenti diventano più vulnerabili per le vacanze o per finestre e porte aperte in modo da far circolare l’aria. Motivi entrambi di minor impegno invernale per le forze dell’ordine.


L’appuntato Luvisotti era di turno e faceva un cruciverba. La serata tranquilla l’aveva indotto, dopo alcune semplici commissioni che non poteva rimandare all’indomani, alla possibilità di fare un sonnellino tanto per ingannare il tempo visto che era solo in caserma. Era rimasto però impantanato su una definizione che sembrava facile facile ma non gli veniva e si era innervosito.


Eppure era un esperto in enigmistica, visto le tante notti che passava da anni in caserma, ma questo proprio non gli voleva venire. 


Nove orizzontali: “Si fa con la farina degli ebrei” di dieci lettere, eppure lo sapeva…..gli sembrava di saperlo… è che stasera non gli veniva!


Eppure sembrava semplice, era qualcosa che aveva a che fare con lr festività ebraiche, ne era sicuro, ma le dieci lettere lo avevano frastornato. Pane forse, ma era solo di quattro….forse, magari con le verticali…..


All’improvviso il telefono.


“Pronto Carabinieri, appuntato Luvisotti buonasera”


“E’ la caserma?….. i carabinieri?”


“Sì, certo dica pure…. ha bisogno di qualcosa?”


“Senta, sul mare, in bocca…..insomma sulla riva c’e….c’è….”


“…………”
“Insomma…… c’è un morto!!”


“Un morto? Un cadavere intende?”


“Si, si, un morto, un uomo morto sulla riva, un morto… stecchito”


“Senta ma lei chi è, mi può dare il suo nome, come sa che c’è un morto, l’ha visto con i suoi occhi?”


“Si, si l’ho visto… sono anonimo, è sulla riva, sul fiume, un nero mi sembra ma sa, tutto gonfio..…”


“Ma allora è un annegato. Senta chi è che parla? Dovrebbe gentilmente darmi il suo nome, una pura formalità, sa per la pratica!”


“Mi dispiace ma…. sono anonimo, anonimo….arrivederci!”


“Senta ma il posto preciso….senta…senta!”


Ci mancava anche l’affogato stasera, pensava Luvisotti mentre faceva l’interno del maresciallo Maggioni che sicuramente stava russando in santa pace al piano di sopra. 


La caserma dei carabinieri era infatti un edificio quadrato, di tipo antico, di quelli disegnati in epoca post-bellica quando gli archi-tetti sembravano quelle cose che erano costruite sugli archi-travi, con al piano terra gli uffici e il magazzino e al piano di sopra l’appartamento del comandante della stazione.


Era sempre un dispiacere telefonare in piena notte a chi dormiva di sopra ma se la notizia era vera un morto, sia pure un affogato,  imponeva la presenza del Maresciallo. Dopo alcuni squilli.


“Luvisotti …che cazzo….. sono le tre…..ma cosa cavolo c’è!!”


“Maresciallo mi scusi se la disturbo a quest’ora ma non potevo non disturbarla poiché alle ore 3 e 28 minuti il sottoscritto ha ricevuto una telefonata di anonimo che segnalava la presenza di un probabile cadavere in località Bocca .…..ho ritenuto che…


“Un morto? ma morto come?”


“Penso morto …morto, Maresciallo!”


“No…. ma morto ammazzato, morto affogato, bruciato, morto per infarto, malore, sparato, ha detto niente l’anonimo?”


“Ha detto solo morto….. gonfio e nero”


“Va bene Luvisotti, chiama subito la Compagnia, scendo”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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6/7/2015 - 20:02

AUTORE:
anonimo

E' un raccoto che prende, che appassiona. Bravo!!!

6/7/2015 - 14:57

AUTORE:
Ultimo.

.......... Le dice il finale non c'è più gusto a leggere il seguito del giallo. ....... Cerchi di controllare la Sua curiosità e si gusti le prossime puntate. ............ Ultimo.

5/7/2015 - 19:15

AUTORE:
Madamadorè

mi piace, ma son curiosa ... come finisce?
Ti verrò a trovare per carpire indizi...questa volta col prosecchino prepara anche le noccioline!!!!

5/7/2015 - 11:13

AUTORE:
Ultimo.

............ con morto-gonfio-nero ....... di-morto-cadavere. ......... Complimenti dott. Pardini. .......... Ultimo.